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Esclusivo | L’incontro fra il boss, il sindaco di Pizzo e il “re” delle cravatte

Mentre dall’inchiesta della Procura di Vibo spuntano anche i favori per il Beach Club, dall’indagine Rinascita-Scott emergono particolari sorprendenti su legami insospettabili

Esclusivo | L’incontro fra il boss, il sindaco di Pizzo e il “re” delle cravatte

Crea non poco imbarazzo a Pizzo l’inchiesta del pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo, e del procuratore Camillo Falvo, che ha portato ad un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dell’ex sindaco Gianluca Callipo, dell’avvocato ed imprenditore vibonese Vincenzo Renda, del responsabile dell’Ufficio tecnico comunale Nicola Donato e del responsabile del servizio Urbanistica e Demanio marittimo del Comune Nicola Vasta. Ma le novità più clamorose arrivano dall’attività di indagine “Rinascita-Scott” avviata proprio dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, con il prezioso supporto dei carabinieri del Ros di Catanzaro. Andiamo con ordine. [Continua dopo la pubblicità]

La cognata di Callipo nella struttura di Renda ed i vantaggi per il Beach Club di un architetto tedesco

Se per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio, il sindaco Gianluca Callipo si sarebbe fatto corrompere dall’imprenditore Vincenzo Renda (rappresentante legale della “Genco Carmela & Figli srl”, titolare della struttura ricettiva Galia Luxury Hotel) attraverso l’acquisto di merce per 618.677,91 euro presso la ditta “Callipo srl”, nonché con l’assunzione nella struttura ricettiva di Maria Teresa Colistra (non indagata) cognata di Callipo, l’ex sindaco di Pizzo è indagato anche del reato di abuso d’ufficio per aver procurato – secondo l’accusa – un ingiusto vantaggio patrimoniale ad un architetto tedesco titolare di un hotel a Pizzo e di una nuova struttura ricettiva (sempre a Pizzo). Gianluca Callipo, unitamente al responsabile del servizio Urbanistica del Comune di Pizzo Nicola Vasta, è infatti indagato per concorso in abuso d’ufficio per aver procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale all’architetto tedesco Dora Jutta Maden (non indagato), amministratore unico del “Piccolo Grand Hotel srl” di Pizzo in via Chiaravalloti e della nuova struttura ricettiva “Beach Club”, sita sempre a Pizzo in via De Gasperi.

Callipo e Vasta avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nel rilascio alla struttura “Beach Club” della concessione demaniale di una porzione di spiaggia. Più precisamente – ad avviso della Guardia di Finanza e della Procura di Vibo – la concessione veniva di fatto rilasciata fra il 25 e il 28 giugno dello scorso anno, pur in assenza di un provvedimento formale e senza ricorrere al modello tipizzato, attraverso un procedimento amministrativo “non conforme alle norme vigenti (limitandosi alla pubblicazione di un avviso di avvio di procedimento – concordando modalità utili ad ostacolare, per quanto possibile, la diffusione della comunicazione – non seguito formalmente da alcun atto), in totale spregio dei principi di pubblica evidenza, parità di trattamento e non discriminazione”. [Continua in basso]

L’incontro fra il boss Razionale, l’imprenditore Talarico e Callipo

Saverio Razionale

Chiuso, almeno per ora, il capitolo dell’inchiesta della Procura di Vibo Valentia, dagli atti dell’inchiesta “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro emerge un incontro che potrebbe creare non poco imbarazzo in Calabria ed anche a Roma. E’ il 3 ottobre del 2017 ed i carabinieri del Ros di Catanzaro sono impegnati in un servizio di osservazione di un incontro fra personaggi che dovrebbero – almeno in teoria – restare distanti. Sono le ore 13.57 quando a Pizzo al tavolo esterno del ristorante “La Polena”, ubicato in via Marincola, sono seduti il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale, il criminologo Antonio Vento, l’imprenditore delle cravatte Maurizio Talarico e Daniele Pulitano, quest’ultimo gestore del ristorante ed indagato in “Rinascita-Scott” per concorso esterno in associazione mafiosa (clan guidato da Saverio Razionale di San Gregorio e Salvatore Mazzotta di Pizzo).

