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Carburanti, in Calabria prezzi più alti. Tra le cause anche il ruolo del porto di Vibo Marina

I ritardi degli interventi sull’infrastruttura portuale comportano un aumento dei costi di trasporto, mentre una quota elevata di carburante arriva da fuori regione con minore incasso delle accise

Carburanti, in Calabria prezzi più alti. Tra le cause anche il ruolo del porto di Vibo Marina

Nonostante il conflitto in corso nel Medio Oriente, il prezzo del brent, paradossalmente, non sembra aver subito particolari impennate e ciò è dovuto al fatto che l’offerta viene, per il momento, ritenuta adeguata dai mercati finanziari. Ma la Calabria, secondo i dati pubblicati dall’Unione consumatori, è tra le regioni dove si registrano i prezzi più alti dei carburanti per autotrazione e c’è da attendersi, in prossimità dei ponti festivi e con l’inizio della stagione estiva, ulteriori aumenti. Il divario tra il prezzo regionale medio calabrese e quello delle altre regioni porta, però, a fare alcune considerazioni che poco hanno a che fare con le crisi internazionali. Tra le possibili cause c’é infatti da evidenziare un non ottimale approvvigionamento dei prodotti petroliferi nella nostra regione. La percentuale di carichi di carburanti che arrivano da fuori regione è infatti in costante aumento e questo dato è determinato, in qualche misura, anche dalle criticità che presenta il porto di Vibo Marina, che rappresenta da sempre il principale approdo per le petroliere provenienti dalle raffinerie siciliane. Il traffico commerciale è costituito, principalmente, da carburanti destinati ai depositi costieri, ma a causa dell’insabbiamento della banchina petroli, le navi cisterna giungono attualmente con un carico del pari a circa un terzo della loro portata. Una petroliera che potrebbe trasportare 20.000 tonnellate di carburante arriva in porto con circa 5700 tonnellate, in quanto le banchine Papandrea e Buccarelli hanno un pescaggio ridotto da 10 a 6 metri. Riempire le stive con meno della metà della portata effettiva comporta, come conseguenza, un facilmente intuibile aumento dei costi di trasporto, oltre a quelli per i servizi portuali. L’andirivieni delle petroliere si è fatto più frequente in quanto occorre, per riempire le cisterne dei depositi costieri, un numero maggiore di viaggi rispetto al passato.

Una veduta aerea del porto di Vibo Marina

L’Autorità di sistema portuale da cui dipende il porto vibonese ritarda ad intervenire per i necessari lavori di dragaggio dell’imboccatura del porto e della banchina dove attraccano le petroliere, per cui una quota di idrocarburi giunge in Calabria via strada da Taranto (per l’alto Cosentino ionico e l’area del Crotonese), da Napoli (per l’alto Cosentino tirrenico) e dalla Sicilia (per l’area del Reggino). Ciò comporta che anche lo sdoganamento e quindi l’incasso delle accise avviene fuori regione, con la conseguenza di una perdita di circa il 10/20% degli introiti a favore della Regione Calabria a fronte di un maggior incasso a favore di Puglia, Campania e Sicilia. Di recente l’AdSP dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio ha presentato, alla fiera internazionale della crocieristica svoltasi a Miami, anche il porto di Vibo Marina ma, in assenza degli ormai improrogabili interventi sull’infrastruttura, difficilmente lo scalo potrà rappresentare una meta appetibile per le compagnie di navigazione italiane e straniere. La Pro Loco, dal canto suo, si dice preoccupata per la stagnazione in cui versa il porto, con una crisi del traffico commerciale dovuta alla non piena funzionalità dello scalo a causa del ritardo delle necessarie operazioni di dragaggio, del mancato prolungamento della diga foranea e dei lavori di ammodernamento e messa in sicurezza delle banchine.

Uno scalo, viene sottolineato, che dovrebbe garantire gli approvvigionamenti di carburante ai distributori di tutta Calabria, grazie ai due depositi costieri presenti sul territorio. Senza contare che il ridotto arrivo di carburante significa anche meno soldi per la Regione Calabria. Tralasciando l’inerzia dimostrata dall’Autorità portuale di Gioia Tauro, per la quale il porto di Vibo Marina non sembra rivestire grande importanza, c’è da evidenziare come neanche la Regione si sia, finora, attivata per frenare l’emorragia di introiti nel suo bilancio. Discorso a parte meriterebbe il mancato storno di almeno una parte delle accise a favore del territorio in cui si realizzano, ma questa è un’altra storia. Il tutto mentre si delinea, in lontananza, lo spettro di un possibile declassamento del porto se non verranno messi in atto, con urgenza, i necessari lavori di ammodernamento e messa in sicurezza, con il corollario della perdita di importanti presidi quali la Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco. Uno spettro che rischia di materializzarsi se la politica non interverrà con il dovuto tempismo e la necessaria fermezza.

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