sabato,Aprile 27 2024

Vibo, imprenditore morto al Pronto soccorso: «Mio marito si sarebbe potuto salvare» – Video

La testimonianza della moglie di Giuseppe Giuliano, il 77enne deceduto giovedì allo Jazzolino: «Non è giusto morire su una lettiga solo e senza cure»

Vibo, imprenditore morto al Pronto soccorso: «Mio marito si sarebbe potuto salvare» – Video
Anna Maria Rombolà, moglie di Giuseppe Giuliano

«Mio marito si sarebbe potuto salvare se solo i medici avessero capito la gravità della situazione». Sono parole cariche di rabbia e piene di perché quelle che da tre giorni tormentano Anna Maria. Suo marito Giuseppe Giuliano, 77 anni, noto imprenditore turistico di Ricadi nel Vibonese, è morto giovedì sera allo Jazzolino in circostanze che i carabinieri, su ordine della Procura di Vibo Valentia, accerteranno. I familiari dell’uomo hanno infatti sporto denuncia per capire la causa del decesso. «Non è giusto morire su una lettiga del Pronto soccorso da solo e senza cure», racconta in lacrime la moglie. Questa mattina è stata ascoltata dai carabinieri che stanno indagando sul presunto caso di malasanità allo Jazzolino.

Anna Maria ricorda quel maledetto giovedì: «Mio marito lamentava dolori a una gamba, era spossato e perdeva conoscenza. Abbiamo capito la gravità della situazione. Dovevamo portarlo al pronto soccorso». I figli allertano quindi l’ambulanza, ma è occupata, quindi decidono di trasportare il padre in auto. Alle 15 l’arrivo al pronto soccorso dello Jazzolino. I familiari vengono allontanati. «Non potete entrare, non si preoccupi signora, ci pensiamo noi», le parole rassicuranti di un medico. Invano la moglie tenta di indirizzarli a quella gamba che si presentava malconcia. «Alle 17.45 l’ultimo contatto telefonico con mio marito, aveva freddo. Abbiamo chiesto una coperta che gli è stata messa».

Poi il silenzio interrotto alle 19: «Ho visto un medico avvicinarsi a mio figlio. L’ho visto sbiancare, mi sono avvicinata. Mio marito era morto. Due terribili parole. Non ci credevo. Non era possibile. Come era morto? Perchè? Nessuna risposta. Ci hanno accompagnato in quella stanza fredda. Mio marito è morto ancor prima di avere eseguito la Tac. Lo hanno parcheggiato in una sala del pronto soccorso, ed è morto da solo, dopo 4 ore di attesa».

I quattro figli dell’imprenditore non si danno pace: «Si può morire così?» si domanda Fabrizio. «Mio padre aveva sconfitto un tumore, era stato operato a Milano, aveva ripreso a vivere. La sera prima – ricorda il figlio – stava bene. Aveva chiacchierato con i clienti del ristorante. Era felice». Chiedono giustizia: «Vogliamo giustizia per noi, per quelli che sono morti prima di mio marito e per quelli che moriranno dopo di lui», denuncia la moglie che si domanda: «Hanno fatto il possibile per salvarlo o era giunta la sua ora? Ma se così fosse, perchè mio marito è morto in una sala del pronto soccorso e non in un reparto di rianimazione?».

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