sabato,Aprile 20 2024

Pronto soccorso Vibo, l’Asp dice sì ai sindacati: ecco come si vogliono reclutare nuovi medici

Approvato dall’Azienda sanitaria provinciale il progetto delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica per fare fronte alla grave carenza di personale all’interno dell’Unità operativa dello “Jazzolino”

Pronto soccorso Vibo, l’Asp dice sì ai sindacati: ecco come si vogliono reclutare nuovi medici
L'interno del Pronto soccorso di Vibo
L’ingresso del Pronto soccorso dell’ospedale

Approvata in via temporanea dall’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia la proposta avanzata dalle organizzazioni sindacali della dirigenza medica relativa alla «soluzione temporanea di supporto» alle attività di Pronto soccorso dell’ospedale civile “Jazzolino” del capoluogo . La decisione assunta da Palazzo ex Inam al fine di fare fronte in qualche misura alla cronica carenza di personale medico-sanitario che da tempo ha investito e messo letteralmente in ginocchio l’intera sanità pubblica vibonese, con particolare riferimento ai reparti ospedalieri. Tant’è che è sempre a rischio la copertura dei turni di servizio. A licenziare con parere favorevole il progetto delle parti sociali – il cui costo complessivo è pari a 54.000 euro, che si dovranno tramite le risorse del Fondo per la retribuzione di risultato del personale della dirigenza medica – è stato il commissario straordinario dell’Asp Giuseppe Giuliano. Obiettivo – come anticipato – tentare di colmare il vuoto di organico all’interno del reparto del nosocomio cittadino. [Continua in basso]

Ecco i termini della proposta dei sindacati fatta propria dall’Asp

Ma in che cosa consiste questo progetto di aiuto al Pronto soccorso dello “Jazzolino” voluto e presentato ai vertici dell’Asp (dopo l’incontro a Palazzo ex Inam dello scorso 17 dicembre) dai segretari di categoria Pietro David (Cimo); Antonio Pugliese (Cisl-medici); Matilde Lico (Fassid-Snr); Valerio Manno (Fp-Cgil Medici); Enzo Maiolo (Fvm-Fismu) e Domenico Pafumi (Uil-Fpl)? Presto detto. Sette sono complessivamente i punti. Eccoli nel dettaglio: «A ciascun dirigente  – si legge dunque nel documento sindacale – che viene destinato a svolgere il proprio turno di servizio nell’Unità operativa  di Pronto soccorso, sia che appartenga al reparto o che provenga da altra Unità identificata secondo i criteri previsti dalle normative in vigore, spetta un incentivo di 100 se il turno è svolto in orario di servizio. Ogni turno di servizio in Pronto soccorso – è scritto ancora – prevede che la gestione dei codici più complessi (1 e 2) sia affidata al medico strutturato in Pronto soccorso, affiancato dove necessario da un medico di altra specialità che gestisce i codici meno complessi (3-5). I medici affiancanti, se provenienti da altri reparti, come convenuto saranno utilizzati nei soli turni diurni. La sperimentazione ha la durata di tre mesi, a far data dal primo di gennaio 2023, con la possibilità di anticiparne l’inizio dove necessario, con un impegno di spesa previsto dell’importo massimo di 54.000 euro a valere sul Fondo della produttività 2023, così come determinato dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro ed eventualmente rideterminato dall’applicazione del prossimo contratto 2018-2021, in itinere».

E ancora: «Su base volontaria – viene spiegato ancora nel documento delle parti sociali – i medici affiancanti potranno svolgere turni di Pronto soccorso in prestazione aggiuntiva, al di fuori dell’orario di servizio, secondo le regole a suo tempo definite. È costituita una commissione mista, aziendale e sindacale, incaricata di vigilare sulla corretta applicazione dell’accordo. In particolare sarà assicurato che l’impegno di servizio del personale medico operante in Pronto Soccorso, titolare ed affiancante, sia definito con almeno dieci giorni di anticipo, redigendo turni di servizio quindicinali o, preferenzialmente laddove possibile, mensili. La liquidazione di quanto spettante a ciascun dirigente sarà definita mensilmente ed erogata con la busta paga del mese successivo a quello di impegno nei turni».

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