Lavori su A3 nel Vibonese: operazione “Chaos”, conclusi gli interrogatori
Il gip definisce il modus operandi degli indagati come scellerato, con opere sul tratto Mileto-Rosarno eseguite solo parzialmente e con gravi difformità rispetto ai progetti
Si sono conclusi gli interrogatori di garanzia degli indagati arrestati il 3 aprile scorso su ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, raggiunti da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Chaos” condotta dal pm Benedetta Callea che ha coordinato le indagini condotte sul “campo” dalla Guardia di finanza vibonese in relazione ad un sistema illecito messo in piedi attorno ai lavori autostradali nel tratto compreso fra gli svincoli di Mileto e Rosarno.
Il gip del Tribunale di Bergamo, Bianca Maria Bianchi, per rogatoria del gip vibonese, ha provveduto ad ascoltare gli arrestati (custodia in carcere): Gregorio Cavalleri, 66 anni, imprenditore, residente a Dalmine (Bg); Vincenzo Musarra, 64 anni, rappresentante legale ditta Cavalleri, di Verdello (Bg); Carla Rota, 55 anni, responsabile amministrativa della ditta Cavalleri, di Almè (Bg). I tre indagati hanno risposto alle domande del giudice cercando di chiarire tutti gli aspetti delle contestazioni che gli vengono mosse. Nessuno di loro, infatti, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Gregorio Cavalleri è assistito dall’avvocato Giuseppe Scozzari, mentre Carla Rota è difesa dagli avvocati Marina Zalin e Angela Adami. I legali hanno tenuto a sottolineare che molte delle contestazioni a loro avviso verranno chiarite “nel corso del dibattimento. Intanto possiamo solo dire – hanno affermato i due legali – che i reati contestati sono stati presumibilmente commessi fino a tre anni fa da parte di un soggetto, Gregorio Cavalleri, che è stato estromesso dall’azienda il 4 novembre 2014 e da parte di Carla Rota che è stata estromessa agli inizi del 2015 da una società sottoposta a controllo giudiziale in quanto ammessa a procedura concordataria e per fatti cristallizzati sia dal punto di vista documentale (tutti gli atti sono in possesso dell’autorità giudiziaria in quanto sottoposti a sequestro nel maggio 2016) nonchè cristallizzati dal punto di vista materiale, perchè l’autostrada è lì e può essere sottoposta a ogni genere di controllo”.
I difensori preannunciano quindi ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere un provvedimento più attenuato quale quello degli arresti domiciliari: “La misura cautelare in carcere nei confronti di Cavalleri e Rota –sostengono gli avvocati – anche alla luce della riforma dello scorso anno sulle misure cautelari ci sembra sproporzionata, considerando che i soggetti non sono pericolosi nè in condizioni di inquinare le prove. Carla Rota è incensurata e Gregorio Cavalleri è un soggetto che lo scorso anno ha dato un importante contributo di collaborazione alla Dda di Catanzaro che ha portato a una condanna e allo sviluppo di alcune indagini. Siamo fiduciosi nella magistratura, faremo ricorso al Riesame e certamente collaboreremo laddove ci verrà richiesto”. Nessun commento, in questa prima fase, da parte invece dell’avvocato di Vincenzo Musarra, Emilio Gueli di Bergamo. Anche Musarra è stato interrogato dal gip ed ha fornito la sua versione dei fatti respingendo le accuse al pari degli altri indagati ovvero Domenico Gallo, 61 anni, imprenditore, di Bovalino (carcere), Vincenzo De Vita, 45 anni, direttore operativo qualità materiali, residente a Tropea; Giovanni Fiordaliso, 47 anni, direttore dei lavori, di Reggio Calabria; Salvatore Bruni, 41 anni, direttore operativo-contabile, di Catanzaro; Consolato Cutrupi, 46 anni, funzionario Anas, Rup dei lavori, di Reggio Calabria; Antonino Croce, 37 anni, ispettore di cantiere, di Palermo.
Le ragioni del gip. Dall’esame dell’ordinanza del gip del Tribunale di Vibo, emergono intanto nuovi particolari sull’inchiesta “Chaos”. L’imprenditore di Bovalino, Domenico Gallo, ad esempio, è stato già attinto nell’ottobre 2016 da misura cautelare dal gip del Tribunale di Roma nell’ambito dell’operazione “Amalgama” relativo alla gestione dei lotti della T.a.v. Milano-Genova e della linea ferroviaria di superficie di Pisa. La gestione dei lavori autostradali sul tratto Mileto e Rosarno, ad avviso del magistrato, sarebbe stata invece a “dir poco disinvolta”, con la ditta Cavalleri di Dalmine che sarebbe intervenuta “illegittimamente potendo contare su una collaudata e sinergica rete di appoggi, ramificata a tutti i livelli compresa la sfera pubblica deputata ai controlli ed ai rilievi a tutela della vasta gamma di pubblici interessi sottesi – sottolinea il gip – alla realizzazione della macro-opera”.
In tale contesto, le intercettazioni poste alla base dell’inchiesta, secondo il magistrato permettono di ricostruire la “totale e consapevole regia di Gregorio Cavalleri finalisticamente orientata all’illecito arricchimento, seppur all’attualità non investito di alcuna carica nel gruppo Cavalleri”. Una figura “dominante”, quindi, quella dell’imprenditore bergamasco, perché da lui “promanano le direttive e gli ordini ai dipendenti aziendali impegnati a vario titolo nell’appalto”. L’imprenditore per i lavori nel tratto autostradale Mileto-Rosarno avrebbe inoltre goduto di “significative aderenze con i responsabili del progetto e con i vertici dell’Anas, con questi ultimi sistematicamente inclini ad abdicare alle proprie competenze”.
Il “sistema” illecito sul tratto vibonese dell’A3. La metodologia adottata dagli indagati si sarebbe quindi articolata ricorrendo ad un “sistematico computo di lavori non effettuati” o realizzato “solo parzialmente e con gravi difformità”. Non solo. Il gip, Gabriella Lupoli, sottolinea anche la “duplicazione dei costi” dell’importante opera pubblica, con risparmi di spese, l’occultamento dei ricavi, i mancati rilievi delle penali, le fasulle compensazioni di penali Anas con riserve apposte dall’impresa, falsificazione delle certificazioni, falsificazione dei registri di cantiere e della contabilità al fine di assicurare le condizioni della procedura liquidativa dei vari stati di avanzamento lavori”.
Un modus operandi che il gip non esita a definire come “scellerato” di cui alcuni degli indagati (l’ingegnere Cutrupi ed il direttore dei lavori per conto dell’Anas, Fiordaliso) sarebbero stati perfettamente consapevoli quanto alle “modifiche peggiorative che si stavano arbitrariamente apportando al progetto in fase esecutiva, con aggiustamenti di dati e conti”.
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