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Gestione a Vibo delle società di Franco Barba: reati prescritti anche per la Cassazione

La Suprema Corte rigetta il ricorso della Procura generale di Catanzaro e conferma la sentenza di secondo grado

Gestione a Vibo delle società di Franco Barba: reati prescritti anche per la Cassazione
Franco Barba

La seconda sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura generale di Catanzaro avverso la sentenza della Corte d’Appello emessa a dicembre dello scorso anno nei confronti di Franco Barba, 61 anni, di Vibo Valentia, e del figlio Vincenzo, di 37 anni, nell’ambito di un’inchiesta relativa alla gestione delle società di famiglia. In particolare, Franco Barba in primo grado era stato condannato a 4 anni e 6 mesi, ma con esclusione delle aggravanti mafiose. Per Vincenzo Barba era stata invece dichiarata la prescrizione dei reati. Avverso tale sentenza aveva proposto appello la Dda di Catanzaro affinchè venisse riconosciuta l’aggravante mafiosa, così differendo i termini di prescrizione dei reati. La Corte d’Appello aveva però rigettato l’impugnazione della Dda dichiarando la prescrizione dei reati contestati anche a Franco Barba. La Corte d’Appello aveva poi rigettato l’appello proposto contro Vincenzo Barba, confermando la sentenza di primo grado e quindi la prescrizione nei suoi confronti. Era stata così disposta anche la restituzione dei beni oggetto di sequestro e confiscati in primo grado (cooperativa “Eurobulding due”). La Procura generale ha quindi impugnato in Cassazione il verdetto della Corte d’Appello, ma anche la Suprema Corte ha confermato il verdetto di secondo grado. Entrambi gli imputati erano difesi dall’avvocato Diego Brancia. La Procura generale di Catanzaro aveva chiesto in appello la condanna per Franco Barba ed il figlio Vincenzo a 6 anni di reclusione ciascuno. In primo grado l’esclusione dell’aggravante mafiosa aveva consentito di dichiarare la prescrizione per il reato di sottrazione fraudolenta dei valori. Il procedimento era nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro sull’intestazione fittizia dei beni di Franco Barba e sulle presunte minacce agli amministratori giudiziari.
Il procedimento penale è stato iscritto nel registro delle notizie di reato l’8 gennaio 2009, ma l’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della Dda di Catanzaro è arrivato solo dieci anni dopo, nel marzo 2019. Franco Barba si trova attualmente imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott e nei suoi confronti la Dda di Catanzaro ha chiesto la condanna a 21 anni di reclusione.

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