venerdì,Marzo 29 2024

Vaccini, l’ospedale “perde” la documentazione e per anziana operata salta la seconda dose

Durante la prima somministrazione, avvenuta allo Jazzolino di Vibo, la stampante non funzionava e alla 74enne non è stata rilasciata nessuna certificazione. L'amarezza dei parenti: «Che modo di lavorare è questo? Inaccettabile»

Vaccini, l’ospedale “perde” la documentazione e per anziana operata salta la seconda dose
L'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia
Il convegno alla Camera di commercio

Ritardano la somministrazione della seconda dose in quanto non riescono a risalire alla documentazione inerente la prima vaccinazione. Il tutto perché, con la stampante fuori uso, all’utente non è stato rilasciato alcunché. Ha dell’assurdo quanto denunciato dai familiari di un’anziana vibonese. La signora, di 74 anni, è affetta da diabete, una malattia invalidate che le ha portato l’insorgenza di altre patologie. [Continua in basso]

La lettera dei familiari

«Purtroppo agli inizi di questo anno la situazione di mia suocera – racconta il genero in una lunga lettera – peggiora ulteriormente, il diabete infatti ha velocizzato la comparsa di ulcere necrotiche al piede. In piena pandemia ci siamo visti chiudere in faccia le porte da parte di ambulatori pubblici e ospedalieri, dovendoci rivolgere così a dei privati. Ma le cose non sono andate per il verso giusto in quanto la necrosi del piede stava pian piano spegnendo la vita di mia suocera». Solo a maggio, dopo vari ricoveri in diversi ospedali, viene fatto l’intervento di amputazione all’ospedale di Vibo.

Il vaccino e la stampante non funzionante

Ebbene, la questione vaccino s’inserisce in tale contesto: «Nel mese di marzo mia moglie inizia a premurarsi per poter prenotare il vaccino alla mamma con l’aiuto del suo medico curante. Passa marzo e nessuna vaccinazione. Durante il mese di ricovero (aprile) la prenotazione finalmente va a buon fine sulla piattaforma e viene fissata per giorno 6 maggio al Palasport di Vibo Valentia. Ma la signora in quei giorni è ancora ricoverata in ospedale, sta aspettando l’intervento. Così – evidenziano i familiari – chiamiamo l’Asp per avvisare che mia suocera non potrà presentarsi lì quel giorno, anzi chiedendo la possibilità di farlo direttamente in ospedale. Ci viene risposto che questo non è possibile e che se volevamo vaccinarla dovevamo portarla lì subito dopo l’intervento».

Alla fine, non si sa per quale miracolo, la vaccinazione avviene in ospedale. Ma la “sorpresa” arriva durante le dimissioni: «Chiediamo al medico la documentazione di avvenuta vaccinazione che sarebbe servita poi per la seconda dose. Ci viene risposto che dovrà presentarsi il 22 maggio al Palasport di Vibo ma che purtroppo non riescono a fornirci nessun documento perché il giorno in cui è avvenuta la vaccinazione la stampante era guasta. Cose dell’altro mondo», raccontano.

La seconda dose

Tuttavia i familiari si mantengono fiduciosi: «Pensiamo che nonostante non fossimo in possesso di questo documento, chi di competenza sapeva che il giorno 22 maggio mia suocera avrebbe dovuto fare il richiamo. Prima di tale data – tuttavia – ci rivolgiamo al medico curante, al prete del nostro paese e all’Asp per chiedere che questo venga fatto a domicilio vista la situazione di grave necessità. Ma la risposta è sempre la stessa da parte di tutti: “Sì, certo non si preoccupi, verrà il dottore domani”». [Continua in basso]

La documentazione non si trova

Dal 22 maggio al 1 giugno, nessuno s’è fatto vivo: «La giustificazione che ci è stata fornita dopo tanta insistenza e tanta rabbia ha dell’incredibile: “All’Asp non riescono a trovare il lotto del primo vaccino e non esiste una documentazione relativa alla somministrazione dello stesso alla signora, pertanto non possono procedere a fare la seconda dose”».

Una verità che spiazza i familiari dell’anziana: «Ma stiamo scherzando? Ma che modo di lavorare è questo? Ma ci rendiamo conto che si sta giocando con la salute delle persone?», si chiedono. L’auspicio è che le autorità competenti facciano chiarezza: «Sono davvero inaccettabili comportamenti ai danni di questi soggetti che già di loro stanno vivendo un inferno. Manca solo il contagio da Covid-19», concludono i parenti della donna.

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