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Operazione Odissea: nessun risarcimento per ingiusta detenzione a imputato assolto

La Cassazione ha respinto il ricorso ritenendo che un 54enne di Ionadi abbia dato causa con colpa grave all'adozione della misura cautelare a suo carico

Operazione Odissea: nessun risarcimento per ingiusta detenzione a imputato assolto

Nessun risarcimento per ingiusta detenzione nei confronti di Giuseppe Pandullo, 54 anni, di Ionadi, rimasto coinvolto nel settembre del 2006 nell’operazione denominata “Odissea” e poi assolto dal Tribunale di Vibo Valentia il 19 aprile 2016 “perché il fatto non sussiste” (assoluzione irrevocabile dal 18 aprile 2017). La quarta sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso di Pandullo avverso la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro del 16 febbraio dello scorso anno con la quale è stata respinta la domanda di riparazione per ingiusta detenzione in relazione alla misura della custodia cautelare in carcere patita dal 13 settembre 2006 al 25 maggio 2007 in esecuzione di ordinanza del gip distrettuale relazione ai reati di estorsione aggravata, usura aggravata e tentata estorsione, misura poi sostituita dal 25 maggio 2007 con quella degli arresti domiciliari e successivamente dall’1 ottobre 2007 con quella dell’obbligo di dimora nella provincia di Milano. La Cassazione ha ritenuto infondati i motivi del ricorso in quanto il “giudizio per la riparazione dell’ingiusta detenzione è del tutto autonomo rispetto al giudizio penale di cognizione, attenendo ad un piano d’indagine differente e deve valutare il comportamento dell’interessato alla luce del quadro indiziario su cui si è fondato il titolo cautelare”.

Nel caso di specie, ad avviso della Suprema Corte “prestare una non esigua somma di denaro (pari ad euro 16.000,00, di cui circa euro 1.000,00 in contanti e la restante parte in assegni) ad un soggetto di cui conosceva le difficoltà economiche e con cui non aveva precedenti rapporti (se non occasionali e superficiali (come dichiarato nel corso dell’interrogatorio dinanzi al gip) ha ingenerato l’apparenza di una prestazione di denaro a tassi usurai, sospetto avvalorato dalla circostanza che tra le parti vi era stato un complicato scambio di assegni e che il Pandullo aveva dichiarato di temere il controllo della Finanza”. Il giudice della cautela, quindi, valutando il compendio probatorio sussistente al momento dell’adozione della misura cautelare, ha quindi ritenuto che l’odierno ricorrente abbia dato causa con colpa grave all’adozione ed al mantenimento della misura cautelare a suo carico”. Da qui il rigetto del ricorso per ottenere il risarcimento dallo Stato ingiusta detenzione.
Pandullo nel processo “Odissea” è stato assolto in via definitiva dall’accusa di estorsione aggravata ed usura nei confronti dell’imprenditore di Briatico (ed attuale testimone di giustizia) Giuseppe Grasso.

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