lunedì,Aprile 29 2024

Povertà alimentare in Calabria, Banco opere di carità: «Numeri in crescita»

Il portavoce nazionale Tamburro lancia l’allarme: «Da qui all’estate le famiglie che non saranno più in grado di provvedere al proprio sostentamento saliranno di un ulteriore 10%»

Povertà alimentare in Calabria, Banco opere di carità: «Numeri in crescita»

«I dati sulla povertà alimentare sono sempre più allarmanti. Dal Covid ad oggi in Calabria il numero delle persone che ha bisogno del sussidio alimentare è salito in maniera vertiginosa, ma il dato che ci preoccupa di più è rappresentato da quelle famiglie che, pur trovandosi in una condizione di necessità, per vergogna non si rivolgono alle nostre strutture o alle parrocchie per essere aiutati». A lanciare l’allarme è il portavoce nazionale del Banco delle opere di Carità, organizzazione leader sul piano nazionale nell’azione al contrasto alla povertà alimentare l’avvocato Giuseppe Tamburro. «Dalle nostre stime abbiamo calcolato che da qui all’estate le famiglie che non saranno più in grado di provvedere al proprio sostentamento alimentare saliranno di un ulteriore 10% con tutte le conseguenze che la cosa comporta – ha sottolineato l’avvocato – a pagare il prezzo più alto di questa situazione sono i bambini, anello debole della catena che, in molti casi, sono costretti a pagare anche delle conseguenze di ordine sociale». Il riferimento è alla mensa scolastica che, in Calabria è nei fatti negata a molti bambini.

«In Italia il 55,2% degli alunni della scuola primaria, poco più di un bambino su due, ha accesso al servizio mensa e solo il 40% al tempo pieno – ha evidenziato il portavoce del Banco delle opere di Carità – se ribaltiamo il dato alla Calabria vediamo che i numeri sono più che dimezzati. Solo il 25,3% degli alunni delle primarie ha accesso alla mensa, cioè un bambino su quattro, poco, pochissimo. Per cercare di arginare il fenomeno, è fondamentale mettere in campo azioni mirate contro lo spreco alimentare. Ogni anno in Italia abbiamo uno spreco pro capite di 36 chili di cibo che anziché finire nella spazzatura avrebbe potuto aiutare famiglie che sono in difficoltà. Secondo la Fao se lo spreco alimentare fosse un paese sarebbe il terzo paese al mondo per emissioni di gas serra. A questo va aggiunto che il 10% di emissioni di gas a effetto serra sono causati dalla produzione di cibo che non sarà mai mangiato. Consumiamo suolo per 1,4 miliardi di ettari per coltivare alimenti che finiranno nell’immondizia. Ogni anno va perduto il 14% del cibo prodotto che ha un valore di 400miliardi di dollari. Cambiare alcune abitudini potrebbe essere importante per aiutare gli altri e anche il nostro pianeta».

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