Musica e salvaguardia dei luoghi, a Vibo il concerto promosso da Italia nostra
“Le bellezze d’Italia in concerto”, musiche e canti tratti dalle opere di Mozart, Bellini e Puccini, con l’interpretazione di Emanuela Lombardo accompagnata al pianoforte da Rosarina Gallo
Domenica 21, dalle ore 18, presso l’Auditorium del Sistema bibliotecario vibonese, Palazzo Santa Chiara, si svolgerà un concerto per celebrare le bellezze artistiche e architettoniche dell’Italia attraverso le opere che grandi musicisti hanno dedicato al nostro Paese. La manifestazione è stata promossa dalla sezione vibonese di Italia Nostra con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e dell’Assessorato alla cultura di Vibo, in collaborazione con il Sbv e organizzata dall’Accademia Musikè. L’evento, intitolato “Le bellezze dell’Italia in concerto” prevede l’esecuzione di brani tratte dalle opere di Mozart, Bellini e Puccini, che saranno interpretate da Emanuela Lombardo (soprano) con l’accompagnamento al piano di Rosarina Gallo. A presentare il concerto il presidente della sezione vibonese di Italia Nostra Nicola Rombolà, con gli interventi da parte di Caterina Calabrese (segretaria) e di Angela Crudo (direttrice artistica dell’Accademia Musikè).
Lo scopo è anche quello di far conoscere i valori e l’impegno che contrassegna l’associazione Italia Nostra, nata nel 1955, per tutelare i beni artistico-culturali, naturali e paesaggistici. Il primo presidente è stato l’illustre filantropo, intellettuale meridionalista nonché archeologo Umberto Zanotti Bianco. Da quando giovanissimo è arrivato in Calabria, dopo il disastroso terremoto del 28 dicembre 1908 che ha distrutto Reggio e Messina, ha dedicato la sua vita, fino alla sua morte (28 agosto 1963) al riscatto materiale e culturale della Calabria attraverso una serie di opere incredibili, in particolare attraverso l’Animi (Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno), cercando di dare risposte alle popolazioni diseredate e in particolare dell’Aspromonte. A raccontare la sua esperienza è stato lo stesso Umberto Zanotti Bianco, nel libro “Tra la perduta gente” (racconti scritti tra il 1916 e il 1928, ma pubblicati nel 1959). In uno che ha dato il titolo al volume ha rievocato il suo viaggio ad Africo Vecchio con una ispirazione lirica e con un sentimento di umanità che trova riscontro solo nelle opere dei grandi scrittori dell’Ottocento. Scrive Aldo Maria Morace nella “Prefazione” del libro (edito da Rubbettino nel 2006) definendolo “missionario laico”.
Tra il 1910 ed il 1928, quando il regime fascista gli impedì di risiedere in Calabria (dove si era trasferito dal 1912), Zanotti Bianco creò centinaia di asili, di scuole, di corsi serali, di biblioteche popolari, di ambulatori antimalarici e di colonie montane nei paesi più sperduti e poveri dell’Aspromonte: consentendo a migliaia e migliaia di giovani e di adulti di uscire dalla condizione emarginante dell’analfabetismo; organizzando nuove forme di cooperativismo socio-economico; promuovendo la commercializzazione dei prodotti meridionali in Italia e (soprattutto) all’estero; e, infine, attivando la formazione professionale nel campo artigianale e industriale. E non meno rilevante fu l’interventismo di Zanotti Bianco nell’ambito propriamente culturale: convinto che il problema meridionale avesse tra le sue cause la perdita della memoria storica e dell’identità culturale, per dare esistenza e risonanza alle voci migliori dell’intellighenzia meridionale, fondò una prestigiosa rivista, l’Archivio storico per la Calabria e la Lucania, ed avviò una Collezione di Studi meridionali, che si tradusse in un impulso fondamentale per lo sviluppo degli studi storico-archeologici. Nel 1920 diede vita ad una società, la Magna Grecia, per finanziare importanti campagne di scavi archeologici nel Sud, dirette dal grande Paolo Orsi, avendo intuito tra l’altro, le grandi potenzialità di indotto economico, in termini di turismo, che sarebbe potuto scaturire da un’accorta valorizzazione dei beni culturali. Tutto questo fu possibile grazie alla fascinazione della sua figura che coinvolgeva schiere di volontariato entusiasta, ed agli aiuti finanziari, che riusciva ad ottenere dai privati, ma soprattutto grazie a soluzioni geniali di autofinanziamento (una lotteria, ad esempio, fruttò tre milioni di allora. Umberto Zanotti Bianco fu presidente della Croce rossa italiana (1944-47) e nel 1952 fu nominato senatore a vita.
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