sabato,Aprile 27 2024

Buche, frane e allagamenti: l’apice del disastro sulle strade del Vibonese – Video

Il nostro viaggio sulle arterie provinciali che collegano i centri turistici della Costa degli dei: ovunque un senso di impotenza e precarietà

Buche, frane e allagamenti: l’apice del disastro sulle strade del Vibonese – Video

Quando si viene in Calabria si piange tre volte. Quando si arriva, quando si parte e quando si percorrono le strade. Il senso di questo nostro viaggio si può racchiudere in una parafrasi della celebre frase di Benvenuti al sud, la fortunata pellicola con Claudio Bisio e Alessandro Siani che esaltava vizi e virtù del meridione. Percorrere le arterie della nostra regione non deve essere un piacere per chi è abituato alla manutenzione che un qualsiasi Paese europeo effettua normalmente nel 2020. Eppure, un senso di precarietà, sospensione e impotenza accompagna chiunque si ritrovi a scansare voragini, crateri, frane e smottamenti che fanno da scenografia a ogni viaggio sulla rete viaria calabrese.

Prendiamo come esempio la provincia di Vibo Valentia: Madre Natura l’ha dotata di un patrimonio ambientale inestimabile, che la pone alla guida del turismo regionale. Tropea e Ricadi accolgono buona parte dei visitatori stranieri che ogni anno giungono in Calabria per godere di sole, mare e cibo. Peccato che sulla Costa degli dei e nei comuni limitrofi spostarsi da una località a un’altra può comportare non pochi disagi.

La sp 22 come una groviera

A Spilinga, capitale del prodotto calabrese più conosciuto al mondo – la ‘nduja -, il tratto di provinciale che costeggia il centro abitato potrebbe ben sposarsi con l’insaccato spalmabile, andando a formare un’accoppiata italo-svizzera vincente: l’aspetto, infatti, è quello di una groviera, con buche che sono diventate voragini e un cantiere che restringe la carreggiata al passaggio di un solo mezzo. Inutile dire che i lavori sono in corso ormai da settimane, ma di operai nemmeno l’ombra da un bel po’. «L’altro giorno sono venuti a fare dei rilievi, ma poi non ho visto più nessuno», ci informa un abitante della zona, smanioso di aggiungere un laconico «simu abbandunati!», che non guasta mai. Ma non finisce qui. La provinciale 22 prosegue verso Ricadi e anche qui, nei pressi dell’abitato, degli interventi compiuti in questi mesi restano ben visibili i segni, con il manto stradale tappezzato alla bell’e meglio, come nella migliore tradizione calabra, e buche che rischiano di far saltare pneumatici e nervi degli automobilisti.

L’acquitrino di Torre Marino

Ci spostiamo di qualche chilometro, sempre lungo la sp 22, e viaggiamo verso la capitale del turismo calabrese: Tropea. Lungo il rettilineo di località Torre Marino, a Ricadi, ci troviamo costretti a guadare una pozza di fango dove potrebbe nascondersi una colonia di alligatori. Il fenomeno si ripete da anni, a ogni precipitazione, senza che mai nessuno abbia pensato di risolverlo. È bene, dunque, armarsi di un mezzo anfibio e tanta pazienza, sperando sempre di non restare impantanati mentre si cerca di fuggire ai famelici rettili acquatici.

La provinciale crollata a Drapia

Si potrebbe anche rinunciare a passare per non compromettere l’automobile, ma per raggiungere l’ambita meta turistica è necessario conoscere a menadito le strade interpoderali che collegano i piccoli centri tra loro, in quanto l’altra provinciale, quella che collega Vibo Valentia alla Perla del Tirreno, la celebre sp 17 che nel corso degli anni ha lasciato sul campo numerose vittime, è chiusa al traffico nel territorio di Drapia. A causa delle recenti precipitazioni, infatti, una frana si è portata via parte della strada, che è finita nell’area residenziale di località Sant’Angelo invadendola di fango e detriti e arrivando anche a lambire un’abitazione, per fortuna ancora in costruzione.

Una rinascita rinviata

Nonostante avremmo ancora molto da scrivere, il nostro viaggio termina qui. Evitiamo di raccontare gli smottamenti incontrati ovunque, le cunette invase di erbacce e detriti che impediscono il defluire delle acque meteoriche e il senso di precarietà che ogni abitante prova al minimo rovescio. La Calabria continua ad accartocciarsi su se stessa e sull’incapacità di offrire servizi basilari per un paese che si definisce civile. E intanto la pioggia continua a cadere e a travolgere tutto, portando via con sé ogni velleità di rinascita di questa terra. Per la rivoluzione si aspettano tempi migliori (è proprio il caso di dirlo).

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