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Al Cinema Moderno di Vibo la compagnia teatrale di Villa Arcobaleno con “C’è da moriri”

Protagonisti gli ospiti della residenza psichiatrica e gli operatori della struttura con la collaborazione di alcuni attori della Compagnia teatrale sancalogerese

Al Cinema Moderno di Vibo la compagnia teatrale di Villa Arcobaleno con “C’è da moriri”

Sabato, 20 gennaio, alle ore 17.30, al cinema teatro Moderno di Vibo Valentia, la Compagnia teatrale “G. Francolino” di Villa Arcobaleno, metterà in scena la commedia brillante “C’è da moriri”. Protagonisti gli ospiti della residenza psichiatrica Villa Arcobaleno e gli operatori di una struttura residenziale per pazienti con patologie psichiatriche stabilizzate con la collaborazione di alcuni attori della Compagnia teatrale sancalogerese. Villa Arcobaleno è una struttura residenziale per pazienti con patologie psichiatriche stabilizzate nata ad ottobre del 2006 grazie alla volontà della cooperativa Coriss (Cooperative Riunite socio-sanitarie) e dell’allora sindaco di Limbadi, Pantaleone Sergi. Si trova nella frazione del comune di Limbadi, San Nicola De Legistis, e ospita otto pazienti. L’attività teatrale si è distinta e affermata nel corso degli anni grazie soprattutto al coinvolgimento e alla grande partecipazione di tutti gli ospiti, rappresentando uno straordinario strumento terapeutico per il recupero delle abilità, oltre agli interventi di carattere medico ed educativo. Da questa esperienza si è formata una compagnia teatrale “particolare”, costituita da ospiti e operatori che lavorano all’interno della residenza e che ha preso il nome di un ex ospite, Giuseppe Francolino, deceduto all’ospedale di Lamezia Terme, dove era stato ricoverato nell’agosto del 2009. L’animatore della compagnia, appassionato di teatro nonché responsabile della struttura, Enzo Gradia, testimonia ancora con un vivido ricordo l’entusiasmo di Giuseppe Francolino per il teatro e il suo valore terapeutico, rievocando la triste vicenda della sua scomparsa: «Quando ho accompagnato Francolino all’ospedale di Lamezia lui parlava con i sanitari della commedia che stavamo preparando con grande entusiasmo. Era agosto per fine anno. Nonostante fosse con una peritonite in corso e in un letto di ospedale sofferente, col sorriso sulle labbra, si esprimeva con una partecipazione che mi hanno veramente molto ma molto colpito. Me ne sono andato dall’ospedale di Lamezia senza pensare che non l’avrei più rivisto, commosso. E mi sono reso conto di quanto poi queste commedie, questo stare insieme, attraverso la recitazione, sia importante per i nostri ospiti». «Il teatro ha dato e continua a dare ai pazienti di “Villa Arcobaleno” la possibilità di fare nuove esperienze e di sperimentare un’attività che favorisce la socializzazione e l’integrazione, facendoli diventare “attori per un giorno” superando così i limiti spaziali, culturali e mentali, soprattutto creando una rottura degli stereotipi della società che vede nel disabile psichico una persona da emarginare se non addirittura da discriminare. Nel corso degli anni la compagnia si è cimentata in vari spettacoli mettendo in scena dei grandi classici della letteratura italiana come “La Patente” di Luigi Pirandello e del teatro (a tal proposito come non ricordare “Natale in casa Cupiello” andata in scena pochi anni fa a Catanzaro). Nell’ultimo periodo si è intrapresa la strada delle commedie dialettali brillanti cercando di esaltare il dialetto quale “lingua” che rappresenta e custodisce le origini, le tradizioni, gli usi e i costumi del nostro territorio. Dal 2016 la compagnia si avvale del contributo fattivo dell’associazione teatrale sancalogerese – racconta Enzo Gradia -. Saverio, Salvatore, Antonella, Barbara e Nuccia con la loro grande generosità e sensibilità sono entrati nel cuore e nelle menti degli ospiti e di tutta l’equipe di Villa Arcobaleno trasformando quello che inizialmente era nato come un semplice rapporto di collaborazione in una bellissima amicizia». Poi mette in luce il lavoro e lo stato d’animo: «Le prove svolte durante l’anno si aspettano con trepidazione, con entusiasmo e con la consapevolezza che anche al di fuori dell’ambiente protetto della Residenza, esistono persone speciali in grado di accogliere, proteggere e supportare i più deboli, ed in questo caso gli utenti, proprio come farebbe una mamma con i loro figli». Il lavoro che quest’anno la compagnia presenterà, la commedia brillante in due atti “C’è da morìri”, è un’opera che racconta le peripezie di una semplice famiglia, proprietaria di un’agenzia funebre in conflitto con i propri parenti per questioni di eredità. A complicare la situazione ci si mette la figlia con i suoi problemi di cuore.

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