giovedì,Marzo 28 2024

Stefanaconi: ordinanza di demolizione per il padre del sindaco, il Comune davanti al Tar

La giunta comunale decide di affidarsi ad un legale per difendere gli interessi dell’ente, atteso che Nicola Solano si è rivolto ai giudici amministrativi. Si astiene per “conflitto di interessi” il primo cittadino. Ecco tutti i dettagli della singolare vicenda

Stefanaconi: ordinanza di demolizione per il padre del sindaco, il Comune davanti al Tar
Il Comune di Stefanaconi ed il sindaco Salvatore Solano
Il Tar di Catanzaro

Si va davanti al Tar di Catanzaro per discutere dell’ordinanza di demolizione emessa dal responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Stefanaconi, Giuseppe Matina, il 22 novembre scorso nei confronti di Nicola Solano, padre del sindaco (nonché presidente della Provincia di Vibo) Salvatore Solano. Proprio Nicola Solano, infatti, ha deciso di ricorrere ai giudici amministrativi per contestare la legittimità dell’ordine di demolizione e riduzione in pristino dello stato dei luoghi per delle opere realizzate – secondo l’ufficio tecnico del Comune di Stefanaconi ed i carabinieri della Stazione di Sant’Onofrio – in assenza di titoli abilitativi in via Caduti in Guerra (che fa ad angolo con via Giovanni XXIII) dove è stata riscontrata: una tettoia metallica posta su quattro pali in ferro di 3,35 metri per 4,20 circa e un’altezza dal suolo di circa 2,30 metri; un manufatto in muratura di recente realizzazione, dalle dimensioni di 12,70 metri di lunghezza, 5,38 di larghezza ed un’altezza di 2,20 metri, adibito a laboratorio artigianale di falegnameria e deposito; un manufatto in legno adiacente alla struttura delle dimensioni totali di 5,45 metri di lunghezza e 3,15 metri di larghezza, con un’altezza di 1,90 metri; una cassetta in legno delle dimensioni totali di 2,05 metri di larghezza e una lunghezza di 1,90 metri e un’altezza dal suolo di 2,20 metri. La cassetta era fissata ed ancorata su una base metallica rimovibile. [Continua in basso]

Il Comune di Stefanaconi

Tutte le opere in questione – per come si legge nell’ordinanza di demolizione – sono risultate “prive del titolo edilizio”. Preso quindi atto che “la realizzazione delle opere abusive ha determinato nel complesso una trasformazione urbanistica-edilizia del territorio con durevole modifica dello stato dei luoghi” era stato ingiunto a Nicola Solano, residente in via Giovanni XXIII n. 22 (stesso indirizzo e stesso immobile in cui risiede anche il sindaco Salvatore Solano), di provvedere “alla demolizione delle opere realizzate in assenza di titoli abilitativi a proprie cure e spese”. L’edificio dei Solano è posizionato ad angolo su due vie: via Giovanni XXIII e via Caduti in Guerra. Nicola Solano, padre del sindaco, ha però deciso di resistere in giudizio impugnando dinanzi al Tar l’ordinanza di demolizione.

Il conflitto di interessi di Salvatore Solano

Salvatore Solano

Stando così le cose, la giunta comunale di Stefanaconi ha deciso di resistere in giudizio contro il ricorso di Nicola Solano (padre del sindaco) al Tar finalizzato ad ottenere l’annullamento dell’ordinanza di demolizione emessa dal responsabile dell’ufficio tecnico. La giunta comunale, quindi, ha deciso di condividere la legittimità dell’ordinanza di demolizione, ritenendo dunque abusive le opere realizzate da Nicola Solano, padre del sindaco. Ha di conseguenza anche deliberato di demandare al responsabile del servizio tecnico del Comune di adottare i conseguenti adempimenti di competenza, ivi “compresa la nomina e il conferimento dell’incarico legale per la difesa e la resistenza in giudizio dinanzi al Tar a tutela dei diritti ed interessi del Comune di Stefanaconi”.

Nella stessa delibera di giunta è dato quindi leggere che il mandato a resistere in giudizio viene sottoscritto dal vicesindaco Fortunato Cugliari, “attesa la sussistenza del conflitto di interessi a carico del sindaco” Salvatore Solano. Il primo cittadino, infatti, al momento del voto su tale delibera si è “allontanato in considerazione del conflitto di interessi nella vicenda oggetto del presente deliberato, riguardante – si legge nella delibera – un suo congiunto entro il quarto grado”. La delibera di giunta per resistere al Tar contro il ricorso di Nicola Solano, quindi, è stata votata dal vicesindaco Fortunato Cugliari e dall’assessore Emanuele Franzè, mentre il sindaco Salvatore Solano si è allontanato al momento del voto. In sostanza, il Comune di Stefanaconi dovrà dare mandato ad un legale (e pagarlo con soldi pubblici, cioè di tutti i cittadini di Stefanaconi) per difendere in giudizio una sua ordinanza di demolizione contro il padre del sindaco e per un immobile posizionato ad angolo su due vie: via Caduti in Guerra e via Giovanni XXIII. E proprio in tale ultima via, allo stesso indirizzo e nello stesso immobile, risiedono padre e figlio: uno destinatario dell’ordinanza di demolizione (Nicola Solano), l’altro costretto ad astenersi per “conflitto di interessi” (il sindaco Salvatore Solano).

Da ricordare che copia dell’ordinanza di demolizione dell’Ufficio tecnico del Comune di Stefanaconi  è stata inviata alla Prefettura di Vibo Valentia, alla Procura, al presidente della Giunta regionale, allo stesso sindaco del Comune di Stefanaconi Salvatore Solano, al segretario comunale, alla polizia municipale per la verifica dell’osservanza della stessa, ai carabinieri della Stazione di Sant’Onofrio, al Dipartimento lavori pubblici della Regione Calabria. [Continua in basso]

Solano a giudizio e la Provincia parte civile

Il prefetto Roberta Lulli e il presidente Salvatore Solano

Non è la prima volta, in ogni caso, che Salvatore Solano è costretto ad astenersi da delibere di giunta per “conflitto di interessi”. Nel procedimento penale nato dall’operazione “Petrol Mafie” che ha portato all’arresto per associazione mafiosa di due suoi cugini – Giuseppe ed Antonio D’Amico – e che vede a giudizio lo stesso presidente della Provincia Salvatore Solano (accusato di estorsione elettorale, corruzione e turbata libertà degli incanti, in tale ultimo caso con l’aggravante mafiosa), la Provincia di Vibo Valentia ha infatti deciso di costituire l’ente parte civile. La delibera di costituzione quale parte offesa è stata firmata dall’allora vicepresidente dell’ente Domenico Anello, con l’astensione quindi di Salvatore Solano, rimasto al suo posto nonostante la richiesta di dimissioni giunta da più parti. Una vicenda, quest’ultima (il rinvio a  giudizio del presidente anche per reati aggravati dalle modalità mafiose), per la quale ad oggi la Prefettura di Vibo Valentia non ha inteso inviare alla Provincia alcuna commissione di accesso agli atti onde accertare eventuali infiltrazioni mafiose o condizionamenti nella vita dell’ente.

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