Gianluca Callipo

A tale tavolo si avvicina una persona che “senza ombra di dubbio – scrivono gli investigatori del Ros – si identifica in Gianluca Callipo, sindaco del Comune di Pizzo”. Nella propria relazione di servizio, i carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) di Catanzaro evidenziano quindi che dalle intercettazioni telefoniche è emerso che il 3 ottobre del 2017 il boss Saverio Razionale (all’epoca già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’operazione “Rima”) chiama Daniele Pulitano per prenotare un tavolo al ristorante per l’ora di pranzo in quanto deve portare un amico. Alle ore 11.48, Saverio Razionale chiama il professore dell’Università “La Sapienza” di Roma, nonché psichiatra e criminologo (originario di Siderno), Antonio Vento (non indagato in alcun modo nell’inchiesta) per vedersi “al ristorante vicino al castello di Pizzo”. [Continua in basso]

Daniele Pulitano

Alle ore 13.10, quindi, i carabinieri del Ros fotografano, allo stesso tavolo esterno del ristorante, Saverio Razionale e Antonio Vento ai quali, dopo i convenevoli, si aggiunge e “si accomoda con loro” – scrivono gli investigatori – Maurizio Talarico, l’imprenditore originario di Pizzo che ha fatto fortuna a Roma con un negozio di cravatte, tanto da essere conosciuto in tutto il mondo come “il re delle cravatte”. Alle 13.57, allo stesso tavolo – alla presenza anche di Daniele Pulitano (che in “Rinascita-Scott” è accusato, fra l’altro, di aver fatto da intermediario per conto della ‘ndrina di Pizzo nei rapporti con il primo cittadino) – si avvicina poi Gianluca Callipo il quale “rimanendo in piedi fra Saverio Razionale e Maurizio Talarico – annota il Ros – si intrattiene a conversare con loro e gli altri seduti al tavolo”.

Una conversazione che dura circa 15 minuti, poiché alle ore 14.13 l’allora sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo “dopo aver salutato con una stretta di mano Saverio Razionale e Maurizio Talarico, si va a sedere ad un altro tavolo dello stesso ristorante” in compagnia di un imprenditore originario di Pizzo residente in Emilia Romagna.

Gregorio Gasparro

Alle ore 14.55, quindi, i carabinieri annotano che Saverio Razionale e Daniele Pulitano vengono raggiunti dall’imprenditore Francesco Isolabella, 71 anni, di Francavilla Angitola, quest’ultimo amministratore della società deputata ala gestione della sala ricevimenti del Mocambo di Pizzo ed indagato per il reato di trasferimento fraudolento di valori insieme a Saverio Razionale e Gregorio Gasparro (alias “Ruzzu u Gattu”), nipote di Razionale e ritenuto esponente di spicco della ‘ndrangheta di San Gregorio d’Ippona. Da non dimenticare che nell’inchiesta “Rinascita-Scott”, il sindaco Gianluca Callipo è accusato di abuso d’ufficio, con l’aggravante delle finalità mafiose, in concorso con Saverio Razionale, Gregorio Gasparro, Francesco Isolabella, Daniele Pulitano, la dirigente dell’Urbanistica del Comune di Pizzo Maria Alfonsina Stuppia e l’ex assessore all’Urbanistica Pasquale Marino proprio per la vicenda del ristorante “Mocambo”.

Maurizio Talarico

Il “re” delle cravatte Maurizio Talarico

Per quanto riguarda Maurizio Talarico (che è bene sottolineare non risulta indagato nell’inchiesta “Rinascita-Scott”) lo stesso è stato consigliere comunale di centrodestra a Vibo Valentia nel 1997 con l’allora sindaco Alfredo D’Agostino e, quindi, da ultimo aveva dato la sua disponibilità a candidarsi a presidente della Regione Calabria con il centrosinistra. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha però optato alla fine (dopo aver ringraziato pubblicamente l’amico Maurizio Talarico per la disponibilità) per il sostegno elettorale all’imprenditore del tonno Pippo Callipo (poi sconfitto dalla Santelli). Le cravatte di Maurizio Talarico, 52 anni, sono indossate dai vip di tutto il mondo (da Bush a Putin a Obama al re di Spagna Juan Carlos e da ultimo anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’ultima diretta televisiva per annunciare la “Fase 2” dell’emergenza coronavirus). Per festeggiare i suoi 50 anni, nel 2018 fra gli invitati di Talarico, figuravano anche Bruno Vespa, Pier Ferdinando Casini, il principe Fulco Ruffo di Calabria, l’ambasciatore d’Egitto e il direttore centrale di Fincantieri.

