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Gli “chiudono” l’acqua dopo 120 anni: 19 famiglie di Tropea a secco da mesi denunciano il sindaco di Drapia – VIDEO

Il disservizio scaturisce da un rimpallo di competenze dopo il passaggio della condotta della fonte Gasponi dallo storico proprietario Ferrovie dello Stato al Comune limitrofo che avrebbe modificato e deviato la conduttura

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C’è chi per farsi una doccia deve attraversare i comuni, chi si arrangia con le autobotti e chi si lava grazie alla generosità di amici o parenti. Succede a Tropea, nel condominio “ex alloggi Ferrovie dello Stato” in viale Tondo, dove da mesi 19 famiglie vivono senz’acqua. L’unica fonte a cui si sono sempre affidate, la sorgente di Gasponi nel comune di Drapia, non alimenta più le loro case. Così, tra disagi, segnalazioni e diffide ignorate, è scattata la denuncia contro il sindaco di Drapia Alessandro Porcelli.

Tutto parte da un diritto di servitù che risale a più di cent’anni fa. Secondo i condomini, il Comune di Drapia avrebbe ignorato il loro storico diritto di attingere acqua dalla sorgente Gasponi, in uso da oltre 120 anni, da quando le Ferrovie costruirono l’acquedotto per servire proprio quelle palazzine. «È l’unica fonte d’acqua che abbiamo» spiega l’amministratore del condominio, Giorgio De Luca. «Quando sono arrivate le prime lamentele abbiamo pensato a un guasto, come succedeva in passato. Invece alla fonte abbiamo trovato tutto cambiato. La condotta è stata deviata e l’acqua finisce altrove».

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De Luca racconta di aver parlato direttamente con il sindaco Porcelli, il quale avrebbe giustificato l’intervento con una convenzione stipulata con le Ferrovie. «Il punto è che quell’accordo prevedeva anche un confronto con il Comune di Tropea, che invece non c’è mai stato» dice De Luca. «Così, da più di un mese, l’acqua arriva a singhiozzo, quando va bene».

Una situazione che non è più sostenibile, soprattutto per chi ha in casa persone anziane o con disabilità. «Io ho una sorella inferma e una nipote con ritardo psicomotorio – racconta una residente -. Devo lavarle più volte al giorno, altrimenti rischiano piaghe e infezioni. Stiamo spendendo soldi che non abbiamo per far arrivare le autobotti». C’è chi ha dovuto cercare ospitalità da parenti per lavarsi, come un’altra signora: «Domenica sono dovuta andare da mia cognata a Ricadi per farmi la doccia e fare le lavatrici. Vivo da sola e non so come andare avanti».

Il problema è iniziato a dicembre, con una graduale diminuzione del flusso, fino a quando l’acqua ha smesso del tutto di arrivare. A peggiorare la situazione, il fatto che tutto sia avvenuto – denunciano i residenti – senza preavviso, senza spiegazioni, e senza alcun tipo di assistenza. «Abbiamo fatto due diffide al Comune di Drapia, poi una denuncia per interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e deviazione delle acque» spiegano. «Ma da allora nessuna risposta. Il silenzio più totale».

Nel frattempo, il disagio coinvolge anche le attività commerciali della zona. Marco Schirripa, titolare di un B&B, racconta: «Abbiamo dovuto ricorrere a autobotti private per riempire le cisterne, ma c’è chi non ha nemmeno quelle. Gli ospiti arrivano e si aspettano un servizio dignitoso. E invece siamo costretti ad attingere ad autobotti, quindi pagando il servizio del rabbocco dei migliaia di litri di acqua delle nostre cisterne».

Anche lui, come gli altri, punta il dito sulla mancanza di comunicazione: «Abbiamo cercato un dialogo col Comune, ma nessuno ci ha mai risposto. Vorremmo solo un confronto umano e civile».

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