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Dalla viabilità agli affidamenti diretti, a San Calogero la minoranza accusa: «Gestione scellerata del Comune»

Diversi i punti contestati al sindaco Maruca e ai suoi dal gruppo "Insieme per crescere", che sottolinea: «Non sono sterili polemiche, in ballo un paese ormai tagliato fuori da circuiti relazionali e commerciali»

Dalla viabilità agli affidamenti diretti, a San Calogero la minoranza accusa: «Gestione scellerata del Comune»
Il municipio di San Calogero

Sale la tensione a San Calogero dove la minoranza consiliare a più riprese ha contestato l’operato dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Maruca, al timone dal settembre 2020. Dalla questione viabilità, aggravata dalla frana del fosso Scalone, ai fondi perduti e passando per gli affidamenti diretti, sono diversi i punti su cui si sono concentrati il capogruppo di opposizione Antonio Calabria e i suoi – Sandro Varone, Domiziano Ventrici e Carmelo Talladira. [Continua in basso]

La frana di fosso Scalone e la viabilità

La frana a San Calogero

Non solo la «cattiva gestione» delle sedute consiliari da parte del presidente del consiglio Paglianiti e la perdita di un finanziamento per la “strada Saggio”, giusto Decreto nr. 3041 del 22/03/2022 della Regione Calabria, «il cui progetto è stato dichiarato inammissibile per la mancanza della delibera di approvazione della Giunta e per la mancata nomina del Rup». La minoranza contesta fortemente anche la gestione della viabilità: a pesare è la frana all’altezza del fosso Scalone, che dopo gli ultimi movimenti del febbraio scorso ha inciso sull’isolamento del paese; ma pure le cattive condizioni della strada provinciale verso Rombiolo. Il risultato, secondo il gruppo di opposizione “Insieme per crescere”, è «un paese tagliato fuori dai circuiti relazionali e commerciali, con buona pace dei cittadini che da due anni attendono fiduciosi delle soluzioni».
Ciò non toglie che vi siano stati anche dei punti su cui vi è stato consenso, come la convenzione “per la presentazione di progetti di rigenerazione urbana con interventi di cui alla Legge 30 dicembre 2021 n. 234 art. 1 comma 534-542” che in Consiglio ha ottenuto voto unanime.

La convenzione tra la Protezione civile ed il Comune

E sulla vicenda del fosso Scalone, la minoranza sottolinea: «L’amministrazione uscente, di cui Calabria faceva parte, aveva reperito un finanziamento regionale di 650 mila euro con apposita convenzione del 2 settembre 2020, ovvero pochi giorni prima delle ultime elezioni, sottoscritta dal dottore Fortunato Varone per la Protezione Civile e dall’ex sindaco Brosio. La convenzione all’art. 3 co. 6, recitava l’impegno del comune “a utilizzare il finanziamento concesso solo ed esclusivamente -ed a pena della sua revoca – per la realizzazione dell’intervento indicato nel Piano degli interventi di cui alla art. 2 comma 1 della L. n. 145/2018 ed in particola nell’art. 3 della presente convenzione”, ovvero fosso Scalone. L’intervento progettato, finanziato e appaltato prevedeva quindi la costruzione di briglie a fondo valle allo scopo di bloccare il piede di frana e il ripristino del vecchio tracciato della strada provinciale, allora franato solo di pochi metri». [Continua in basso]

L’abbandono del progetto iniziale e i nuovi incarichi

Il sindaco di San Calogero, Giuseppe Maruca

La minoranza, sottolineando «la cattiva e poco chiara gestione della vicenda», chiede perché «si è perso del tempo prezioso e si è bloccato l’originario progetto, scegliendo di dirottare le somme per un intervento totalmente diverso a monte della frana, sulla via Pirandello, cioè su una strada che si trova proprio sul fronte della frana soggetta a sua volta a cedimenti proprio a causa della mancata realizzazione di briglie e palificazioni, analogamente a quanto successo circa 50 metri più a valle, dove una palificazione realizzata circa 30 anni fa ha retto la spinta e ha consentito di salvare le case poste sopra quel fronte. Tale cambio di programma ha ovviamente comportato l’assegnazione nuovi e costosi incarichi tecnici – sul punto si registrano le dimissioni dei precedenti progettisti -, nonché l’abbandono degli originari interventi programmati, sicché a febbraio 2022 il fronte frana si è allargato e tutto il costone è venuto giù.
Inoltre, anche i nuovi lavori sono stati censurati poiché sembrano essere sganciati dalla logica prevedendo la realizzazione di percorsi tortuosi e l’edificazione di nuovi muraglioni – qualcuno già da demolire -. Insomma cambi di progetti che durante l’anno e mezzo di immobilismo hanno aggravato la situazione a valle». Una questione su cui l’opposizione ha presentato un’interrogazione al sindaco e alla sua giunta. «Come se non bastasse tale situazione ha determinato la necessità di nuovi interventi per il convogliamento delle acque in alveo, con contrazione di debiti fuori bilancio per circa 270.000 euro e, cosa ulteriormente contestata, per lavori affidati senza bando di gara».

