sabato,Aprile 27 2024

Lotta ai tumori, “Vibo in rosa”: «Ancora troppe pazienti costrette a curarsi fuori regione»

Dalla nascita del sodalizio al grande lavoro in materia di prevenzione: «Puntiamo a rendere gli screening stabili». L’associazione racconta i passi in avanti e le criticità affrontate dalle pazienti oncologiche. E manca ancora il registro dei tumori

Lotta ai tumori, “Vibo in rosa”: «Ancora troppe pazienti costrette a curarsi fuori regione»

Le campagne divulgative sono importanti ma la prevenzione lo è di più. Soprattutto se, nel lungo percorso di vita, ci si trova ad affrontare un tumore. Lo sanno bene i membri dell’associazione “Vibo in rosa” attiva in tutto il comprensorio vibonese da quattro anni. Il sodalizio è guidato da Stefania Gatto ed è stato fondato nel 2019 insieme alla compianta Carmel Albino. Un progetto nato su impulso delle due donne oncologiche allo scopo di implementare nel comprensorio di Vibo e provincia gli screening finalizzati all’individuazione delle neoplasie, cancro al seno in primis. Così, i primi passi del sodalizio, sono stati indirizzati all’acquisto di un ecografo. Ma ancor prima di centrare l’obiettivo, “Vibo in rosa” ha avviato le visite gratuite noleggiando i macchinari utili per gli screening. Le adesioni, fin dalle primissime origini, sono state massicce: «“Vibo in rosa” – spiegano i membri del sodalizio – non punta sulla sola opera di divulgazione ,ma si adopera per consentire alle pazienti, diagnosi precoci». In tanti casi, le tempistiche possono fare la differenza nelle possibilità di successo delle terapie e in un più agevole superamento della malattia. Tra le ultime iniziative segnate dall’ampia partecipazione, quella promossa a Paravati nella fondazione “Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime”: «Le persone sottoposte a screening – ricordano – sono state più di cinquanta. Un grande lavoro reso possibile grazie all’impegno dell’oncologo/senologo Umberto Torchia, del Marrelli hospital di Crotone e della dottoressa Nadia D’Amato. Grazie anche all’impegno del dottor Torchia, i macchinari messi a disposizione delle visite sono stati due. Il tutto ha facilitato i controlli e snellito le liste».

Il registro tumori che non c’è

L’Asp di Vibo Valentia

Non solo prevenzione. L’associazione punta a sensibilizzare sui risvolti psicologici che il paziente con tumore deve affrontare. Altro aspetto è il ruolo della nutrizione e la cura della pelle durante i trattamenti chemioterapici: «tutti fattori importantissimi ma che non sempre riescono ad essere adeguatamente affrontati da chi lotta contro il cancro». Nel corso delle ultime iniziative, “Vibo in rosa” ha avuto poi modo di affrontare un altro argomento impattante sul benessere delle comunità, ovvero il registro dei tumori. Registro che Vibo Valentia non possiede. Eppure si tratta di uno strumento utilissimo, dedicato alla raccolta di informazioni su tutti i casi di neoplasie che si verificano tra le persone residenti in una determinata ripartizione amministrativa (comune, provincia, territorio di una Asp, regione). I dati forniscono indicazioni utili alla programmazione sanitaria, alla valutazione di efficacia delle misure di prevenzione e alla valutazione su accesso, qualità e appropriatezza delle cure, oltre al monitoraggio e alla sorveglianza delle patologie oncologiche.

Molte pazienti costrette a curarsi fuori regione

Il confronto con le pazienti oncologiche fa emergere un quadro della sanità locale poco lusinghiero: «Il territorio non offre molto, c’è carenza di reparti specializzati. Così in tante, ricevute le diagnosi di tumore, si rivolgono presso centri siti in altre regioni, Lazio e Lombardia in primis. A livello regionale ci sono espressioni positive come il Marrelli a Crotone, oppure Catanzaro, ma bisogna fare di più». Manca infatti a livello territoriale una struttura sanitaria in grado di prendere in carica la “storia” clinica del paziente, guidarlo in percorsi mirati e calibrati alla patologia. Le cosiddette Breast Unit, in ambito vibonese sono un miraggio: «Non c’è una valida alternativa a quanto offerto dalla sanità del centro e nord Italia. Le pazienti non hanno possibilità di scelta. Ma ci auguriamo che un giorno la nostra terra possa offrire controlli di prevenzione, servizi e terapie che permettano alle donne di potersi sottoporre a interventi o trattamenti nella loro provincia e non effettuare estenuanti viaggi della speranza con non pochi rilevanti sforzi economici da parte di tutta la famiglia».

Il futuro di “Vibo in rosa”

“Vibo in rosa”, che conta circa venti volontarie attive e decine e decine di simpatizzanti, opera su tutto il territorio vibonese. La sede è a Stefanaconi grazie ai locali siti nella Biblioteca e messi a disposizione dal Comune. Per il futuro non mancheranno le novità: «I progetti sono in continua evoluzione. Sicuramente continueremo a portare avanti l’obiettivo prevenzione. Per questo intendiamo proseguire con le campagne screening dopo gli ottimi riscontri a Paravati ma anche Ionadi e Vibo città con oltre cinquanta prenotazioni ad evento. Proprio in tale direzione stiamo lavorando per dare continuità a questi appuntamenti, rendendoli stabili. Le visite specialistiche hanno costi che non tutte le pazienti riescono a sostenere. Parliamo di circa 150-200 euro. Il nostro scopo è quello di andare loro incontro». E se le istituzioni latitano «il sostegno da parte del territorio vibonese non sta mancando. Privati, attività commerciali, anche semplici cittadini – ciascuno nella propria disponibilità – riescono a darci una mano di aiuto. Considerando che le attività promosse per le persone che aderiscono sono a costo zero, il loro supporto è decisivo per il prosieguo delle attività di “Vibo in rosa”».

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