martedì,Aprile 30 2024

Il Corsivo | Mangialavori e le dimissioni da coordinatore di FI, cause ed effetti a livello locale e regionale

Dalla discesa politica della Ronzulli ai “mal di pancia” di consiglieri e assessori di Forza Italia per la ricandidatura a Vibo del sindaco Limardo sino alle difficoltà di Comito e al ruolo di Cannizzaro e Occhiuto

Il Corsivo | Mangialavori e le dimissioni da coordinatore di FI, cause ed effetti a livello locale e regionale
Il Comune di Vibo e nel riquadro Maria Limardo, Licia Ronzulli e Giuseppe Mangialavori
Licia Ronzulli a Vibo con Mangialavori, Limardo ed altri esponenti locali di Fi
Licia Ronzulli a Vibo con Mangialavori, Limardo e altri esponenti locali di Fi

Le dimissioni di Giuseppe Mangialavori dalla carica di coordinatore regionale di Forza Italia hanno catalizzato l’interesse generale ed aperto un ampio dibattito negli ambienti politici. Tutto questo impone un approfondimento ed una ricostruzione dei fatti propedeutici, al fine di sgombrare il campo dalle tante inesattezze sulle quali poggiano alcune “correnti di pensiero” formatesi in seguito alla comunicazione del parlamentare. Occorre partire dalle motivazioni poste da Mangialavori alla base della propria determinazione: “Il gravoso, seppur prestigioso, incarico di presidente della commissione bilancio mi impedisce di dedicare all’attività di partito della mia regione l’attenzione che un compito così complesso e impegnativo richiede e merita”. Naturalmente in pochi hanno dato credito ad un “racconto” del genere, più adatto al libro Cuore che al rude mondo della politica italiana, dove nessun protagonista rinuncerebbe mai ad un qualsiasi incarico, neppure a quello di presidente dei bagni pubblici, fin quando non reputasse di trovarsi con le spalle al muro, cercando in questo caso ogni espediente per limitare i danni. In sostanza il ragionamento è il seguente: mi dimetto per “nobili cause” prima che mi caccino. Mutatis mutandis e tornando a Mangialavori, dopo la doverosa digressione sul mondo della politica italiana, occorre chiedersi cosa abbia effettivamente guidato il suo gesto. Prima di affrontare l’argomento, reputiamo necessario fare un passo indietro nel tempo, per fissare alcuni passaggi che  sgombrano il campo da alcune “analisi politiche” poco convincenti. Considerare la rinuncia al ruolo di coordinatore regionale come l’inizio della parabola discendente del parlamentare rappresenta un accostamento che stride con gli eventi; infatti, per come vedremo, tale inizio è molto più datato, e la recente decisione arriva in un momento in cui Mangialavori ha già percorso un lungo tratto della discesa. Il momento in cui tutto è iniziato non può che essere individuato quando la senatrice Ronzulli, con l’avvento di Marta Fascina, ha perso l’influenza che fino a quel momento esercitava su Berlusconi. E’ lì che è iniziato il lento declino del parlamentare vibonese e della sua musa, concretizzatosi inizialmente con la mancata nomina di entrambi a ministri da parte della Meloni, e proseguita poi, per Mangialavori, con il mancato incarico di sottosegretario, e per la Ronzulli, in tempi più recenti, con la sua sostituzione da capogruppo a palazzo Madama e la nomina a vicepresidente del Senato, ruolo nel quale La Russa non le farà “toccare palla” dopo il trattamento ricevuto dalla senatrice al momento della sua elezione a presidente. Quanto fin qui detto fa emergere due chiare circostanze: 1) la nomina a vicepresidente del Senato e quella a presidente della commissione Bilancio non rappresentano, contrariamente a quanto si è tentato di veicolare, una grande conquista per chi mirava a fare il ministro; 2) i due politici sono legati da un comune destino, più si depotenzia la prima, più scende il secondo, con conseguente effetto domino anche sulla ricandidatura della Limardo. Chiariti questi passaggi, diventa