venerdì,Aprile 26 2024

Vibo, affondo Pd: «La Limardo non vede le ombre nella sua maggioranza?»

Durissimo documento contro il centrodestra a poche ore dalla rinuncia di Lo Bianco al reintegro: «Garantisti bisogna esserlo sempre, il loro è solo ipocrita perbenismo»

Vibo, affondo Pd: «La Limardo non vede le ombre nella sua maggioranza?»

A pochi minuti dall’annuncio di Alfredo Lo Bianco di rinunciare alla reintegra in consiglio comunale, arriva la reazione del Partito democratico, del cui gruppo Lo Bianco faceva parte prima di presentare richiesta di passaggio al gruppo misto. Ed è una nota dura, quella del Pd di Vibo Valentia, nei confronti dell’amministrazione di centrodestra che guida la città da ormai più di un anno. «È più di un anno, ormai, che gli strateghi di questa amministrazione, invece di servire il popolo vibonese – si legge nella nota – hanno come principale obiettivo quello di espandersi nei numeri e ridurre la rappresentanza del Partito democratico in consiglio comunale. Nelle ultime due sedute, però, si è passato il segno: abbiamo assistito all’esaltazione del più ipocrita perbenismo in salsa vibonese e, nel tentativo meschino di avere un ritorno politico, a una pericolosa strumentalizzazione di temi molto seri quali la legalità e le indagini in corso da parte della Dda».

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Prima di tutto una premessa: «Siamo contro la mafia e crediamo nella giustizia; abbiamo fiducia nella magistratura e siamo garantisti, sempre e comunque. Siamo garantisti, lo rivendichiamo, per chi è con noi e anche per chi è contro di noi. Ma di alcune cose, francamente, ci siamo stancati ed è bene fare chiarezza, partendo dall’ordine cronologico dei fatti».

L’inchiesta Rinascita-Scott e l’arresto di Lo Bianco

«Il consigliere Alfredo Lo Bianco è stato raggiunto, nella maxi operazione Rinascita-Scott, da avviso di garanzia, con il conseguente provvedimento cautelare degli arresti domiciliari. Il pomeriggio stesso il Partito democratico ha provveduto, da statuto, a sospenderlo dal gruppo consiliare e dal partito. Come prevede la legge Severino, il consigliere stesso viene sospeso dalle vesti di consigliere comunale fin quando perdurerà la misura cautelare.

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Tre mesi dopo, venuta meno la misura cautelare, come previsto dal Codice etico del partito (citato a vanvera dalla maggioranza, chissà se su suggerimento di chi nel Pd ha militato) all’articolo 5, si è provveduto al reintegro dell’iscritto; un eventuale rinvio a giudizio prevederebbe una nuova sospensione. Successivamente, sempre ai sensi della legge Severino, sua eccellenza il prefetto, non certo il Partito democratico, ha disposto il reintegro del consigliere nelle sue funzioni. In una recente assemblea di partito si è discusso anche di questa situazione e dell’opportunità politica del rientro nella vita amministrativa comunale, fermo restando il rispetto della sfera giuridica soggettiva del consigliere Lo Bianco e delle scelte e dei diritti che in tale sfera rientrano. Il consigliere, a mezzo pec, fa richiesta di adesione al gruppo misto, di fatto autosospendendosi dal partito».

La prima “fuga” in consiglio

«Nel consiglio del 29 giugno la maggioranza, capeggiata dal suo sindaco-avvocato che non è nuova all’interpretazione personale delle norme (due mesi fa ha sostenuto che bisogna “dare una lettura intelligente” di un’ordinanza regionale palesemente incostituzionale), tira fuori dal cilindro una lettera in cui si dice che la legge Severino non si può “applicare asetticamente” ma bisogna applicarla alla vibonese (e magari punire in via eccezionale chi si è macchiato della colpa di aderire al Pd). In un crescendo di gravità e solennità, il presidente-speaker invita il Pd a meditare, a riflettere, a modificare il suo statuto, dividendo il mondo in buoni e cattivi, dove i buoni, vergini e illuminati sono loro e i cattivi, quelli che bazzicano la sede di via Argentaria. Nel frattempo, il consiglio salta perché tutti i presenti lasciano l’aula».

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La replica della “fuga”

«Nella seduta di venerdì la maggioranza fa saltare nuovamente il consiglio e ribadisce quindi la sua opposizione alla legge Severino e alle disposizioni del prefetto; oltretutto tirando un bidone all’architetto Karrer, che era presente per l’annunciata approvazione del Piano strutturale comunale. Evidentemente le discussioni sulla situazione di Vibo Marina hanno fatto sorgere dei dubbi nella maggioranza sull’approvazione del Psc…».

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Le dimissioni di Lo Bianco

«È di oggi la notizia delle dimissioni di Alfredo Lo Bianco dalla carica di consigliere, gesto generoso e di estremo senso di responsabilità del quale prendiamo atto, comprendendone le motivazioni e l’esasperazione per vedere strumentalizzato a tal punto il suo nome. Palazzo Luigi Razza si è trasformato nel tribunale della Santa Inquisizione, qualcuno ha deciso di fare i processi nelle sale consiliari anziché nei tribunali. Certo, se si è giustizialisti, lo si deve essere sempre e con tutti… Se si vuole essere puri, bisogna depurarsi anche delle più piccole macchie… Se gli avversari devono “riflettere sull’opportunità e assumersi le responsabilità”, bisogna pure farsi delle domande in casa propria… Altrimenti finisce che queste domande te le fa qualcun altro…».

L’elenco delle “ombre” nella maggioranza

«Nella maggioranza – attacca ancora il Pd – riflettono sull’opportunità della permanenza in giunta di assessori con parenti coinvolti nella stessa maxi-operazione della Dda o in conflitto di interessi? Riflettono sui consiglieri con congiunti stretti indagati in un’altra operazione? Si è mai aperta una riflessione etica e politica sulle motivazioni delle dimissioni del presidente del consiglio Muratore o, ancora, sulla legalità nella macchina burocratica comunale? Non parliamo poi, perché siamo garantisti e non ci piace leggere voyeuristicamente stralci di intercettazioni sui giornali, delle inopportunità, anche da parte di ispiratori di intere liste di questa maggioranza, di avere rapporti cordiali con taluni soggetti coinvolti nelle inchieste!».

Giustizialisti a convenienza

«Cosa ha dire al riguardo la sindaca Limardo? Le distanze si prendono solo dagli avversari? Perché non valuta l’idea di dimettersi e consentire a una commissione d’accesso di fare chiarezza e riportare la trasparenza nella pubblica amministrazione vibonese? Udc, Città Futura, Forza Italia e Fratelli d’Italia ce l’hanno un codice etico pronto per l’uso? Lo sanno cosa diceva Giorgio Almirante? “Chi ruba deve andare in galera. Se ruba uno dei nostri deve avere l’ergastolo”. Giustizialismo e moralismo, cari assessori e consiglieri di maggioranza, vanno attuati a 360 gradi, anche avviando una seria analisi introspettiva e autocritica».


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