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Mileto, un saggio di scavo e la storia fa emergere una colonna e resti murari della città antica

La scoperta apre la strada ad ulteriori interventi, tesi a riportare alla luce un’area ad oggi inesplorata della città elevata nell’XI secolo a capitale normanna

Mileto, un saggio di scavo e la storia fa emergere una colonna e resti murari della città antica

Non finisce di sorprendere il sito che a Mileto ospitava fino al 1783 la città elevata nell’XI secolo da Ruggero I d’Altavilla a capitale della propria contea normanna. Basta un piccolo saggio per fare emergere dall’oblio resti e testimonianze preziose dell’abitato abbandonato dopo il terremoto abbattutosi nell’XVIII secolo nella zona. Oggi parte dell’area, nel frattempo acquisita dal Comune, ospita l’unico Parco archeologico medievale della Calabria. L’intervento di scavo è stato avviato nei giorni scorsi lungo il viale che dall’abbazia porta ai resti del seminario e della cattedrale di Mileto antica, con finanziamenti e la direzione scientifica della Soprintendenza Abap di Reggio Calabria e per la provincia di Vibo Valentia guidata da Fabrizio Sudano. A curare nel dettaglio il progetto,  l’archeologo e responsabile di zona della soprintendenza Michele Mazza, coadiuvato nelle operazioni di scavo dall’archeologo Fabio Lico. [Continua in basso]

L’attività, nello specifico, su input dei professionisti che si occupano della gestione del sito, è scaturita a fini di tutela e dalla necessità di recuperare e porre in sicurezza una colonna in marmo frammentata infissa lungo il percorso, già segnalata alla fine degli anni ‘70 dagli studiosi Giuseppe Occhiato e Filippo Bartuli e riemersa qualche tempo fa dopo uno smottamento. È bastato poco, tuttavia, per capire che in loco persiste dell’altro. La breve operazione di scavo, infatti, oltre all’interessante frammento di colonna – recante sulla superficie esterna dei fori di aggancio per l’inserimento di una croce o una lampada pensile in metallo – ha permesso di rinvenire dei resti perimetrali di un edificio della città abbandonata dopo il sisma del 1783. Dal confronto con antiche stampe dell’epoca, si denota che in quella zona persisteva piazza Maggiore con la “casa” dei Frati conventuali, l’ospedale di San Giovanni Battista e la chiesa di San Francesco Saverio . Proprio a questi edifici, quindi, potrebbero riferirsi i resti murari emersi dal piccolo saggio. La scoperta risulta particolarmente interessante perché apre uno squarcio di luce in una zona ad oggi poco esplorata. Potenzialmente, spiana la strada a interventi ulteriori, tesi a far emergere parti considerevoli di un’area dell’antica capitale normanna, oggi conosciuta solo sulla carta.

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