Vibo, il Natale degli ultimi che bussano alle porte della chiesa -Video
Il parroco del duomo di San Leoluca don Maurizio Macrì lancia un accorato appello alla comunità: «La solidarietà diventi un gesto quotidiano»
La povertà, quella vera, morde come la fame. E a Vibo Valentia, una delle province più povere d’Italia, la vedi nel volto delle persone che ogni giorno varcano la porta della chiesa per chiedere aiuto. È riflessa negli occhi di don Maurizio Macrì che vorrebbe aiutarli tutti. «Alle nostre porte ogni giorno bussano tantissime persone per chiedere aiuti materiali, dai soldi per pagare le bollette al cibo». Il sacerdote ringrazia tutte quelle associazioni presenti sul territorio che si prodigano per i bisognosi, come l’Associazione Valentia che nei giorni scorsi ha organizzato una raccolta di alimenti: «Abbiamo ricevuto quasi 500 chili di cibo che stiamo distribuendo alle famiglie». Ricorda poi il suo impegno come cappellano della casa circondariale di Vibo Valentia, dove alcuni casi Covid hanno portato a maggiori restrizioni, come la sospensione delle funzioni religiose.
«I poveri non mangiano solo a Natale»
Nei giorni della frenesia degli acquisti di Natale, dei supermercati pieni, delle strade illuminate a festa e della corsa al regalo, il pensiero di don Macrì va ai bisognosi, a chi ha perso il lavoro, a chi non lo trova, a chi pur avendo un’occupazione non riesce ad arrivare a fine mese. «Ma i poveri – dice – non mangiano solo a Natale. Apprezzo lo slancio di solidarietà che si registra in periodi dell’anno come questo, ma le persone che vogliono aiutare il prossimo devono trasformare questo afflato natalizio in un gesto quotidiano».
Storie di ordinaria povertà
Durante l’intervista un giovane immigrato entra in chiesa. Ha fame. Dice di aver trascorso la notte all’addiaccio. Non ha più una casa, né un lavoro. Il prete lo ascolta, lo rassicura e gli consegna quel che può. Pochi minuti dopo dalla sacrestia esce un altro uomo. Ha una busta in mano e un panettone. È la sua spesa per il Natale. Un dono della chiesa. Non ha un lavoro da quando quel dolore alla gamba lo ha reso invalido. Storie di ordinaria povertà. «Un padre, lo scorso anno, non aveva i soldi per acquistare un regalo a suo figlio». Il prete lo ricorda e si commuove. «Al dolore non ci si abitua mai… Non è giusto che un bambino soffra», spiega don Maurizio che invita le persone «a sostenere i bisognosi come se fossero i nostri fratelli». «A volte. conclude – basta un piccolo gesto per rendere felici gli altri e far sentire bene noi stessi».