Il Corsivo | Le “grandi manovre” politiche a Vibo in vista della conquista del Comune
La credibilità di un Pd inconsistente nei numeri e la discesa di una figura stimata come Enzo Romeo si contrappongono a liste più forti nel centrodestra ma con l’incognita della riproposizione del sindaco Limardo la cui amministrazione viene ritenuta fallimentare al pari dell’impegno del deputato di Forza Italia Mangialavori
Archiviata l’elezione del presidente della Provincia, l’interesse si è spostato sul prossimo appuntamento elettorale, quello inerente il rinnovo del Consiglio comunale della città capoluogo, previsto per la primavera del 2024. Pur mancando più di un anno all’appuntamento, per la politica i tempi sono maturi per iniziare le grandi manovre ed infatti già si sono registrati dei “movimenti” significativi. Ci riferiamo in particolare alla “discesa in campo” di Enzo Romeo, candidato in pectore del Partito democratico, ed all’ennesimo tentativo del sindaco Limardo di rinvigorire la propria immagine in prospettiva di una ipotetica ricandidatura. Riteniamo utile approfondire le due posizioni, cominciando dall’ex presidente della Provincia, il quale nei giorni scorsi ha inaugurato il Centro studi e ricerche “Progetto Vibo Valentia”, con l’intento di aggregare quei cittadini che desiderano impegnarsi per cambiare le sorti della città. Bisogna subito dire che Romeo è una figura conosciuta e stimata e questo indubbiamente lo rende un candidato molto qualificato; il punto però è che nelle elezioni comunali il voto di opinione conta poco e cede sempre il passo ad altri fattori, quali la coalizione a sostegno e, ancor di più, la composizione delle liste. Questi fattori rappresentano delle dolenti note per Romeo: il Pd a Vibo non solo è numericamente inconsistente, ma anche privo di ogni credibilità dopo le abnormità registrate in occasione dell’ultimo congresso cittadino; gli altri partiti di sinistra che potrebbero schierarsi a suo sostegno sono messi ancora peggio in fatto di “numeri”, e fra l’altro il M5S potrebbe ritentare, come la scorsa volta, l’avventura in solitaria. Lasciando da parte per il momento le altre forze politiche che potrebbero far parte della coalizione di centrosinistra, bisogna chiedersi se la stima di cui gode Romeo può controbilanciare la mancanza di affidabilità del partito cui appartiene. Riteniamo che neppure la candidatura di quest’ultimo potrà incidere in modo significativo su tale stato di cose fin quando il partito cittadino sarà nelle mani di Francesco Colelli, il quale rappresenta, per le sconvolgenti abnormità delle forzature di regolamenti e statuti posti in essere in sede congressuale, l’antitesi della credibilità politica. Lo spregio permanente di ogni regola democratica, che all’epoca indusse Claudia Gioia a ritirare la propria candidatura a segretario di circolo, pesa come un macigno e finirà per trascinare a fondo Romeo e tutte le formazioni politiche che intenderanno sostenerlo, e questo nonostante, bisogna dirlo, il grandissimo impegno profuso dal capogruppo consiliare Stefano Soriano, il quale – attraverso una ferrea opposizione ed una documentata denuncia di tutte le “malefatte” dell’esecutivo – cerca di risollevare le sorti del Pd. [Continua in basso]
Completamente diversa la situazione nel campo avverso: mentre le forze di sinistra possono esprimere un candidato qualificato, seppur, per quel che abbiamo detto, non supportato adeguatamente, nel centrodestra i partiti appaiono, quantomeno come capacità di composizione delle liste, ben organizzati ed in salute, ma con il problema dell’individuazione di un candidato a sindaco. In condizioni normali la riproposizione della Limardo non sarebbe in discussione, ma non riteniamo che si possa parlare di normalità di fronte ad un esecutivo così fallimentare, distintosi unicamente per non essere riuscito a centrare una sola delle cose promesse in campagna elettorale dal sindaco. Tutti ricorderanno il libro dei sogni della Limardo, il cui leggio poggiava su tre colonne: 1) la