Il valore dell’olio, cento studenti vibonesi a lezione sull’oro giallo di Calabria
Il progetto, promosso dalla Camera di commercio, ha coinvolto i ragazzi degli indirizzi di Enogastronomia e di Agraria dell'istituto Gagliardi
L’olivicoltura, le caratteristiche organolettiche e la qualità dell’olio, l’abbinamento con i piatti, la sostenibilità ambientale, le innovazioni tecniche nell’agricoltura: sono questi i principali temi affrontati dagli studenti dell’Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo Valentia, nell’ambito del progetto sulla valorizzazione dell’olio nelle scuole. Organizzato congiuntamente dalle tre Camere di Commercio di Catanzaro, Vibo e Crotone, è stato strutturato in tre moduli: “Olio e dintorni”, “Andiamo in frantoio” e “OlioLab”, con questa ultima fase che prevede la realizzazione da parte degli studenti di un lavoro di gruppo che rappresenti una loro riflessione sul mondo dell’olio di oliva, sulla base delle personali esperienze. [Continua in basso]
Gli studenti dell’Ipseoa “E.Gagliardi” – circa cento, dei due indirizzi di Enogastronomia e di Agraria – nei giorni 21 aprile e 16-17 maggio hanno potuto così viaggiare attraverso questo elemento così prezioso che si porta dietro una storia millenaria fatta di sacralità, di lavoro e di memoria. Una tradizione culturale ed economica che ha scandito la vita e l’immaginario di tante civiltà e popoli che si affacciano nel Mediterraneo. A fare formazione teorica e tecnica con l’assaggio degli oli, l’esperto Antonio Filippone (agronomo), con il contributo del referente della Camera di Commercio di Vibo Maurizio Caruso Frezza. Quest’ultimo ha illustrato la finalità del progetto, voluto dal responsabile e promotore dell’iniziativa, il segretario generale e commissario Bruno Calvetta. Si tratta di una iniziativa che per la prima volta coinvolge le Camere di Commercio delle tre province (Vibo, Catanzaro e Crotone), coinvolgendo complessivamente oltre 400 alunni, sia di istituti alberghieri che di agraria. Caruso Frezza ha inoltre aggiunto che l’obiettivo è quello di collegare i giovani al mondo del lavoro in un settore cruciale come quello dell’olivicoltura e della ristorazione, l’intera filiera: dai metodi con cui si fa la coltivazione alla raccolta, fino alla trasformazione finale del prodotto.
Il dirigente scolastico dell’Ipseoa “Gagliardi”, Pasquale Barbuto, ha messo in luce l’importanza di queste esperienze per gli studenti, ma anche la formazione che la scuola sta portando avanti mettendo insieme i diversi settori (attività rurali, scienze gastronomiche e mediche). Ha ricordato, ad esempio, la sperimentazione che è stata avviata sugli effetti dell’alimentazione nelle diete di sopporto alle terapie oncologiche, sia nella fase della prevenzione che della cura. In tale direzione ha ricordato il progetto delle 4R (recupero, riciclo, risparmio e riutilizzo con il cibo di scarto), finalizzato sia ai sistemi di cottura innovativi ad alto risparmio energetico, sia tutto quello che è in funzione del riciclo. L’educazione e la formazione alimentare, ha ribadito Barbuto, è funzionale alla questione ambientale e della sostenibilità. [Continua in basso]
L’esperto d’olio e assaggiatore professionista (collabora con il consorzio Dop Lamezia) Filippone, dopo aver fatto un excursus sull’olivicoltura nel mondo, in Italia ed in Calabria, ha focalizzato il suo intervento sulla qualità dell’olio, con le diverse caratteristiche organolettiche in relazione alla fase di raccolta, a quella di produzione e di provenienza. Altro aspetto che ha catturato l’attenzione degli studenti, l’abbinamento dell’olio ai piatti. Dare valore al cibo attraverso un olio che ne esalti determinate caratteristiche, è un altro punto di forza per chi opera nella ristorazione. Per tale motivo è importante conoscere gli oli del territorio e le loro caratteristiche organolettiche, come gli oli che hanno avuto una certificazione, in particolare quelli Dop o gli Igp e la differenza tra extravergine (estrazione a freddo meno 27 gradi con un grado di acidità non superiore a 0,8), vergine, olio di oliva e lampante. Questo tema coinvolge le nostre abitudini alimentari e la capacità di saper riconoscere un olio di qualità da quello che presenta dei difetti, se non addirittura alterato da processi di rettificazione chimica. L’excursus ha riguardato anche le malattie della pianta, il concetto di filiera, il legame con il territorio e la sostenibilità ambientale.
Nella seconda fase del progetto, con la visita ad una azienda, gli studenti hanno sperimentato il rapporto diretto con l’assaggio di olio e con le tecniche colturali e gestionali di un’azienda agricola che offre anche il servizio di ristorazione e di ospitalità agrituristica. Ad accoglierli Clelia Iemma (titolare dell’omonima impresa agricola e dell’agriturismo Livadia), la quale ha raccontato la sua esperienza e il motivo della scelta di dedicarsi all’attività imprenditoriale nel campo rurale, della ristorazione e della ospitalità. Da avvocato con uno studio già avviato, da diversi anni ha scelto di lasciare l’attività forense per abbracciare quella contadina, in una nuova luce. Dal suo racconto è emersa la passione ma anche la professionalità con cui vive questa sua attività, mettendo insieme tradizione e innovazione, con alcuni concetti chiave: il rispetto della natura e dell’ospite. Dietro queste scelte c’è una continua ricerca e una riscoperta di quelle che sono le vocazioni e le identità del territorio, mettendo insieme l’agroecologia, l’agricoltura sociale e la tradizione familiare. Alla fase laboratoriale in azienda, ha partecipato anche Ornella Ortona, responsabile settore regolazione del mercato Camera di Commercio di Vibo.