Comune di Vibo e conti in rosso, “Noi con l’Italia”: «Sindaco incapace, si dimetta»
Maria Rosaria Nesci, esponente del partito di centrodestra, accusa il primo cittadino Maria Limardo di «mistificare la realtà»
“Ancora una volta, non posso che constatare e, pertanto, pubblicamente denunciare l’ennesimo ed altrettanto maldestro tentativo di mistificare la realtà posto in essere dal sindaco di Vibo Valentia al fine ultimo di salvare la sua reputazione e quella dell’assessore al bilancio da lei stessa nominato in merito al disastro finanziario che ha interessato e che interessa la nostra città”.
Così Maria Rosaria Nesci, esponente di “Noi con l’Italia”(partito di centrodestra), chiede le dimissioni di Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia. La Nesci entra nello specifico di un post pubblicato dal primo cittadino: “Chiaro il riferimento al post che, di recente, il citato sindaco ha inteso pubblicare sulla sua pagina Facebook di Personaggio Politico, con video annesso, e che così testualmente riporta: “Dissesto scongiurato… Facciamo un po’ di chiarezza”. In particolare, nel corso di detto video – prosegue la Nesci – il sindaco Limardo afferma: “La Corte dei Conti …le Sezioni Riunite della Corte dei Conti a Roma hanno detto che la città di Vibo Valentia non è in dissesto”. [Continua in basso]
“Ebbene, invero, le Sezioni Riunite della Corte dei Conti questo non lo hanno mai affermato – ha proseguito l’esponente di “Noi con l’Italia” – ed anzi, hanno preso atto del fatto che il Piano di Riequilibrio Finanziario non potesse essere omologato in quanto mancante dei presupposti di cui all’art. 243 bis e ss TUEL, sussistendo, per contro, i presupposti di cui agli artt. 268 e 268 bis comma 1 bis TUEL. Tradotto in termini di chiarezza – se davvero vogliamo essere chiari ed onesti -, questo significa che l’allora commissario straordinario non avrebbe potuto presentare un Piano di Riequilibrio Finanziario poiché già pendente una procedura di dissesto e che, di conseguenza, l’amministrazione Limardo non avrebbe potuto procedere ad una rimodulazione dello stesso in quanto già al momento della sua predisposizione si sarebbe dovuta dare prosecuzione alla procedura del dissesto con decreto del Ministero dell’Interno.
L’art. 243 bis TUEL, infatti, testualmente recita: “La predetta procedura (vale a dire, la Procedura di Riequilibrio Finanziario Pluriennale) non può essere iniziata qualora sia decorso il termine assegnato dal prefetto, con lettera notificata ai singoli consiglieri, per la deliberazione del dissesto, di cui all’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 6 settembre 2011 n. 149″ e questo significa, dunque, che non è possibile l’attivazione di procedure di riequilibrio da parte di enti con dissesto ancora in corso, salvo che non si faccia ricorso a quanto disposto dall’art. 256 TUEL, a norma del quale “quando un Comune in dissesto non riesce a far fronte alla massa passiva, perché quella attiva è largamente insufficiente, il M.I., sentita la Commissione ministeriale di cui all’art. 155 Tuel, può adottare «misure straordinarie»”.
“Dal combinato disposto di tali norme – specifica la Nesci – è, dunque, evidente che spetti al Ministero dell’Interno adottare la misura Straordinaria e non già autonomamente al Comune, sia esso in gestione commissariale che ordinaria. Ma vi è di più. Ed infatti, nel caso di specie, secondo quanto dichiarato dalla Corte dei Conti a Sezioni Riunite, il Comune di Vibo Valentia, già all’epoca della presentazione del Piano di Riequilibrio Finanziario, versava in una situazione di disavanzo di amministrazione non ripianabile ed addirittura si trovava in uno stato per cui l’organo straordinario di liquidazione non avrebbe potuto approvare il rendiconto non avendo l’ente potuto raggiungere un reale risanamento finanziario, sicché il Ministro dell’interno, d’intesa con il sindaco dell’ente locale interessato, avrebbe dovuto disporre con proprio decreto, sentito il parere della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, la prosecuzione della procedura del dissesto.” [Continua in basso]
“Orbene, stando così le cose, è evidente che sarebbe stato sufficiente conoscere le disposizioni normative per evitare di reiterare l’errore già commesso dall’allora Commissario Straordinario e rimodulare, dunque, un Piano di riequilibrio che non poteva essere neanche essere predisposto.
E, sinceramente, da un sindaco che afferma di aver nominato una “Giunta di Alto Profilo”, una siffatta conoscenza non solo me la aspetto, ma, quale cittadino, la pretendo! D’altra parte, una siffatta condizione ha determinato non pochi pregiudizi per i cittadini vibonesi; tanto in termini di ingiusto aumento delle aliquote e di loro mantenimento ai massimi, quanto in termini di uno “Stop” alle assunzioni” che ha ovviamente inficiato l’erogazione dei servizi in favore della comunità.
E pertanto, stando così le cose, non mi pare che il nostro sindaco possa equipararsi al buon padre di famiglia, così come, invece, lo stesso ha preteso di fare nel video suddetto. Il buon padre di famiglia, infatti, non impone ai propri figli oneri così gravosi quando non sono assolutamente necessari. Ed allora, concludendo, poiché il nostro sindaco ha chiosato il video pubblicato su Facebook dichiarando che “non dormirà la notte fintantoché non avrà risanato le casse del comune”, un monito sorge spontaneo, conclude Maria Rosaria Nesci: “Dorma pure caro Sindaco, anzi continui pure a dormire sonni tranquilli, ma li faccia dormire anche a noi cittadini, quindi abbia la decenza di dimettersi immediatamente poiché, ancora una volta, ha dimostrato la sua incapacità di amministrare”.
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