Rinascita Scott: 30 anni a Vibo al boss di Zungri Giuseppe Accorinti
Accolta in pieno dal Tribunale la richiesta della Dda di Catanzaro nel processo stralcio per uno dei principali esponenti dei clan vibonesi
Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia nell’ambito dell’operazione Rinascita Scott ha condannato a 30 anni di reclusione il boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, di 64 anni, riconoscendolo colpevole del reato di associazione mafiosa – in qualità di promotore dell’omonimo clan e del “locale” di ‘ndrangheta di Zungri -, nonché dei reati di narcotraffico, detenzione illegale di armi, estorsione. Anche la Dda di Catanzaro con i pm Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli aveva chiesto la condanna a 30 anni per Peppone Accorinti, la cui posizione era stata separata dagli altri imputati del maxiprocesso in quanto un giudice del Collegio si era già espressa in ordine alla sua figura nelle motivazioni della sentenza Nemea contro il clan Soriano di Filandari. Per quattro capi d’imputazione, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere poichè il giudizio non può essere per mancanza di querele dalle parti offese (un degli effetti della “riforma” Cartabia). Disposta anche la confisca dell’impresa individuale “La villetta” di Olga Vallone con relativo compendio aziendale, oltre all’impresa individuale “Accorinti Giuseppe Antonio” e relativo compendio aziendale e un macchinario agricolo. La condanna a 30 anni di reclusione per Giuseppe Accorinti era stata motivata dalla Dda di Catanzaro con l’attribuzione di un ruolo di vertice (oltre che di promotore) non solo del “locale” di ‘ndrangheta di Zungri, ma anche dell’intera criminalità organizzata del Vibonese ponendolo accanto al capo “Crimine” Luigi Mancuso, a Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona (condannato a 30 anni di reclusione nel maxiprocesso) ed a Rocco Anello di Filadelfia (coinvolto nell’inchiesta Imponimento). Per Giuseppe Accorinti anche la contestazione di aver promosso e diretto un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, oltre alla commissione di estorsioni, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e altri reati. Un boss di prima grandezza dell’intera ‘ndrangheta calabrese – secondo gli investigatori dell’Arma, gli inquirenti della Dda di Catanzaro ed ora anche i giudici del Tribunale di Vibo (in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza – capace di dettare “legge” nell’intera area del Monte Poro ma anche di confrontarsi alla pari con i temibili clan di Rosarno o altre consorterie di ‘ndrangheta della regione. Nei suoi confronti nel parallelo processo in Corte d’Assise a Catanzaro, Giuseppe Accorinti è stato invece condannato alla pena dell’ergastolo per il duplice omicidio (“lupara bianca”) di Roberto Soriano di Filandari e Antonio Lo Giudice di Piscopio. “Quella definita con la sentenza odierna è solo una prima verifica,siamo fiduciosi per sviluppi positivi in appello”. Questo il sintetico commento rilasciato dai difensori di Giuseppe Accorinti, gli avvocati Luca Cianferoni ed Elisabetta Ascone, alla lettura della sentenza con la condanna a 30 anni di reclusione.
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