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Rimborsopoli: la Corte dei Conti condanna Alfonsino Grillo

L’ex consigliere regionale ritenuto responsabile di danno erariale. In sede penale si trova invece ancora sotto processo per peculato

Rimborsopoli: la Corte dei Conti condanna Alfonsino Grillo
Alfonsino Grillo
Alfonso Grillo
L’ex consigliere regionale Alfonso Grillo

E’ stato condannato al pagamento della somma di 50.056 euro Alfonsino Grillo, 53 anni, eletto nel 2010 consigliere regionale con la lista “Scopelliti presidente”, già sindaco di Gerocarne, poi coordinatore provinciale di Ncd ed attualmente con Forza Italia. E’ quanto deciso dalla Corte dei Conti che l’ha condannato per la vicenda dell’inchiesta “Rimborsopoli” che, in un separato procedimento penale, vede Alfonsino Grillo ancora sotto processo dinanzi al Tribunale di Reggio Calabria essendo stato rinviato a giudizio dal gip nel luglio del 2017 con l’accusa di peculato (secondo la Procura reggina avrebbe indebitamente percepito, appropriandosene, di somme di cui aveva la disponibilità in ragione del suo ufficio oppure documentando spese non conferenti al ruolo di consigliere regionale). La Corte dei Conti ha invece dichiarato prescritta per Alfonsino Grillo l’azione erariale relativamente al solo anno 2010.

Per i giudici contabili, i rimborsi dell’allora consigliere regionale sarebbero avvenuti a seguito di apposite istanze, ma indicando “unicamente l’entità degli esborsi sostenuti e da sostenere e, in modo del tutto generico, la tipologia della spesa distinta per una serie di aree (segreteria, contributi in favore di terzi, spese per esperti, iniziative sul territorio)”. Alle istanze presentata da Alfonsino Grillo non sarebbe mai stata allegata – secondo la Corte dei Conti – la relativa documentazione giustificativa, che non sarebbe stata consegnata nemmeno alla Guardia di Finanza” in sede di indagini penali. La sentenza potrà naturalmente essere appellata dall’interessato. Dal luglio 2004 al 7 aprile 2008, Alfonsino Grillo è stato anche consigliere provinciale di Vibo Valentia con Alleanza nazionale. Alle elezioni regionali del gennaio scorso, Alfonsino Grillo si è ricandidato a consigliere regionale con la “Casa delle Libertà” a sostegno di Jole Santelli, ottenendo 2.884 voti. Troppo pochi per essere rieletto. [Continua dopo la pubblicità]

Ricordiamo, invece, che dinanzi al giudice penale, Alfonsino Grillo si trova ancora sotto processo per il reato di peculato. E’ accusato di non aver prodotto alcuna pezza giustificativa per le spese sostenute. Oltre alle spese di gestione della segreteria, gli vengono contestate le spese per manifestazioni a carattere culturale per 2.500,00 euro nel gennaio 2011, le spese per esperti, non meglio indicati, per 3 mila euro e le spese per non meglio precisati convegni nel 2010 della lista Scopelliti o ancora manifestazioni a carattere culturale o fieristico.

Per il 2012 l’allora consigliere regionale Alfonsino Grillo avrebbe invece incassato rimborsi (29.850,00 euro) per una spesa – secondo la Procura – eccedente rispetto a quella effettivamente documentata (26.650,00 euro). Spese in molti casi ritenute dal giudice “non conferenti”. Anche per il 2012 le spese di segreteria di Alfonsino Grillo sarebbero tutte corrispondenti a cifre tonde: 2.300 euro per aprile e maggio, 1.200 euro per giugno, ecc. Per il giudice si tratta di “cifre indicate a caso, senza nessun appiglio alla realtà, come testimonia la non allegazione di una qualsiasi pezza d’appoggio”. Spese non conferenti vengono indicate le somme “per esperti” non meglio precisati: 3.900,00 euro;  illecita viene anche ritenuta l’erogazione di contributi in favore di terzi per 8.700,00 euro. Per il giudice “va da sé che eventuali liberalità che il consigliere regionale avesse voluto effettuare, avrebbe dovuto provvedervi con le proprie risorse finanziarie e non con quelle dei contribuenti calabresi”.

Per quanto riguarda il giudizio contabile, oltre ad Alfonsino Grillo la Corte dei Conti ha condannato anche l’ex capogruppo della lista “Scopelliti presidente”, Giovanni Bilardi, di 62 anni, di Reggio Calabria (senatore nel 2013, ex Dc, poi Ccd, poi nella Margherita, poi Grande Sud di Gianfranco Miccichè, quindi Ncd e da ultimo con Forza Italia), a pagare 313.208,90 euro a titolo di danno erariale. Dichiarata invece prescritta l’azione risarcitoria avviata nei confronti degli ex consiglieri regionali Claudio Parente e Salvatore Magarò.

Per Giovanni Bilardi, la contestazione accolta dai giudici è doppia: da un lato l’autoliquidazione, nelle vesti di capogruppo, di “spese non conferenti per acquisti vari, carburante, gadget, materiale informatico, pasti e rinfreschi istituzionali, noleggio auto e pullman, viaggi aerei e spese elettorali”; dall’altro i rimborsi a un collaboratore di fiducia che avrebbe agito “come una sorta di sua longa manus, al di fuori di qualsivoglia investitura formale”. Bilardi avrebbe liquidato al collaboratore “spese non giustificate per pasti, consumazioni occasionali, noleggio auto, parcheggio, traghetti, l’acquisto di un televisore e materiali di cancelleria, soggiorni in hotel e il cambio di pneumatici per l’auto”.

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