venerdì,Aprile 26 2024

Processo ’Mbasciata, tre condanne per un tentativo di estorsione

Vittime due fratelli, imprenditori di Arena, che hanno registrato i loro dialoghi con il principale imputato consegnando le prove ai carabinieri

Processo ’Mbasciata, tre condanne per un tentativo di estorsione
Da sinistra Riccardo Astorina, Marco Di Caprio e Valerio Oriti: gli investigatori dell'Arma che hanno guidato l'operazione Mbasciata

Emilio Pisano, di 51 anni, di Ariola di Gerocarne, escluse le aggravanti, condannato a 3 anni e 8 mesi di detenzione più 4.000 euro di multa; Vincenzo Puntoriero, 66 anni, commerciante di Vibo Valentia, escluse le aggravanti, 3 anni e 4 mesi, più 3.000 euro di multa. Domenico Franzone, 63 anni, di Vibo Valentia, anche in questo caso escluse le aggravanti, 4 anni, più 4.000 euro di multa. Per tutti interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, la revoca dell’indennità di disoccupazione e delle altre misure di sostegno al reddito delle quali erano beneficiari e la condanna al risarcimento delle parti civili (rappresentate dall’avvocato Giovanna Fronte) per 15.000 euro ciascuno. È questa la sentenza pronunciata dal gup distrettuale Antonio Battaglia all’esito del primo grado del processo ‘Mbasciata, celebratosi in abbreviato, che ha consentito agli imputati di beneficiare, per effetto del rito, di uno sconto pari ad un terzo della pena. Le richieste di pena formulate dal pm della Dda, Andrea Mancuso, e dal pm della Procura di Vibo Valentia, Corrado Caputo, erano state: 5 anni e 4 mesi di reclusione per Domenico Franzone; 4 anni e 6 mesi per Emilio Pisano; 4 anni e 6 mesi per Vincenzo Puntoriero. [Continua dopo la pubblicità]

Vincenzo Puntoriero

Al centro della vicenda processuale la pretesa estorsiva che gli imputati, in concorso, avrebbero esercitato nei confronti di due fratelli, imprenditori originari di Arena, impegnati nei lavori di ripristino delle condotta fognaria in via Terravecchia Inferiore a Vibo Valentia: duemila euro, pari al 5% dell’appalto ottenuto con affidamento diretto dal Comune del capoluogo di provincia. Elemento probatorio cruciale nelle investigazioni condotte dall’Arma dei carabinieri con il coordinamento della Dda di Catanzaro i dialoghi con Emilio Pisano, registrati dai due imprenditori e consegnati agli inquirenti, che hanno accertato i tentativi di “avvicinamento” delle vittime oltre che di Pisano, anche da parte di Puntoriero e, successivamente, di Domenico Franzone.

Il reato contestato era quello di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Domenico Franzone, alias “Chianozzo”, è già stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Nuova Alba” contro il clan Lo Bianco di Vibo Valentia. A dicembre dello scorso anno è stato nuovamente arrestato nell’operazione “Rinacita-Scott” ancora con l’accusa di associazione mafiosa. Emilio Pisano è invece il cognato del boss di Arena Antonio Gallace, quest’ultimo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Russo ed anche gravato da una condanna definitiva nell’ambito dell’inchiesta “Luce dei boschi”.
Vincenzo Puntoriero, detto “Enzo”, originario di Rosarno ma residente da tempo a Vibo è stato anche lui – da ultimo – arrestato nell’inchiesta Rinascita-Scott con l’accusa di associazione mafiosa. Sempre in Rinascita-Scott è anche accusato del reato di corruzione in atti giudiziari unitamente alla moglie Carmela Cariello ed al boss Paolo Lo Bianco.
L’avvocato Costantino Casuscelli assisteva Domenico Franzone, mentre l’avvocato Sandro D’Agostino difendeva Emilio Pisano.

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