giovedì,Maggio 9 2024

Ecosistema: Vibo perde 49 posti in classifica e il Wwf condanna il silenzio dei politici

Al delegato dell’associazione ambientalista Angelo Calzone non sfugge la nefasta coincidenza tra la presentazione in pompa magna di 13 progetti di rigenerazione urbana - presenti pure deputati, consiglieri regionali ed ex sindaci - e l’indagine di Legambiente e Sole 24 Ore che “fotografa” gli scarsi risultati di un’intera classe politica

Ecosistema: Vibo perde 49 posti in classifica e il Wwf condanna il silenzio dei politici
Angelo Calzone

Non sarà sfuggita, qualche settimana fa, ai cittadini vibonesi la nefasta coincidenza che ha visto da un lato l’amministrazione comunale di Vibo Valentia presentare, in pompa magna –  alla presenza  dei maggiori esponenti politici cittadini del centrodestra, dal senatore Mangialavori al consigliere regionale Comito, e di due ex sindaci Nicola D’Agostino ed Elio Costa – ben 13 progetti di “rigenerazione urbana” appaltati, contrattualizzati e, addirittura, cantierati e dall’altro, quasi in contemporanea, la pubblicazione di un’indagine di Legambiente e Ambiente Italia realizzata in collaborazione con Il Sole 24 Ore sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo del paese, che ha visto  la città di Vibo Valentia collocarsi nella  95 posizione – peggio di Vibo Valentia hanno fatto solo altre 10 città – e perdere, nella classifica  nazionale Ecosistema urbano, in un solo anno ben 49 posizioni”. E’ quanto spiega il delegato del Wwf in Calabria, Angelo Calzone. “A fare la differenza in negativo per Vibo Valentia sono stati l’offerta del trasporto pubblico urbano (102esimo posto), l’elevato tasso di motorizzazione (103esimo posto) e la mancanza di infrastrutture e piste ciclabili. Al nono posto per consumi idrici domestici Vibo Valentia si piazza all’81esimo posto per la presenza di alberi in città, all’86esimo per il verde totale e stessa posizione anche per quanto riguarda le isole pedonali. In 69esima posizione, invece, per la dispersione idrica ed in 80esima per l’uso efficiente del suolo, mentre per l’energia solare sugli edifici pubblici Vibo si attesta in 77esima posizione.

Nicola D’Agostino, Maria Limardo ed Elio Costa (foto Tonio Verilio su Facebook)

A fronte, dunque, dell’annunciata apertura di diversi cantieri che vedranno la riqualificazione di piazza Municipio, quella di Villa Gagliardi, la sistemazione del  sottopasso di Vibo Marina, della Tonnara di Bivona (con  la ristrutturazione dei vecchi barconi), il porto sommerso di Trainiti e, persino, interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana del quartiere  Pennello ( per il quale è prevista una spesa non certo esagerata di 1.400,000 euro), il rifacimento di diverse piazze e vie del centro e delle frazioni, dobbiamo prendere atto – sottolinea Calzone – dell’amara realtà in cui versa la città di Vibo Valentia   perciò che attiene alla sua sostenibilità e vivibilità e, soprattutto, dell’inglorioso declassamento (perde ben 49 posizioni) subito ad opera di Legambiente – una delle maggiori associazioni ambientaliste d’Italia – e del maggior quotidiano economico del Paese (e non per mano di qualche ostile organo di stampa bolscevico). Eppure su quest’ultima faccenda non ho udito da parte dei suddetti esponenti politici e degli amministratori  cittadini neppure un sussurro di protesta. E, del resto, come avrebbero potuto se  è nota a tutti ed accettata, quasi come voluta dal fato, la totale assenza in città di piste ciclabili – e faccio presente che è stato allestito un servizio di bike sharing senza infrastrutture di tale fatta – , se il servizio di trasporto pubblico fa acqua da tutte le parti – c’è un autobus che gira a vuoto per la città mentre è un scommessa riuscire a trovare fermate e tragitto – ,  se si continuano a tagliare e capitozzare gli alberi (siamo scesi all’ottantunesima posizione riguardo la presenza di alberi), sradicare siepi, senza nè regola nè misura, arrivando ad oltraggiare impunemente la natura e  la bellezza dell’unico corso cittadino, degno di questo nome.

piazza Municipio ridotta ad un parcheggio

Per non parlare poi delle isole pedonali: ne esiste praticamente solo una, il resto della città – piazza Martiri D’Ungheria compresa – è dominio assoluto delle automobili, come nelle città più sottosviluppate del globo. Non va meglio per la dispersione idrica dovuta ad una rete colabrodo, il cui rifacimento non ci risulta sia tra i progetti di cui sopra o in altri finanziati dal Pnrr, tanto che il censito minor consumo della risorsa non escludo sia dovuto al fatto che molti cittadini comprano acqua minerale per bere e cucinare o si riforniscono a qualche sorgente di montagna. Chiudo con l’uso inefficiente del suolo, una vera piaga sulla quale ho già scritto facendo rilevare come in città ci siano circa 13 supermercati, molti realizzati su superficie libera e nelle aree periurbane che si compenetrano con i suoli a vocazione agricola, il tutto in ossequio alla migliore tradizione vibonese della cementificazione edilizia dei luoghi più belli e più impensati. E allora, pur  non rinunciando a credere  nelle magnifiche sorti e progressive  della città così come ci sono state presentate nella famosa convention di palazzo Gagliardi,  in cui la parola rigenerazione non ci pare comprendesse anche il concetto di rinaturalizzazione dobbiamo tuttavia, come ambientalisti, constatare che nessuna delle politiche sinora messe in piedi dall’amministrazione Limardo siano andate nella direzione di rendere più green la nostra Vibo Valentia. Eppure il modo migliore per rispondere alle ataviche emergenze urbane c’è. Sarebbe sufficiente – senza essere necessariamente originali -prendere esempio dalle esperienze virtuose, che già esistono in Italia, grazie al lavoro fatto da alcuni sindaci coraggiosi e “visionari”, di città e paesi dove i cantieri della transizione ecologica sono già esempi concreti che vanno seguiti e replicati e non delle chimere. Le città vanno infatti ripensate. Occorre infrastrutturarle, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare, riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fognatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici, solo per fare alcuni esempi di vera rigenerazione. L’unica via sostenibile per rilanciare davvero la città è questa, non certo riabilitare, come vorrebbe qualcuno, propinandocelo magari come prossimo disegnatore della Vibo del futuro, l’esempio più fulgido tra gli amministratori locali nemici del verde pubblico – vedi in tal senso il nuovo spettrale aspetto della rinnovata via De Gasperi -, che si è da qualche tempo dimesso e di cui come ambientalisti – non ce ne voglia perché non c’è nulla di personale  – non ne sentiamo e non ne sentiremo la mancanza. Vibo Valentia, città  Green, chissà  se un giorno la vedremo. Green è il colore della natura e della speranza, l’ultima a morire, almeno credo”.

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