Reflui fognari nel torrente Trainiti dall’impianto di Triparni, il gup di Vibo archivia per sette indagati
Non regge dinanzi al giudice dell’udienza preliminare l’inchiesta della Procura. Prosciolti i rappresentanti del Corap e l’ex dirigente del Comune Adriana Teti

Non regge l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura di Vibo Valentia – sulla scorta di quattro informative della polizia municipale e di una della Guardia di finanza – per far luce su un inquinamento ambientale e sul sistema di depurazione e trattamento dei reflui fognari della stazione di sollevamento di Triparni. E’ quanto deciso dal gup del Tribunale di Vibo Valentia, Rossella Maiorana, che ha disposto il proscioglimento di 7 indagati. Si tratta di: Renato Bellofiore, 57 anni, di Gioia Tauro (difeso dall’avvocato Enrico Paratore); Enrico Mazza, 57 anni, di Catanzaro (avvocato Filippo Accorinti); Maria Alfonsa Farfaglia, 56 anni, di San Gregorio d’Ippona (assistita dall’avvocato Giovanni Vecchio); Filippo Valotta, 41 anni, di Vibo Valentia (avvocato Elisabetta Saffioti); Rosario Arconte, 58 anni, di Reggio Calabria (avvocato Emanuele Genovese); Enzo Sergi, 60 anni, di Melito Porto Salvo (avvocato Filippo Accorinti); Adriana Teti, 68 anni, di Vibo Valentia (difesa dall’avvocato Sonia Lampasi).
Per Farfaglia, Bellofiore, Sergi e Mazza, il gup ha disposto il non doversi procedere perché il fatto non costituisce reato. Per Arconte, Valotta e Teti il proscioglimento è invece con la formula “perché il fatto non sussiste”.
Le accuse franate
Secondo l’ipotesi accusatoria, che non ha retto al vaglio del gup, Bellofiore, Arconte, Mazza, Sergi, Farfaglia e Valotta dovevano rispondere del reato di gestione non autorizzata di rifiuti poiché in concorso materiale e morale tra loro avrebbero effettuato una gestione di rifiuti non autorizzata e, nello specifico, un illecito smaltimento di rifiuti liquidi costituiti da reflui fognari che, fuoriuscendo dalla stazione di sollevamento sita a Triparni finivano prima nel torrente Trainiti e poi da qui in mare. Per tale motivo, tali indagati dovevano rispondere anche del reato di inquinamento ambientale con una condotta che copriva l’arco temporale che andava dal 18 marzo 2021 al 22 febbraio 2022. Renato Bellofiore ed Enrico Mazza erano chiamati a rispondere in qualità di legali rappresentanti del Corap (ente gerente le stazioni di sollevamento dei reflui fognari del Comune di Vibo), Enzo Sergi doveva rispondere quale dirigente dell’area “Gestione reti” del Corap, Maria Alfonsa Farfaglia, che aveva la posizione più gravata, quale responsabile tecnico dei servizi depurativi del Corap, Rosario Arconte in qualità di coordinatore dell’area di gestione reti del Corap.
Nei confronti dei soli Renato Bellofiore ed Enrico Mazza, la Procura di Vibo ipotizzava poi il reato di inadempimento di contratto di pubbliche forniture in relazione alla convenzione stipulata tra il Corap e il Nucleo Industriale di Vibo riguardante “l’affidamento del servizio di raccolta, trattamento depurativo e smaltimento delle acque reflue del Comune di Vibo”.
Per la sola Adriana Teti, infine, era stato ipotizzato il reato di omissione di atti d’ufficio poiché, in qualità di dirigente del settore Ambiente del Comune di Vibo, a fronte delle criticità relative allo smaltimento dei reflui fognari, avrebbe omesso di sospendere e trattenere a carico del concessionario i corrispettivi per il periodo di inefficienza della stazione di sollevamento di Triparni, non applicando le relative penali previste dalla convenzione con il Corap. Atti che – secondo l’ipotesi accusatoria che non ha retto al vaglio del gup – dovevano essere compiuti senza ritardo per ragioni di igiene e sanità. Anche per la Teti il giudice ha deciso per il proscioglimento per insussistenza del fatto.