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Pasolini e il legame con Ariola di Gerocarne: una mostra nel centenario della sua nascita

L'intellettuale friulano arrivò in Calabria sul finire degli anni Cinquanta. Alla piccola frazione dell'entroterra vibonese donò cinquantamila lire per la costruzione di un ponte. Ora, in occasione dell'importante anniversario, il Comune lo celebra

Pasolini e il legame con Ariola di Gerocarne: una mostra nel centenario della sua nascita
Pier Paolo Pasolini

Nell’anno del centenario della nascita di Pasolini, la Cineteca della Calabria e il Comune di Gerocarne in collaborazione con l’associazione Nish organizzano una serie di manifestazioni che prenderanno il via il 21 di ottobre, con la mostra fotografica – curata da Eugenio Attanasio e Antonio Renda – “Pasolini, la Calabria, il cinema. Itinerari emotivi tra Gerocarne e la frazione Ariola”. Proprio questi due luoghi furono oggetto della visita del poeta e del suo personale sostegno. Tutte le iniziative messe in campo saranno presentate nel corso di una conferenza stampa, che si terrà il 19 ottobre nei locali del Sistema bibliotecario vibonese, a Vibo Valentia. [Continua in basso]

La mostra curata da Attanasio e Renda sarà una mostra didattica e divulgativa del percorso che portò il poeta friulano ad Ariola di Gerocarne, a cui tra l’altro donò la somma di cinquantamila lire per aiutare a costruire il desiderato ponte su un vallone, che potesse unire appunto Ariola ad Arena. Nella ricorrenza verrà inaugurato il ponte che unisce le due frazioni, oggi carrabile e intitolato a Pasolini.

Il rapporto di Pasolini con la Calabria era iniziato nel 1959, a Roma: per “Successo”, il mensile milanese diretto da Arturo Tofanelli, accettò di realizzare un reportage da pubblicare a puntate sui litorali italiani in piena stagione balneare. Al volante della sua Fiat Millecento, accompagnato dal fotografo Paolo Di Paolo, iniziò il suo periplo per la Calabria e le sue spiagge. Sulla strada per Crotone incontra, illuminati dal sole, due uomini che gli fanno segno di fermarsi. Arriva a Cutro, che definisce” il paese dei banditi”, beccandosi la querela del sindaco proprio nei giorni in cui il suo romanzo “Una vita violenta” riceveva il Premio Crotone per la narrativa. Poi per fortuna tutto rientrò, la querela fu archiviata e soprattutto ci furono le spiegazioni.

Pasolini scrisse lettere aperte e accettò incontri chiarificatori con intellettuali e studenti cutresi. Per lui – spiegò – «il termine “banditi” voleva dire “emarginati”, uomini banditi dalle classi dominanti che li sfrutta». Tornò infatti a girare spesso in Calabria, proprio a Crotone e nelle vicinanze, alcune parti di Comizi d’amore (1963) e Il Vangelo secondo Matteo (1964, le scene del lago Tiberiade). In questi anni frequentò molti intellettuali come Francesco Leonetti, Leonida Repaci, Mario Gallo con il quale collaborò scrivendo testi per i suoi documentari. Era di famiglia calabrese Ninetto Davoli, che accompagnò a lungo la sua vita e partecipò a gran parte della sua filmografia, erano calabresi la Madonna giovane de Il Vangelo (Margherita Caruso) e San Tommaso (il partigiano Rosario Migale). In quegli anni P.P.P. conobbe vari esponenti della cultura regionale, tra cui lo scrittore Serrese Sharo Gambino e il regista e sceneggiatore vibonese Andrea Frezza. Questi lo accompagnarono alla scoperta delle realtà contadine dell’entroterra della Calabria centrale.

La mostra verrà anche circuitata nelle scuole calabresi, per far conoscere la storia e il rapporto con la Calabria di uno dei più grandi intellettuali Italiani del XX secolo.

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