Covid, preoccupa il focolaio di Fabrizia: 46 i casi positivi
Procede a rilento lo screening: solo i 76 tamponi fatti ma per 23 manca il responso. L’opposizione attacca il sindaco: «Ha favorito assembramenti»
Precipita la situazione relativa alla diffusione del Covid-19 a Fabrizia, nelle Serre vibonesi. Dopo alcuni giorni di sostanziale stallo dello screening, in cui il monitoraggio del focolaio nel paese dichiarato zona rossa con ordinanza del presidente della Regione era fermo ad appena 49 tamponi (dei quali 39 positivi), a ridosso di Capodanno sono stati effettuati ulteriori 27 tamponi (che portano il totale a 76) il cui esito – sebbene ancora molto parziale – ha aggravato un quadro già di per sé preoccupante. I casi positivi sono infatti ora 46 ma mancano all’appello ancora i risultati di ben 23 tamponi. Un’incidenza altissima, dunque, nel rapporto tamponi/positivi se si considera altresì che dei 53 test per ora analizzati solo sette hanno dato esito negativo.
C’è poco da stare sereni, dunque, nel piccolo centro delle Serre di poco più di 2000 abitanti. Situazione certamente ben diversa dall’altra zona rossa del Vibonese, Piscopio, dove il contagio appare molto più esteso. Ciò che desta stupore nel caso fabriziese, tuttavia, è l’esiguità del numero di tamponi effettuati e la lentezza nella trasmissione dei risultati. Quasi che questo focolaio debba essere considerato meno grave di altri e la comunità, che sconta uno storico isolamento, meno importante di altre.
Nel mentre, sotto accusa finisce l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Fazio. A puntare l’indice è il capogruppo d’opposizione Antonio Carè, il quale senza mezzi termini imputa agli amministratori «comportamenti avventati che hanno contribuito ad alimentare i focolai di contagio da Covid-19». Secondo Carè vi sono «precise responsabilità del sindaco, nella qualità di autorità sanitaria locale, e di alcuni suoi consiglieri di maggioranza venuti meno a fondamentali doveri istituzionali e specifici compiti di vigilanza pubblica ad essi attribuiti dalla legge nell’esercizio delle proprie funzioni. I focolai epidemici sviluppatesi negli ultimi giorni – afferma – sono stati alimentati da riunioni e assembramenti favoriti dagli amministratori comunali, le cui modalità di svolgimento non hanno impedito il diffondersi dei contagi in modo allarmante. Tutto poteva e doveva essere prevenuto ed evitato semplicemente se l’Amministrazione comunale si fosse limitata ad applicare le direttive governative e regionali emanate in materia di contrasto alla diffusione della pandemia. Ma, anziché inibire riunioni e assembramenti in luoghi pubblici, Municipio compreso, esercitare la necessaria vigilanza, effettuare e far eseguire i dovuti controlli a chi ne è preposto, ha consentito e favorito che le iniziative si svolgessero in assenza delle benché minime condizioni di sicurezza, disattendendo, platealmente, l’applicazione delle direttive di prevenzione emanate dalle Autorità governative».
Quindi l’invito rivolto alle autorità sanitarie: «esortiamo l’Asp di Vibo Valentia ad adottare provvedimenti immediati di sua specifica competenza per favorire e accelerare la fuoriuscita prima possibile della situazione nella quale Fabrizia, suo malgrado, si è venuta a trovare».