sabato,Aprile 20 2024

Il Corsivo | La Corte dei Conti e la politica degli slogan del sindaco di Vibo a cui i giudici non credono

La decisione dei magistrati contabili acuisce lo scontro politico tra il primo cittadino e le opposizioni

Il Corsivo | La Corte dei Conti e la politica degli slogan del sindaco di Vibo a cui i giudici non credono
Il Comune di Vibo e il sindaco Maria Limardo

La Corte dei Conti spazza via tutte le chiacchiere che il sindaco Limardo e l’assessore Nardo hanno copiosamente profuso, con atteggiamento supponente, a difesa dell’alta qualità del piano di riequilibrio finanziario predisposto che, a loro dire, avrebbe  evitato alla città il secondo disastroso default. Le motivazioni che i giudici contabili hanno posto a sostegno del provvedimento di rigetto rappresentano un colpo di maglio – dagli effetti devastanti per la credibilità di sindaco ed assessore – che sgretola in modo definitivo il castello di cartapesta edificato sui proclami della Limardo. Una bocciatura totale, argomentata con chiarezza adamantina in relazione a tutte le componenti contabili del piano, che si pone, in alcuni suoi passaggi, in netta antitesi con gli slogan ripetuti dal sindaco in maniera pedante centinaia di volte. Ci riferiamo in modo specifico al ritornello secondo cui questa amministrazione avrebbe sempre agito con trasparenza e nel solco della legalità, ed all’altro, altrettanto famoso, secondo il quale le responsabilità del nuovo dissesto non appartengono a questa amministrazione, la quale, invece, avrebbe migliorato il passivo ereditato.

Qualcuno dovrebbe spiegare al sindaco Limardo che gli “artifici contabili reiterati…” di cui parlano i magistrati della Corte dei Conti sono distanti anni luce dalla trasparenza sbandierata,  e che i conti non si migliorano producendo un’ulteriore passività di oltre 19 milioni di euro, per come accertato ed addebitato dagli stessi giudici contabili alla sua amministrazione. Di fronte a tutto questo il sindaco –  invece di prendere atto dell’evidente fallimento, chiedere scusa ai cittadini e farsi da parte per evitare di causare ulteriori danni, come chiesto dalle forze di opposizione – convoca improvvisate conferenze stampa, dove, in assenza di alcun contraddittorio, si cimenta nella difesa della sua “creatura”. Non è facile seguire il filo logico delle argomentazioni di chi è convinta di essere la più brava, la più buona e la più colta del reame, e che tutti i suoi censori siano brutti, sporchi, cattivi e pure, per come vedremo, ignoranti. Ciò nonostante non possiamo esimerci dal soffermarci su alcuni assunti del sindaco. Per il primo cittadino l’accusa, rivoltale dai consiglieri di opposizione,  di aver aggravato lo stato passivo per ulteriori 19 milioni di euro, rappresenta una bugia priva di fondamento, frutto della mancata conoscenza della matematica finanziaria, materia, a suo dire, riservata a pochi eletti. Ovviamente le cose non stanno nei termini prospettati dal sindaco: i suoi censori, pur non avendo, come lei ritiene, le sue stesse conoscenze della  matematica finanziaria, non si sono inventati nulla, ma si sono limitati a prendere atto di ciò che hanno messo nero su bianco i giudici contabili, anche in relazione alla metodologia usata per redigere il piano di riequilibrio finanziario, caratterizzata da “reiterati artifici contabili miranti a migliorare il risultato di amministrazione…”. L’altro assunto, che riteniamo ancor più grottesco del primo, attiene ai  motivi che hanno indotto la Corte dei Conti a bocciare il piano di riequilibrio.

Per il sindaco la pronuncia dei giudici è inficiata da diversi errori commessi in sede di valutazione, analisi e confronto della documentazione prodotta dall’ente. Anche in questo caso le cose stanno in maniera diversa,  poiché i giudici attraverso una corposa relazione hanno minuziosamente chiarito – ovviamente per chi vuole intendere – le ragioni per le quali alcuni documenti non sono stati presi in considerazione. Noi comprendiamo le arrampicate sugli specchi da parte di chi vuol difendere a tutti i costi l’indifendibile, e comprendiamo anche che in tale contesto il ricorso all’appello rappresenti un buon escamotage per non ammettere subito un fallimento, ma riteniamo che il sindaco Limardo debba preventivamente dire, in primis nella sede naturale del Consiglio Comunale, se di fronte ad una nuova pronuncia negativa continuerà la sua battaglia contro i mulini a vento, oppure accoglierà gli inviti a farsi da parte ricevuti dai consiglieri di opposizione.

Quello che invece non comprendiamo sono i motivi che inducono il sindaco ad evitare, per quanto le è possibile ed attraverso ogni espediente, il confronto in consiglio comunale. Sullo specifico punto una propria spiegazione l’ha fornita il capogruppo del Pd Stefano Luciano, il quale, mutuando la terminologia usata dai giudici della Corte dei Conti, parla di artifici interpretativi del regolamento comunale, attraverso i quali il presidente del consiglio Rino Putrino gestisce i lavori del civico consesso secondo le esigenze di sindaco ed assessori, al fine di consentire agli stessi, sottraendosi dal  confronto con le opposizioni, di poter soddisfare gli “appetiti” dei propri amici. Per corroborare il suo assunto, Luciano entra ancor più nello specifico, facendo riferimento al caso del Sistema Bibliotecario Vibonese ed alle peripezie che ha dovuto affrontare –  tra interrogazioni, accesso agli atti, scontri con Putrino – per poter far emergere e portare a conoscenza dei cittadini una situazione che rasenta l’incredibile. Se le cose stanno realmente così, si comprende chiaramente perché il sindaco preferisca le edulcorate conferenze stampa al confronto con i consiglieri.

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