giovedì,Marzo 28 2024

Droga: operazione Handover, giovane di Limbadi lascia il carcere

E’ coinvolto insieme ad altro indagato di Joppolo per l’acquisto di un chilo di marijuana da personaggi di Rosarno

Droga: operazione Handover, giovane di Limbadi lascia il carcere

Il Tribunale  del Riesame di Reggio Calabria, accogliendo parzialmente le argomentazioni proposte  dall’avvocato Francesco Capria, ha disposto la sostituzione della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari nei confronti di Piero Schimio, 26 anni, di Mandaradoni di Limbadi.
Schimio era stato raggiunto da un’ordinanza emessa dal gip lo scorso 20 aprile, nell’ambito dell’operazione denominata Handover-Pecunia Olet, condotta dalla Dda di Reggio Calabria che ha colpito il clan Pesce di Rosarno.
All’indagato viene contestato, in concorso con Giovanni Burzì, 31 anni, di Joppolo, di aver detenuto e trasportato un chilo di sostanza stupefacente, del tipo marijuana, acquistata dai rosarnesi Giuseppe Cacciola, 34 anni, e Antonino Pesce, 28 anni, tramite la mediazione di Salvatore Corrao. Il reato si sarebbe consumato a Rosarno il 13 gennaio 2018. Sarebbe stato Corrao, secondo l’accusa, a mettere in contatto i fornitori, Giuseppe Cacciola (cl. ’87) e Antonino Pesce (cl. ’93), con Giovanni Burzì, intenzionato ad acquistare dieci chili di marijuana, riconoscendogli una provvigione pari a 100 euro per ogni chilo comprato. Giuseppe Cacciola e Antonino Pesce, dopo aver preparato una confezione da un chilo di droga, l’avrebbero “consegnata a Giovanni Burzì e Piero Schimio, con i quali era stato organizzato un incontro tramite Salvatore Corrao”. [Continua in basso]

L’avvocato Francesco Capria, dopo una dettagliata e minuziosa ricostruzione dei fatti contestati al proprio assistito, ha sostenuto  l’estraneità dell’ indagato rispetto all’addebito contestatigli. Il difensore aveva,  tra l’altro, evidenziato l’ insussistenza di un pericolo concreto ed attuale di recidiva e, pertanto, ne aveva chiesto l’immediata scarcerazione. Il Tribunale della Libertà ha parzialmente annullato il provvedimento cautelare, sostituendo la misura cautelare con gli arresti domiciliari.

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