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«Siamo ancora qui ad aspettare che taglino la luce», il Sistema bibliotecario vibonese in attesa della fine nell’indifferenza degli Enti

L’ennesimo e disperato appello alla Regione e ai Comuni da parte delle due volontarie e dell'unica lavoratrice assunta: «Non si può accettare questo epilogo come un semplice colpo di spugna»

«Siamo ancora qui ad aspettare che taglino la luce», il Sistema bibliotecario vibonese in attesa della fine nell’indifferenza degli Enti

«Un mese esatto, oggi. Sono trascorsi 30 giorni da quando, lunedì 2 settembre, l’unica dipendente e le volontarie che per due anni hanno retto, gratuitamente e senza alcuna risorsa, le sorti del Sistema Bibliotecario Vibonese si ritrovavano davanti ai cancelli di Palazzo Santa Chiara… per non riaprire». Non una protesta quella messa in atto da Maria Luisa Mazzitelli, Beatrice Mirabello e Katia Rosi ma piuttosto «una scelta obbligata – scrivono in una nota -. Obbligata e sofferta, imposta dalle condizioni in cui per troppo tempo l’Ente ha versato, vessato dai debiti e dalle inchieste giudiziarie, certo, ma anche dall’indifferenza di molti decisori politici: nessuna risorsa, nessuna prospettiva né possibilità di dar vita ad una progettualità, il rischio di restare al buio da un giorno all’altro per una delle biblioteche più importanti della Calabria è davvero troppo».

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Il Sistema Bibliotecario Vibonese è finito al centro di un’inchiesta della Guardia di finanza lo scorso 21 maggio. Due ex dirigenti del servizio pubblico locale finanziato anche dalla Regione Calabria – Gilberto Floriani e Valentina Amaddeo  -, sono stati accusati di essersi appropriati, nel tempo, di ingenti somme di denaro destinandole, tra l’altro, a propri congiunti mediante il conferimento diretto di incarichi in palese conflitto di interesse, eludendo le disposizioni normative in materia di accesso al pubblico impiego.

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«Eppure negli ultimi due anni molto è stato fatto per cercare di rimettere ordine e di scongiurare il peggio: con sacrificio e abnegazione, i presidenti susseguitisi in questo difficile arco temporale (Corrado L’Andolina fino a dicembre 2022, e Fabio Signoretta da febbraio 2023) hanno lavorato insieme ai sindaci appartenenti al Sistema per far approvare i bilanci rimasti in sospeso (l’approvazione è di fatto avvenuta nel mese di febbraio di quest’anno) e per tracciare un quadro dettagliato – per come richiesto dalla Regione Calabria – della situazione debitoria e creditoria dell’Ente; contestualmente, seppur tra mille difficoltà, si è tentato di portare avanti (in forma necessariamente ridotta, a causa della totale assenza di risorse e di personale) le attività, i servizi e gli eventi che, in oltre 30 anni di storia, hanno reso il Polo culturale di Vibo Valentia un punto di riferimento per la Calabria e non solo», si legge ancora nella nota.

«Ma stando ad oggi, probabilmente tutto questo non è bastato – proseguono la dipendente e le volontarie -. Dal 2 settembre in moltissimi stanno dimostrando con forza, e attraverso mezzi diversi, il proprio sconcerto, il dispiacere, la preoccupazione per il destino del Sistema Bibliotecario Vibonese: solidarietà e vicinanza è giunta dalle maggiori istituzioni bibliotecarie calabresi, attonite davanti all’immobilismo istituzionale nei confronti dei problemi che riguardano la cultura».

Numerose le associazioni, come L’Osservatorio civico – Città attiva, che hanno lanciato il proprio appello per scongiurare la chiusura dell’Ente, consapevoli del fatto che sarà «l’incolpevole Comunità» a subire «i drammatici effetti dell’ennesima sottrazione di un servizio» (così Francesca Guzzo, referente dell’Osservatorio); e poi i dirigenti scolastici di Vibo e provincia, che non vogliono arrendersi alla triste realtà che anche le istituzioni scolastiche possano rimanere orfane di un servizio fondamentale, di crescita ed arricchimento per bambini, ragazzi, docenti.

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Accorato ed incisivo il grido d’allarme della Sezione Calabria dell’Associazione Italiana Biblioteche (Aib) che, nella persona del suo presidente, Raffaele Tarantino, ha scelto di sottolineare in una lettera aperta datata 3 settembre 2024 (ed inviata anche al Prefetto di Vibo Valentia e al Presidente della Regione Calabria) come il Sbv sia «un bene di tutti, in quanto alimenta le sorgenti della vita, della convivenza civile, della conoscenza e del dialogo», e ha invitato «le istituzioni competenti a sedersi intorno a un tavolo, anche col supporto dell’AIB, per trovare una soluzione che salvi il Sbv».

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«Ma sono anche e soprattutto i liberi cittadini di Vibo e provincia a sentirsi traditi da una politica che sembra essere cieca davanti a tanto scempio… cittadini di ogni età, provenienza, estrazione sociale, privati in un attimo non solo di un luogo di incontro e crescita, ma di un baluardo di democrazia e legalità, un presidio fondamentale in una terra nella quale poco si ha e ancora meno si rischia di ottenere. Insomma, tutti sembrano riconoscere il valore del Sistema Bibliotecario Vibonese e preoccuparsi del suo destino. Un po’ meno le istituzioni, che in questo mese, laddove si sono mosse, lo hanno fatto a rilento e forse senza troppa convinzione», continua la nota.

Poi Mazzitelli, Mirabello e Rosi concludono: «Insomma, in una regione in cui si lotta ogni giorno per scongiurare la “fuga di cervelli” e lo spopolamento, nella quale si usa per fare propaganda la creazione di nuovi posti di lavoro (spesso fantasma), si può davvero accettare che venga scritta la parola fine sulla storia dell’ennesimo Ente riconosciuto come valido, utile a tutti, funzionante ed attivo, e che se messo a regime potrebbe tra l’altro offrire opportunità di lavoro in moltissimi ambiti a tanti giovani che vorrebbero restare in Calabria? Ma soprattutto viene da domandarsi: ogni Ente che si trova oggi in una situazione di dissesto finanziario ha come proprio unico destino naturale la chiusura? E poi, quanti Comuni, aziende, enti pubblici travolti da inchieste giudiziarie sono stati costretti, ad oggi, ad interrompere le proprie attività? È giusto, non si può cancellare tutto con un colpo di spugna: le situazioni passate devono essere sanate, i debiti onorati, e la giustizia deve fare il proprio corso, ma il Sbv non è solo il suo passato, e può meritare di avere un futuro nuovo».  

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