giovedì,Marzo 28 2024

‘A candelora, u ‘mbernu è fora: proverbi e tradizioni di un antico rito religioso

La data che segna simbolicamente la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera è densa di significati particolari e misteriosi

‘A candelora, u ‘mbernu è fora: proverbi e tradizioni di un antico rito religioso

Oggi, 2 febbraio, si festeggia la Candelora, una ricorrenza che ricorda la Presentazione di Gesù al tempio, a quaranta giorni dalla sua nascita. È una data che segna simbolicamente la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, in quanto a metà tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera e ricadente esattamente a quaranta giorni di distanza dal Natale. Ma il giorno della Candelora è una data che, più di altre, è densa di significati particolari e forse anche misteriosi.

Tradizionalmente viene considerato il giorno in cui si può capire come andrà il resto dell’inverno in base alle condizioni meteo. Trattandosi di un giorno a metà tra inverno e primavera, si pensa, ad esempio, che se in questa giornata il tempo sarà bello, allora siamo ormai fuori dall’inverno. Molti sono inoltre i proverbi che hanno come tema questa ricorrenza e, si sa, i proverbi sono gocce di saggezza distillate attraverso attente osservazioni e continue verifiche condotte nel corso dei secoli. Quelli che  fanno riferimento a questa giornata sono tanti, ma dalle nostre parti il più conosciuto è quello che recita: «‘A Candilora u ‘mbernu è fora, ma si nesci u lupu d’ ‘a tana, dici che ci voli quaranta iorni ancora».

La prima parte del famoso detto popolare è più un auspicio che una constatazione e contiene forse un’eccessiva dose di ottimismo, stemperato dalla seconda parte del proverbio che  invita a prendere “cum grano salis”, con la dovuta cautela, la prima parte, dal momento che, come dice il lupo (che è cattivo solo nelle favole ma in questo caso rivela un’insospettata saggezza), ancora abbiamo davanti tutto fevraru, mese notoriamente  “curtu e amaru”, e buona parte del mese di marzo.

Il nome Candelora si deve al fatto che, in questo giorno, in chiesa, dopo la Messa, si benedicono le candele, che divengono luce che illumina e toglie dalle tenebre del male, dal pericolo e quindi dalla morte. Dopo la benedizione, i ceri vengono conservati nelle abitazioni dei fedeli per essere riutilizzati durante le calamità oppure nell’assistenza di una persona gravemente malata o nell’attesa di qualche caro che è ancora assente. Per questo motivo, terminato il rito religioso, la candela si porta a casa e si custodisce quasi come un oggetto sacro. In tempi non molto remoti era usanza, per allontanare il maltempo, accendere la candela benedetta della Candelora e recitare le preghiere per tenere lontano i fulmini e le burrasche. Alcune volte funzionava, altre meno, ma l’importante era crederci.

Anticamente, quando  il confine tra fede e superstizione era molto labile, nel giorno della Candelora era anche possibile verificare se una persona era colpita da malocchio, in quanto si credeva che in questo giorno le forze malefiche, grazie alla Candelora, abbandonassero le abitazioni. Ma in Calabria il 2 febbraio è anche il giorno che richiama l’arrivo del Carnevale, per cui è facile ritrovarsi per festeggiare e gustare piatti a base di carne di maiale, in previsione del giorni di “magro” che arriveranno nel periodo di Quaresima (ma, di questi tempi, bisogna fare attenzione ad evitare assembramenti; accendere la candela per tenere lontano il virus… potrebbe non bastare).

Quest’anno, con un’umanità ancora in preda alla paura e all’angoscia e in presenza di una crisi economica che morde, le candele della Candelora avranno un significato particolare: in molti vedranno in esse una luce di speranza per illuminare un periodo profondamente buio.

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