sabato,Aprile 20 2024

Fusione tra Comuni del Vibonese, l’ordine del giorno arriva in Consiglio per la sua approvazione

Si vuole impegnare il civico consesso a decidere se esprimere o meno la volontà di fondere il Comune capoluogo con altri 13 per la formazione della “Grande Vibo Valentia”. Domenico Santoro: «Dobbiamo crederci tutti e andare fino in fondo»

Fusione tra Comuni del Vibonese, l’ordine del giorno arriva in Consiglio per la sua approvazione
Ampia veduta di Vibo Valentia
Il Palazzo municipale di Vibo Valentia

Approda definitivamente all’interno del consiglio comunale di Vibo Valentia l’ordine del giorno sulla fusione dei Comuni del Vibonese. L’argomento è, infatti, tra i punti inseriti nell’agenda dei lavori consiliari di venerdì mattina quando l’aula di Palazzo Luigi Razza si riunirà, in prima convocazione, a partire dalle ore 8,30, e, in eventuale seconda convocazione, sabato mattina, alle ore 9,30.  L’ordine del giorno – lo ricordiamo – è stato sottoscritto dai consiglieri comunali Domenico Santoro (Movimento 5 Stelle), Giuseppe Policaro e Marco Miceli (“Vibo Democratica”), Lorenza Scrugli (“Vibo Valentia da Vivere”), Laura Pugliese (Partito democratico) e Pietro Comito (“Cambiamo-Coraggio Italia”). Il documento, inoltre, è stato firmato anche dal presidente del consiglio comunale del capoluogo Rino Putrino ed è visto con favore soprattutto dal sindaco Maria Limardo («sono favorevole all’unificazione dei Comuni, che non è una fusione, perché potrebbe essere conveniente dal punto di vista tecnico ed economico»).

Il suddetto ordine del giorno, dunque, fa seguito alla mozione presentata e già discussa in aula a suo tempo e sposa appieno e porta avanti la proposta lanciata dall’associazione “Progetto Valentia”, presieduta da Nicola Cortese: vale a dire – come è oramai noto – unire tredici enti locali del Vibonese (Pizzo; Mileto; Maierato; Ionadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francica) con il Comune capoluogo di Vibo Valentia per realizzare un grande ente territoriale, per una popolazione complessiva residente di 79.500 abitanti, «al fine di mettere in atto – secondo i proponenti – un virtuoso processo di sviluppo socio-economico». [Continua in basso]

L’obiettivo che si vuole raggiungere in aula

Ma qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere in aula? Per quanto detto, i promotori dell’ordine del giorno vogliono chiamare il consiglio comunale del capoluogo a decidere se esprimere o meno la volontà di fondere il proprio ente con gli altri 13 per la formazione della “Grande Vibo Valentia”. E – in caso di parere favorevole – si vuole impegnare «l’amministrazione in carica a realizzare al più presto tutti gli atti amministrativi, tecnici e politici di coinvolgimento» degli altri Comuni per la fusione dei quattordici enti limitrofi. «Avrei preferito che su questo importante e delicato argomento si convocasse una apposita seduta di consiglio comunale, ma non è andata così», ha commentato il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Vibo Valentia Domenico Santoro, primo firmatario dell’ordine del giorno. «Il tema – ha aggiunto – è davvero importante poiché riguarda il futuro di diversi Comuni e dei suoi cittadini. Dobbiamo, quindi, crederci tutti e andare fino in fondo».

I vantaggi dell’operazione

A parere dei consiglieri comunali che hanno portata avanti l’idea dell’associazione “Progetto Valentia” con la realizzazione di un grande ente territoriale ci potrebbero essere «vantaggi per tutti i Comuni: economico-finanziari in quanto – viene spiegato nell’ordine del giorno – «gli incentivi nazionali prevedono l’erogazione del 40% dei trasferimenti erariali ricevuti da ciascun ente nel 2010 per 10 anni, con un tetto a 2 milioni per ogni ente interessato. Deroghe nazionali ai limiti sulle assunzioni, e premialità nei bandi regionali, a partire da quelli che veicolano le risorse dell’Unione europea. Incentivi di tipo burocratico-amministrativo, in particolare le assunzioni di personale. Si fa notare che la città che verrà sarà snodo nevralgico dell’entroterra, già insignito con il riconoscimento della Dop e della Igp, per la produzione e coltivazione di peculiarità del settore agroindustriale. Ed inoltre – è scritto ancora nel documento – che il futuro ente si colloca sulle direttrici viarie di grande comunicazione (A2, trasversale delle Serre, strada statale 18 Tirrena Inferiore). Ed inoltre i piccoli comuni diverrebbero anch’essi “capoluogo di provincia” traendo anche loro i benefici dell’ente maior».

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