domenica,Maggio 5 2024

Mileto, l’Istituto tecnico-economico sarà intitolato al professore Occhiato

Nei giorni scorsi è arrivata l’autorizzazione da parte della Prefettura di Vibo Valentia. Lo studioso e letterato miletese è morto a Firenze nel 2010

Mileto, l’Istituto tecnico-economico sarà intitolato al professore Occhiato
Il professore Occhiato

Ormai è certo, sarà intitolata a Giuseppe Occhiato la sezione staccata miletese dell’Istituto tecnico economico “Galileo Galilei” di Vibo Valentia. Nei giorni scorsi, infatti, è arrivato il via libera della Prefettura a chiudere la pratica riguardante l’esimio studioso, nativo della cittadina normanna. Il tutto, viste, precedentemente, la deliberazione del Comune di Mileto e la nota con cui l’Ufficio scolastico regionale del Ministero dell’Istruzione ha prodotto «ulteriore documentazione propedeutica ai fini del rilascio del presente provvedimento».

E acquisiti, ancora, i pareri favorevoli espressi, al riguardo, dal comando provinciale dei carabinieri, dalla Deputazione di Storia Patria regionale e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggistica per la Città metropolitana di Reggio Calabria. Adesso toccherà al sindaco Salvatore Fortunato Giordano dare esecuzione all’intitolazione della sezione staccata dell’Ite al professore Occhiato, morto il 28 gennaio del 2010.
L’edificio in cui sono allocate le classi dell’Istituto, tra l’altro, si trova nel rione Calabrò, a pochi metri dall’abitazione in cui lo storico e narratore calabrese, unanimemente ritenuto tra i più innovativi e importanti autori contemporanei della letteratura italiana, ha vissuto con la moglie Amelia e i figli prima di trasferirsi per motivi di lavoro in Toscana. Mai, tuttavia, ha dimenticato la terra natia. Nella “sua” amata Mileto, infatti, ritornava nel periodo estivo e ogni qualvolta ne aveva la possibilità. [Continua in basso]

Storico illuminato, Occhiato con le sue ricerche ha svelato frammenti importanti dell’architettura normanna nel meridione d’Italia. I suoi studi vengono ancora oggi utilizzati in campagne di scavo intraprese in Calabria, e non solo. Alla narrativa è approdato nel 1989 con la cronaca-romanzo “Carasace”. Il giorno che della carne umana si fece tonnina”.

Da qui il lungo viaggio che ha trovato il suo attracco in “Oga magoga: Canto di Rizieri, di Orì e del minatòtaro” (2000), opera in tre volumi vincitrice del Premio “Corrado Alvaro” che – così come affermato nel 2013 da Giovanni Russo sul Corriere della Sera – «con un linguaggio che avvolge e seduce ha la capacità di farti sprofondare in un mondo dove cronaca, storia, mito, fiaba e leggenda si intrecciano, con una felicità di scrittura che non ti rende avvertito della mole dell’opera». Seguiranno i romanzi “Lo sdiregno” (2006) e “L’ultima erranza” (2008) e l’ancora inedito “L’Opra meravigliosa”, completato da Occhiato poco prima della sua morte.

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