giovedì,Marzo 28 2024

Misure di Prevenzione: rigettata sorveglianza speciale per due vibonesi

Il Tribunale di Vibo Valentia ritiene assente il requisito della "pericolosità sociale attuale" ravvisata invece dalle forze dell’ordine

Misure di Prevenzione: rigettata sorveglianza speciale per due vibonesi

Rigettate dal Tribunale di Vibo Valentia, sezione “Misure di Prevenzione”, due proposte per l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per cinque anni, avanzate dalla Questura nei confronti di Antonio Pantano, 60 anni, nativo di San Calogero ma residente a Santa Maria di Ricadi, e Salvatore Emmanuele, 23 anni di Gerocarne. Nel primo caso i giudici hanno accolto le motivazioni avverso l’applicazione della sorveglianza speciale sostenute dall’avvocato Francesco Muzzopappa nell’interesse di Antonio Pantano (in foto) condannato il 18 maggio 2016 in Appello a Catanzaro a 2 anni e 10 mesi nel processo nato dall’operazione “Black money” condotta dalla Dda e scattata nel marzo 2013. In primo grado, al termine del rito abbreviato, Pantano era stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione.

Nel secondo caso, il Tribunale ha rigettato la proposta nei confronti di Salvatore Emmanuele, difeso dall’avvocato Pamela Tassone. Il giovane, già destinatario dell’avviso orale di pubblica sicurezza il 15 giugno 2015 e soggetto noto alle forze dell’ordine che lo ritengono “appartenente a famiglia ‘ndranghestista”, con precedenti per oltraggio a pubblico ufficiale e porto d’armi e oggetti atti ad offendere (coltelli), per il Tribunale non può essere inquadrato “all’interno delle categorie di pericolosità sociale previste dalla legge per la sorveglianza speciale”. La normativa ritiene infatti socialmente pericolosi “coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi”. Le condanne definitive per Salvatore Emmanuele (in foto in basso) fanno riferimento al solo reato di oltraggio a pubblico ufficiale commesso nel 2013 e gli altri cinque procedimenti pendenti sono puniti con contravvenzioni.

Tutti elementi che, ad avviso del Tribunale, sono insufficienti per formulare un giudizio di pericolosità sociale legato all’attualità. Su un arresto per furto aggravato, i giudici sostengono infine che nulla è stato prodotto dall’ufficio di Procura, “sicchè nulla è dato conoscere in ordine alle condotte attribuite ad Emmanuele”.

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