rigenerazione della città attraverso un faraonico programma di opere pubbliche; 2) il risanamento dei conti; 3) la trasparenza amministrativa che avrebbe trasformato il comune in una casa di vetro. Per quanto concerne la rigenerazione della città, non occorrono tante parole, essendo la situazione sotto gli occhi di tutti: un degrado generalizzato, nessuna opera pubblica portata a compimento, strade dissestate, verde pubblico distrutto attraverso potature indecenti, ville e parchi abbandonati, sperpero di denaro pubblico senza fine. In relazione al risanamento dei conti, la polemica è recente: da un lato il sindaco che rivendicava meriti per aver ripristinato i fondi vincolati, dall’altro Luciano a sbugiardarla, dimostrando, con documenti alla mano, che la ricomposizione dei fondi era dovuta esclusivamente a delle somme statali. In ogni caso, su tutto pende la spada di Damocle della Corte dei Conti, che dovrebbe pronunciarsi, dopo aver bocciato il precedente, sul nuovo piano di riequilibrio finanziario. Infine la “trasparenza amministrativa” sulla quale occorre stendere un velo pietoso, una gestione così opaca mai si era registrata in precedenza, basti ricordare solamente i vari bandi ed avvisi con termini di scadenza ed i requisiti di partecipazione modificati più volte in corso d’opera al fine di essere funzionali ai requisiti posseduti da chi doveva essere scelto. Stando così le cose, le aspirazioni della Limardo non poggiano più su basi solide e questo ha indotto il primo cittadino a correre ai ripari cercando di puntellare la propria immagine attraverso un cambio di strategia: non più soltanto promesse, frottole e bei sorrisi, ma anche la ricerca di candidature a destra ed a manca, al cui esito favorevole poter associare un’immagine vincente. Peccato però che il primo tentativo di questo nuovo corso sia malamente fallito, infatti è stata costretta a ritirare la candidatura a presidente del Sistema Bibliotecario per mancanza di sindaci disposti a sostenerla. In attesa dell’esito del secondo tentativo – candidatura alla presidenza dell’Anci regionale – occorre chiedersi se effettivamente l’on. Mangialavori pensa di poter riproporre ai partiti alleati e soprattutto ai cittadini l’attuale sindaco, oppure virerà su un altro nominativo. Non vi è dubbio che se effettivamente dovesse rispondere al vero “l’amore” per la città ed i vibonesi che egli ad ogni piè sospinto dichiara di essere la stella polare che guida la sua attività parlamentare, vorrà evitare ai suoi concittadini altri cinque anni di supplizio targato Limardo.
Per quanto ci riguarda, non diamo nessun credito alle profferte amorose di Mangialavori, nel corso degli anni abbiamo imparato a conoscere la sua scala di valori al cui primo posto svetta la propria carriera politica, seguita subito dopo dagli amici del famoso cerchio magico, nei confronti dei quali si è profuso senza risparmio di energia gratificandoli con incarichi che, a partire dalle nomine di semplici “porta borse”, giungono fino ai vertici dei vari enti regionali. In ultimo, e solamente in maniera marginale, gli interessi generali della città; i fatti sul punto sono inequivocabili, e ci consentono di affermare senza tema di smentita che nessun parlamentare vibonese, a partire dalla formazione della Repubblica, si è disinteressato del proprio territorio come Mangialavori; prova ne è la circostanza che ad oggi, dopo un’intera legislatura, i suoi “cantori” sono costretti a ricordare sempre quel famoso milione di euro destinato, se non sprecato come al solito, al rifacimento di piazza Municipio. In attesa delle decisioni del direttore d’orchestra, ci sentiamo di concludere con un paradosso: uno dei pochi a tifare per la ricandidatura della Limardo è certamente Enzo Romeo, per il quale un’evenienza del genere rappresenterebbe una manna dal cielo.
LEGGI ANCHE: Il “modello Vibo” alla presidenza dell’Anci ed i rischi per l’intero centrodestra calabrese
Il Corsivo | L’operazione Olimpo e la via del silenzio scelta dalla politica vibonese e non solo