venerdì,Maggio 3 2024

Imponimento, a Pizzo un «patto di cooperazione» tra gli imprenditori Stillitani e le cosche

I villaggi turistici napitini diventano affare per la ‘Ndrangheta, così come la campagna elettorale per l'ex assessore regionale Francescantonio Stillitani diventa incombenza dei sodalizi criminali. Ecco quanto emerge dalla requisitoria del processo

Imponimento, a Pizzo un «patto di cooperazione» tra gli imprenditori Stillitani e le cosche
Il Garden e l'imprenditore Stillitani

di Alessia Truzzolillo

Lo definisce un «patto di cooperazione» quello tra gli imprenditori di Pizzo Emanuele e Francescantonio Stillitani e le cosche di riferimento. Di più, nel corso della requisitoria del processo Imponimento, istruito dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Anello-Fruci e i suoi sodali, il pubblico ministero Antonio De Bernardo ritiene che la «contestazione di concorso esterno per gli Stillitani è stata troppo prudente». Spiega, nel corso della sua lunghissima requisitoria come si fosse creato tra gli imprenditori e la ‘ndrangheta quello che in gergo tecnico viene definito un rapporto sinallagmatico. In una parola un rapporto di reciproco vantaggio: «Ha un problema Stillitani si rivolge alla cosca, ha un problema la cosca si rivolge a Stillitani». E chi si mette in mezzo, citando Manzoni, è un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.

Gli affari delle cosche

I villaggi turistici degli Stillitani diventano affare per le cosche, così come la campagna elettorale per l’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani diventa incombenza delle cosche e altrettanto tutti coloro che si mettono in mezzo agli interessi degli imprenditori. Come è il caso di Michele Marcello e di sua figlia, due persone che il pm non esita a definire «fiaccate dai maltrattamenti subiti». Due vasi di coccio che hanno testimoniato al processo con voce rotta e gli occhi ancora segnati dalle traversie. Due imprenditori che avevano il desiderio di creare un lido, un chiosco sulla spiaggia ma hanno avuto la sventura di piazzarlo andando a intralciare – è la tesi accusatoria – le attività del villaggio di Pizzo. Pizzo e Maierato erano terra di conquista tra Mancuso e Cracolici. Uccisi i Cracolici i Mancuso si riprendono il loro potere. Rocco Anello soffriva che i Mancuso fossero arrivati fino a Pizzo da Limbadi e certamente non poteva accettare una situazione analoga nel villaggio turistico di Acconia, non certo dentro casa sua. Continua a leggere su LaCnews24.it

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