giovedì,Aprile 25 2024

“Rinascita-Scott”: decisioni del Riesame sul clan Lo Bianco

Libero un imprenditore di Lamezia al quale vengono mosse accuse in concorso con Pietro Giamborino e Luigi Incarnato

“Rinascita-Scott”: decisioni del Riesame sul clan Lo Bianco

Ancora tre decisioni del Tribunale del Riesame per gli arrestati dell’operazione “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. Torna in libertà l’imprenditore di Lamezia Terme Pino Cuomo, 40 anni, arrestato e finito ai domiciliari lo scorso 19 dicembre, difeso dall’avvocato Mario Murone. L’imprenditore, in qualità di amministratore unico e titolare del 90% delle quote della società “Gemes srl”, nonché amministratore unico della società “P&P Group srl”, secondo l’accusa avrebbe chiesto nel febbraio del 2018 all’ex consigliere regionale Pietro Giamborino di attivarsi al fine di influenzare illecitamente il corso della procedura amministrativa per la realizzazione, a Paola, di un centro di accoglienza straordinario per migranti richiedenti asilo.

In cambio avrebbe promesso e poi consegnato del denaro all’ex consigliere regionale Giamborino. Quest’ultimo, secondo l’accusa, prima avrebbe accettato la proposta, poi le somme di denaro (non quantificate) come prezzo per la sua mediazione illecita sia verso Luigi Incarnato, commissario straordinario della Sorical, sia verso Roberto Perrotta, sindaco di Paola (non indagato nell’operazione “Rinascita”). Riguardo l’accusa di corruzione elettorale, i fatti si sarebbero svolti un mese prima della contestazione relativa al traffico di influenze illecite.
Incarnato – candidato del Pd alle politiche del 4 marzo 2018 – avrebbe offerto a Giamborino e Cuomo, che secondo l’accusa avrebbero accettato l’accordo, la propria disponibilità a favorire gli interessi economico/imprenditoriali di questi ultimi, interessati alla realizzazione del centro di accoglienza a Paola, presentandoli al sindaco e propiziando un incontro per l’illustrazione dell’iniziativa imprenditoriale di Cuomo. [Continua dopo la pubblicità]

Salvatore Morelli

Ordinanza di custodia cautelare in carcere confermata, invece, per Salvatore Morelli, 37 anni, di Vibo Valentia, attualmente irreperibile. Il Tribunale del Riesame ha in particolare confermato la misura cautelare per i reati di associazione mafiosa – in qualità di promotore insieme a Mommo Macrì e Francesco Antonio Pardea della ‘ndrina al cui vertice si sarebbe posto Domenico Camillò, 79 anni, di Vibo, dopo la scelta di Andrea Mantella di collaborare con la giustizia – estorsione (più capi di imputazione diversi per tale tipo di reato) aggravata dalle modalità e finalità mafiose. L’ordinanza è stata annullata invece dal Riesame per le contestazioni relative ai reati di danneggiamento, estorsione e detenzione illegale di armi. Morelli è difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo.

Lascia poi il carcere per gli arresti domiciliari Michele Lo Bianco, 72 anni, alias “U Ciucciu”, di Vibo Valentia. Già condannato in “Nuova Alba” a 4 anni ed 8 mesi per associazione mafiosa, nell’operazione “Rinascita-Scott” gli viene nuovamente contestato il reato di associazione mafiosa in un arco temporale diverso da quello della precedente operazione per la quale ha già scontato la condanna definitiva. E’ difeso dagli avvocati Michelangelo Miceli e Leopoldo Marchese. In “Rinascita”, Michele Lo Bianco viene accusato anche dal nuovo collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, che ha spiegato agli inquirenti come il 72enne (fratello del defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto “Sicarro”) continui a far parte dell’omonimo clan.

Carmelo Chiarella

Resta infine in carcere Carmelo Chiarella, 29 anni, di Vibo Valentia costituitosi dopo una settimana dalla retata dell’operazione “Rinascita-Scott” direttamente nel carcere di Catanzaro. Il Tribunale del Riesame ha confermato nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare. E’ difeso dall’avvocato Francesco Catanzaro. In particolare, Carmelo Chiarella è accusato del reato di associazione mafiosa (sarebbe stato alle dirette dipendenze di Salvatore Morelli, Mommo Macrì e Francesco Antonio Pardea) e di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di Antonio Del Giudice, titolare della concessionaria di moto di Vibo denominata “Motostore”. Il 14 dicembre 2016 dinanzi l’esercizio commerciale sono state trovate due cartucce di fucile. Per tale vicenda, in concorso con Carmelo Chiarella sono indagati anche: Vincenzo Mantella, Marco Startari, Rosario La Bella, Salvatore Morelli, Francesco Antonio Pardea, Raffaele Pardea. Sarebbe stato Carmelo Chiarella ad avanzare alla vittima una richiesta di denaro tra i mille ed i duemila euro da destinare ad una pluralità di soggetti non specificati, vincolandola al “rispetto” che intercorreva con il defunto Francesco Scrugli. Successivamente Carmelo Chiarella avrebbe mandava a dire all’esercente, per il tramite di un amico di quest’ultimo, di versare almeno la somma di 500 euro.

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