Il contenzioso al Tar

E ancora, i consiglieri di opposizione puntano il dito: «Tale modo di agire ha determinato inoltre il contenzioso legale con la ditta Sgromo Costruzioni, revocata per problemi giudiziari del suo presidente, in quanto “in odore di interdittiva” – ad oggi inesistente -, con rischio di ulteriore condanna del Comune a cifre considerevoli. Situazione che, per il solo incarico di un legale per la difesa dell’ente, ha prodotto ulteriori esborsi per oltre 17.000 euro, insomma uno stato di cose inspiegabile che sicuramente determinerà responsabilità erariali in cui incorreranno gli amministratori che, da parte loro, hanno manifestato disappunto per le numerose visite che ricevono dalle forze dell’ordine per il reperimento di carte inerenti queste contestate procedure».

Gli affidamenti diretti

Il gruppo “Insieme per crescere” accende poi i riflettori sulla «ormai consolidata prassi dell’assegnazione diretta di costosi lavori» e sulla «gestione di importanti servizi con ribassi irrisori rispetto al passato, quando si svolgevano regolari gare pubbliche a cui tutti potevano partecipare, comprese alcune imprese che per la stessa tipologica di interventi e negli stessi luoghi avevano praticato ribassi di oltre il 40%. Al contrario oggi se li aggiudicano col 20%, cosa che per i servizi comporta che i lavori aggiuntivi godono dello stesso ribasso, quindi con notevoli aggravi di costi a carico degli ignari cittadini».

Fortemente contestati anche gli incarichi legali «oramai fuori controllo per il loro ammontare, di molto superiori rispetto al passato allorquando venivano assegnati molto al di sotto dei minimi tariffari, con evidenti risparmi per le casse comunali». «Non si tratta di sterili polemiche – precisa l’opposizione – ma di argomentazioni serie. La minoranza ha anche votato favorevolmente alcuni miglioramenti in tema di raccolta differenziata, con l’approvazione del regolamento per la distribuzione delle compostiere acquistate con specifico finanziamento ministeriale nell’ambito del progetto “vivere bene a San Calogero”, risalente al 2015, con cui si è recuperata la scuola media di Calimera, sistemato il comune, acquistato un autocompattatore, le case dell’acqua, i naturizzatori e tanto altro».

Contestato poi anche un ulteriore esborso di 5.000 euro annui per un servizio aggiuntivo di pulizia dell’area mercatale del venerdì «in quanto, come da capitolato, già era previsto nel contratto. Insomma una scellerata gestione che va ad aggravare la situazione contabile dell’ente che, da un lato annuncia tolleranza zero nei confronti dei morosi, dall’altro sperpera somme senza alcuna logica apparente. Nell’occasione, con dovizia di particolari, il capogruppo di minoranza Calabria ha elencato i ribassi fino al 2020, quando si svolgevano le gare, e quelli successivi, mediante affidamento diretto, dopo l’insediamento della nuova giunta. In entrambi i casi si è passati per l’idrico dal 41 circa al 24% e per la pubblica illuminazione dal 52 al 20,1%. Con dovizia di particolari il capogruppo di minoranza ha poi spiegato che tale aumento di costi si riverbera anche sui servizi aggiuntivi che, ovviamente, vengono ad essere liquidati sulla base di queste nuove e più basse percentuali».

L’affaire Natura

Infine, vi è il cosiddetto affaire Natura. «Tale vicenda – spiegano dai banchi dell’opposizione – risale ad un esproprio illegittimo risalente agli anni ’80 e alla successiva vicenda giudiziaria, ovvero una causa persa dal Comune, con condanna a oltre due milioni di euro, da cui è derivata la dichiarazione di dissesto nel 2017. La vicenda è stata oggetto di una lunga discussione perché, se da un lato la maggioranza si attribuiva il merito della chiusura coi proprietari dei fondi, dall’altro la minoranza evidenziava che le somme per la definizione sono state lasciate in eredita dalla precedente giunta. Ciò in quanto con un comunicato ufficiale la maggioranza tacciava di immobilismo i suoi predecessori, dimenticando di aver trovato già a bilancio le somme necessarie alla transazione. In pratica l’attuale maggioranza si sarebbe limitata a chiudere un procedimento voluto e finanziato da altri, sottoscrivendo il relativo accordo e pagando con le somme reperite da altri. Sullo specifico punto si registrava comunque l’ammissione dell’assessore al bilancio che, proclamandosi autore del comunicato e riconoscendo la diversa portata della sentenza di condanna, ammetteva l’errore commesso».

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