Giovanni Giamborino

Nell’inchiesta “Rinascita-Scott”, il nome di Maurizio Talarico spunta però anche nelle intercettazioni fra il boss Saverio Razionale ed il proprio figlio Francesco Razionale, quest’ultimo medico chirurgo a Roma. Come ricostruito nella richiesta di custodia cautelare dell’operazione “Rinascita-Scott”, firmata dal procuratore Nicola Gratteri, i due Razionale (padre e figlio) il 13 settembre 2016 dialogano “sulla riuscita delle attività commerciali ed in particolare – scrivono gli inquirenti – Razionale Francesco dice che la pubblicità aiuta tanto e fa l’esempio di Talarico, il quale grazie alla politica, le sue cravatte le ha pubblicizzate in tutto il mondo”. Sempre gli inquirenti annotano poi che “l’esercizio commerciale di Maurizio Talarico in via dei Coronari a Roma era già emerso quando il 29 giugno 2016 venne svolto un servizio di osservazione dai carabinieri nei confronti di Giovanni Giamborino il quale, dopo essersi incontrato con Saverio Razionale, si recava proprio in tale prestigioso negozio del centro della capitale, unitamente a due soggetti sconosciuti”. Giovanni Giamborino di Piscopio, impiegato del Comune di Vibo Valentia, è fra i principali arrestati (insieme a Saverio Razionale) dell’inchiesta “Rinascita-Scott” in quanto ritenuto vicino sia a Razionale che al boss di Limbadi Luigi Mancuso. In altra intercettazione, invece, Antonio Anello di Curinga (già emerso nell’inchiesta “Rima” del 2005) “spiegava a Saverio Razionale di aver incontrato Talarico, Giamborino il politico e Gregorio Gasparro (Ruzzu u Gattu) – hanno sottolineato gli inquirenti – in un ristorante del fratello”. E le sorprese, quanto a legami e amicizie insospettabili fra Roma e il Vibonese, non finiscono qui…


In relazione all’articolo, dall’avvocato Patrizio Cuppari, nell’interesse di Dora Jutta Maden, riceviamo e pubblichiamo: “L’articolo, correttamente precisando che la mia assistita non risulta indagata nel procedimento penale indicato e per il quale sarebbe intervenuto, da parte della Procura di Vibo Valentia, avviso di conclusione delle indagini, evidenzia vantaggi illegittimamente ottenuti dalla struttura ricettiva Beach Club. Tale ricostruzione, però, si basa evidentemente su dati assolutamente errati e imprecisi. E’ vero, difatti, che la signora Dora Jutta Maden, quale legale rappresentante della struttura ricettiva “Beach Club”, depositava regolare richiesta di concessione demaniale stagionale ad uso posa ombrelloni e sdraio, successivamente integrata in data 26.06.2019 con tutta la documentazione prevista dalle legge, ma è anche vero che la concessione demaniale non fu mai rilasciata. Ed infatti, solo in data 30/07/2019, il servizio urbanistico del Comune di Pizzo, avvisava la signora che la pratica, dopo aver acquisito tutti i pareri previsti dalla normativa di settore, avrebbe potuto trovare definizione con il successivo rilascio della concessione demaniale. Preliminare e subordinato al rilascio di tale concessione, però, era il pagamento di canone, addizionale regionale, pagamento della rata di polizza assicurativa, pagamento della registrazione presso l’agenzia delle entrate, pagamento dei diritti di istruttoria e segreteria e n. 3 marche da bollo, per un totale di euro 3.967,72. Preso atto di ciò, la mia assistita, quale ottimo amministratore, dopo aver calcolato il rapporto tra costo e utile ( la concessione sarebbe stata utilizzata ormai solo per poco tempo), decideva di non dare corso alla pratica e quindi per quanto a sua conoscenza, nessuna concessione veniva rilasciata. E’ facile e intuitivo comprendere, alla luce dei fatti esposti, come la dott.ssa Dora Jutta Maden e quindi le sue strutture ricettive, non abbiano avuto nessun illegittimo vantaggio e come la stessa, abbia sempre adottato il massimo scrupolo nell’istruzione della pratiche amministrative”.   

Sin qui le cortesi precisazioni dell’avvocato Cuppari. Per parte nostra preme rilevare che tali precisazioni, più che alla testata giornalistica Il Vibonese – che non ha operato alcuna ricostruzione ma si è limitata a riportare fedelmente e integralmente quanto contenuto nell’avviso di conclusione indaginidovrebbe rivolgerle alla Procura di Vibo Valentia, la sola titolare dell’esercizio dell’azione penale nel caso di specie, oppure alla Guardia di Finanza.           

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