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Il Corsivo | L’amministrazione Limardo e le imbarazzanti sacche di privilegio che mantiene in vita

Dal Sistema Bibliotecario vibonese che non paga i canoni di fitto e la tassa sui rifiuti alla rigidità con la quale è stato invece imposto lo sfratto all’associazione Federica Monteleone. Dalle richieste inascoltate di don Vattiata ed ai soldi sperperati per la scuola di Portosalvo sino all’assordante silenzio del senatore Mangialavori

Il Corsivo | L’amministrazione Limardo e le imbarazzanti sacche di privilegio che mantiene in vita
Una sala del Sistema bibliotecario vibonese
Una delle sali del Sistema bibliotecario

Impietosi i resoconti giornalistici relativi ai lavori dell’ultimo Consiglio comunale di Vibo Valentia, che fanno emergere uno spaccato di ciò che è questa amministrazione, la quale – tra mancate verità, imprecisioni, tentativi di sottrarsi al confronto con le opposizioni – cerca di nascondere le imbarazzanti situazioni di privilegio che mantiene in vita, le quali diventano addirittura abnormi se paragonate ad altre affrontate con ottusa rigidità ed altre ancora con menefreghismo. Entrando nello specifico dei lavori del Consiglio comunale e delle sfaccettature maggiormente attinenti a quanto sopra scritto, occorre soffermarsi sul confronto tra l’assessore all’urbanistica Pasquale Scalamogna ed il capogruppo del Pd Stefano Luciano. Tutto è ruotato intorno ad un’interrogazione presentata da quest’ultimo, tendente a conoscere i rapporti tra l’ente ed il Sistema Bibliotecario Vibonese. Dalla relazione di Scalamogna si è appreso che il Sistema Bibliotecario sin dal 2012 non ha mai corrisposto il canone di fitto pattuito per l’utilizzazione del locali di palazzo Santa Chiara, mentre dalle repliche di Luciano di fronte all’incompletezza delle risposte dell’assessore è emerso che neppure la tassa comunale dei rifiuti è  stata mai pagata. Questa è l’essenza di quel che a noi interessa al fine di esplicare i concetti esposti in premessa.

In primo luogo sono apparsi evidenti i motivi per cui il sindaco Limardo e l’assessore Scalamogna, utilizzando le alchimie interpretative del regolamento comunale del compiacente presidente del Consiglio comunale Rino Putrino, hanno tentato di ritardare il più possibile il momento in cui inevitabilmente avrebbero dovuto dare delle risposte a Luciano. Per un sindaco che professa la trasparenza e la legalità come capisaldi della sua amministrazione è estremamente imbarazzante – se non addirittura tragico – dover andare in aula ed essere costretto a prendere pubblicamente atto delle situazioni di privilegio che il suo esecutivo accorda ad alcuni ben individuati personaggi. La vicenda del Sistema Bibliotecario Vibonese di per sé, non essendo un unicum in fatto di privilegi, non rappresenta in assoluto il dato più negativo di questa amministrazione, ma diventa certamente una delle peggiori se rapportata al destino di altre, per così dire, più meritevoli per i loro risvolti sociali. Ci riferiamo in particolare all’ottusa rigidità con la quale è stato imposto lo “sfratto” da parte del Comune all’associazione Federica Monteleone per il mancato pagamento di qualche canone, ed al menefreghismo con il quale è stata accolta la richiesta rivolta  da don Vattiata, animatore del gruppo “Insieme per gli ultimi”, tendente ad ottenere dallo stesso ente comunale l’assegnazione di qualcuno dei beni confiscati alla mafia come sede per poter svolgere la sua opera in favore delle classi sociali più disagiate. Sembra un paradosso, ma  evidentemente don Vattiata non ha santi in paradiso. Andando oltre i singoli aspetti, dalla “battaglia” intrapresa da Luciano si può trarre l’insegnamento che quando il ruolo dell’opposizione viene svolto con determinazione e perseveranza si riesce a fare emergere ciò che si vorrebbe tenere nascosto.

A tal proposito non può essere sottaciuta la mancanza di analoga determinazione e perseveranza da parte di Domenico Santoro, capogruppo del M5S, in relazione all’altro caso che si vuol assolutamente mantenere da parte dell’esecutivo nel mondo delle ombre. Ci riferiamo alla chiusura della scuola di Portosalvo per pericolo di crollo dopo la spesa di centomila euro;  nell’immediatezza della chiusura, Santoro aveva manifestato sugli organi di informazione tutta la sua indignazione, affermando  la volontà di voler andare in fondo alla questione per capire a chi andasse ascritto quello sperpero di denaro pubblico. Ad oggi tutto è ancora avvolto nella nebbia e le belle intenzioni sono rimaste sulla carta stampata. In attesa che il sindaco Limardo, una volta terminate le consultazioni col proprio pallottoliere, si determini in ordine al ricorso avverso la decisione della Corte dei Conti e decida se il Consiglio comunale abbia titolo ad essere informato e coinvolto, non ci resta che chiudere ponendoci una serie di interrogativi scaturenti dalla preoccupazione per il prolungato silenzio del senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori. Egli è in zona? E’ a conoscenza del deposito e del contenuto delle motivazioni dei giudici contabili? E’ stato informato di ciò che è emerso in Consiglio comunale? E’ sempre convinto che l’esecutivo Limardo stia bene operando?

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