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Aste giudiziarie truccate a Vibo, nove prescrizioni e un’assoluzione

Sentenza del Tribunale collegiale per l’operazione “Ultimo Incanto” scattata nel maggio 2010 su indagini della locale Squadra Mobile

Aste giudiziarie truccate a Vibo, nove prescrizioni e un’assoluzione

Turbata libertà degli incanti, falsità ideologica e materiale in atti pubblici, corruzione. Questi i reati per i quali si trovavano sotto processo dieci imputati rinviati a giudizio l’8 ottobre 2012. Al Tribunale di Vibo Valentia (presidente Sapia, a latere i giudici Ricotti e Fortuna) non è rimasto oggi che dichiarare l’estinzione di tutti i reati per intervenuta prescrizione della quale beneficiano nove imputati. Un solo imputato – Bruno Pezzo, 44 anni, di Sant’Onofrio, difeso dagli avvocati Nazzareno Latassa e Marcello Scarmato – ha rinunciato alla prescrizione ed è stato assolto perché il fatto non sussiste. L’inchiesta della Procura di Vibo Valentia, denominata  “Ultimo Incanto”, era scattata il 13 maggio 2010 contro un presunto “sistema” di aste giudiziarie irregolari.

La prescrizione interessa i seguenti imputati: Domenico Mazzotta, 68 anni, di Francica; Antonio Tassone, 58 anni, di Serra San Bruno; Luigi Maggio, 59 anni, di Pizzo; Francesco Lione, di Vibo; Angelo Pappa, di Rombiolo; Giuseppe Isolabella, 75 anni, di Pizzo; Filippo Gasparro, 63 anni, di San Gregorio d’Ippona; Giuseppe Mercatante, 55 anni, di San Costantino Calabro; Giuseppe Figliuzzi, 63 anni, di Arena. [Continua in basso]

Nel collegio di difesa gli avvocati: Marco Talarico, Salvatore Pronestì, Giovanni Vecchio, Giuseppe Altieri, Fortunato Scopacasa, Gaetano Servello, Angelo Terranova, Raffaella Agostino.

Domenico Mazzotta e Vincenzo Grasso

Nei confronti di Domenico Mazzotta l’accusa contestava pure il reato associativo, in concorso con Vincenzo Grasso (ex direttore dell’Istituto vendite giudiziarie di Vibo) e Michele Cuccione le cui posizioni sono già state definite con un separato processo. Domenico Mazzotta, secondo l’accusa, si sarebbe poi occupato dell’asporto dei beni pignorati e della loro custodia. Gli indagati Tassone, Schinella, Maggio, Pappa, Isolabella, Gasparro e Mercatante venivano invece indicati dall’accusa quali debitori esecutati che sarebbero stati favoriti in distinte procedure esecutive mobiliari, o con il mantenimento in possesso dei beni pignorati, o con l’aggiudicazione dei beni per importi inferiori al loro reale valore e dietro corresponsione di denaro. L’inchiesta era stata condotta sul “campo” dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia.

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