martedì,Maggio 7 2024

San Nicola de Legistis, i pazienti di Villa Arcobaleno protagonisti del rito della lavanda dei piedi

Nel ruolo degli apostoli, durante la messa del Giovedì Santo, gli ospiti della struttura residenziale per pazienti con patologie

San Nicola de Legistis, i pazienti di Villa Arcobaleno protagonisti del rito della lavanda dei piedi

Il Giovedì Santo, nella piccola comunità di san Nicola de Legistis, è stato vissuto in modo diverso. Durante la messa, al rito della lavanda dei piedi, hanno partecipato, facendo gli apostoli, gli ospiti di Villa Arcobaleno, la struttura residenziale per pazienti con patologie psichiatriche stabilizzate che si trova nella frazione del Comune di Limbadi.  È la prima volta che accade nella messa in Coena domini, tra i momenti più significativi, dove Gesù Cristo annuncia la sua passione, come viene raccontato dal vangelo secondo Giovanni. Un gesto carico di significati, di servizio ai più deboli e agli ultimi. Il Cristo che si fa servo, umile tra gli umili. Ed è con questo messaggio che il parroco don Michele Arena, ha fatto in modo che al rito potessero partecipare gli ospiti di Villa Arcobaleno. Durante la celebrazione li ha ringraziati per aver acconsentito al suo invito e insieme ai presenti della struttura sanitaria per la disponibilità manifestata, in particolare il responsabile Enzo Gradia che ha partecipato con altri operatori. Villa Arcobaleno nasce nel 2006 e fa parte della cooperativa Coriss (Cooperative riunite socio-sanitarie). Gli ospiti ormai sono parte della comunità e partecipano ai vari momenti di socialità sia religiosi che civili.

Nella sua omelia don Michele ha messo in luce alcuni significati e messaggi. “La solenne azione liturgica cui stiamo partecipando, ha sottolineato – ci introduce nei tre giorni centrali dell’intera storia umana con al centro il Gesù eucaristico”. Poi ha citato la frase tratta dal vangelo di Giovanni “li amò fino alla fine”. Continuando il sacerdote ha focalizzato l’attenzione dei fedeli sul significato dell’annuncio dell’estremo sacrificio da parte di Gesù, “in cui è lo steso Dio che offre sé stesso nella persona del figlio”, aggiungendo che l’ultima cena diventa il memoriale dello stesso sacrificio, l’atto eucaristico in cui avviene la transustanziazione e che ripete il sacrificio di Cristo: “La memoria cristiana non è mero ricordo, ma memoriale da celebrare come rito perenne, e l’eucarestia ha la capacità di rendere realmente presente il figlio di Dio. Il gesto è un grande insegnamento affinché quello che ho fatto io lo possiate fare anche voi”. Infine don Michele ha spiegato che la lavanda dei piedi ci mette di fronte “al paradosso dell’amore: il più grande si umilia fino a servire il più piccolo. Dio che si china, Dio che si piega verso ognuno di noi perché ci ama e si sacrifica per la nostra salvezza”. Alla fine della messa è stato distribuito il pene benedetto a tutti i partecipanti.

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