sabato,Aprile 27 2024

Rinascita-Scott: tre annullamenti con rinvio in Cassazione

La Suprema Corte si è pronunciata per un imprenditore, un avvocato e un 44enne ritenuto elemento di spicco del clan di Sant’Onofrio

Rinascita-Scott: tre annullamenti con rinvio in Cassazione
Nicola Bonavota

Tre annullamenti con rinvio al Tdl di Catanzaro per altrettanti imputati arrestati nell’operazione “Rinascita-Scott”. E’ quanto deciso dalla Cassazione nei confronti di Nicola Bonavota, 44 anni, di Sant’Onofrio, difeso dagli avvocati Tiziana Barillaro e Valerio Vianello, Vincenzo Renda, 49 anni, di Vibo Valentia, difeso dagli avvocati Alfredo Gaito, Francesco Gambardella e Diego Brancia, e Mario Lo Riggio, 59 anni, di Vibo, difeso dagli avvocati Francesco Muzzopappa, Salvatore Staiano e Valerio Vianello. Nei loro confronti, quindi sarà necessario un nuovo esame da parte del Tribunale del Riesame di Catanzaro. In particolare, per Nicola Bonavota la Cassazione ha annullato con rinvio in relazione al reato di intestazione fittizia di beni (un bar-sala scommesse a Sant’Onofrio e di una tabaccheria a Pizzo) confermando l’ordinanza per il reato di associazione mafiosa. Nicola Bonavota è ritenuto dagli inquirenti a capo dell’ala imprenditoriale dell’omonima famiglia di Sant’Onofrio con il compito di mantenere i contatti con le ‘ndrine distaccate presenti in Liguria e Piemonte. [Continua]

Vincenzo Renda

Associazione mafiosa (clan Mancuso), l’accusa per l’avvocato ed imprenditore Vincenzo Renda. “Quale direttore tecnico e comproprietario della società “Genco Carmela e Figli Srl”, con sede legale in Vibo Valentia – si legge nel capo di imputazione – nonché amministratore unico delle società “Calfood srl e Itc srl” con sede a Vibo, avrebbe devoluto al clan Mancuso “somme di denaro secondo prestabilite scadenze temporali, consapevole del ruolo svolto sul territorio dalla consorteria e dai suoi associati, instaurando con l’una e con gli altri un rapporto di reciproci vantaggi”: il clan avrebbe ricevuto risorse economiche a scadenze fisse, l’imprenditore avrebbe goduto di tutela e protezione da possibili aggressioni da parte di altre consorterie”. 

Mario Lo Riggio

Mario Lo Riggio – che è stato ammesso al giudizio con rito immediato che si aprirà il 9 novembre dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo – avrebbe invece messo le sue imprese ed i suoi rapporti imprenditoriali e finanziari alle dirette dipendenze di Gregorio Gasparro di San Gregorio d’Ippona e dei Lo Bianco-Barba di Vibo “in modo sistematico al fine di raggiungere gli obiettivi della consorteria”, finanziando le attività di Paolino Lo Bianco, Saverio Razionale e Gregorio Gasparro, erogando prestiti. Ad accusarlo di essere stato in affari con Paolo Lo Bianco, ritenuto al vertice dell’omonimo clan, anche il pentito Andrea Mantella.

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