più semplice fornire una risposta alla domanda iniziale sui motivi che hanno portato alle dimissioni di Mangialavori da coordinatore regionale. Riteniamo che questi non abbiano nulla a che vedere con le “fatiche” connesse alla presidenza della commissione parlamentare, ma vadano ricercati in tutto quello che sta avvenendo a livello cittadino, dove Forza Italia sta vivendo un momento particolarmente complicato che ha portato il partito da forza dominante e leader assoluto della coalizione di centrodestra a non essere più in grado di sostenere la ricandidatura del proprio sindaco uscente. Venuto meno l’ombrello protettore della Ronzulli, verosimilmente Mangialavori si sarà convinto che, in caso di perdita della guida del Comune da parte di Forza Italia, la sua sorte di responsabile regionale sarebbe stata segnata e, intimorito dalle voci sempre più insistenti di una sua sostituzione con l’on. Cannizzaro, uomo forte del segretario nazionale Tajani e ben visto anche dal governatore Occhiuto, ha preferito anticipare i tempi, secondo quelle “usanze” dei politici italiani tratteggiate in premessa. Chiariti i reali motivi, occorre soffermarsi sugli effetti delle dimissioni di Mangialavori in ambito locale e regionale. Nel primo caso, a pagarne le conseguenze sarà certamente Michele Comito, al quale il parlamentare ha lasciato sulle spalle la gravosa croce di gestire “il caso Limardo”, divenuto ancora più scottante dopo una riunione tra consiglieri ed assessori di Forza Italia, i quali hanno esternato al coordinatore provinciale i loro dubbi sulla candidatura dell’attuale sindaco. In sostanza, adesso Comito si trova di fronte ad un bivio: o smentire clamorosamente Mangialavori e sé stesso in relazione ai lusinghieri giudizi espressi nei confronti dell’attuale primo cittadino, facendo dietrofront sulla sua ricandidatura, oppure rischiare di perdere, dopo gli alleati, anche un cospicuo numero di consiglieri ed assessori che non intendono immolarsi per delle scelte ritenute sbagliate. Non sarà facile salvare capra e cavoli, soprattutto se dovesse essere confermato ciò che trapela dalle segrete stanze di FI, ovvero il tentativo di indurre la Limardo a rinunciare alla ricandidatura, allettandola con un prestigioso incarico in qualche struttura regionale. Questo, a nostro avviso, è un baratto che va oltre la fantapolitica, in quando necessariamente presuppone la “collaborazione” del governatore della Calabria, quel Roberto Occhiuto che ha fin qui dimostrato di saper volare alto, di mirare ad obiettivi di ben altro respiro per la sua regione e di essere mille anni luce lontano da questa politica di piccolo cabotaggio che invece rappresenta la stella polare dei politici forzisti vibonesi. Chiuso il capitolo dedicato all’ambito locale, per quanto concerne le conseguenze delle dimissioni di Mangialavori su scala regionale, non esiste alcun dubbio che dall’eventuale nomina di Cannizzaro a coordinatore regionale Forza Italia non potrà che trarre effetti benefici, essendo note le sue capacità aggregative, che invece il suo predecessore ha dato prova di non possedere; basti ricordare i casi Talerico e Tallini, conclusisi con la perdita del capoluogo di regione da parte di Forza Italia, e della caduta verticale del partito a Vibo di cui abbiamo detto.

LEGGI ANCHE: Forza Italia, Mangialavori si dimette da coordinatore regionale del partito in Calabria

FI: dimissioni di Mangialavori, Tajani verso nomina nuovo coordinatore in Calabria

Dimissioni Mangialavori, il sindaco Limardo: «Resta un punto di riferimento imprescindibile per il territorio»

I retroscena del “caso Mangialavori” fra inchieste, una politica vibonese miope e i silenzi che non pagano

La “caduta” della Ronzulli e i riflessi sulla politica vibonese del forzista Mangialavori

La politica vibonese della propaganda “sposata” anche dalla senatrice Ronzulli

top