martedì,Maggio 21 2024

Il Corsivo | L’intervento del presidente dell’Antimafia accolto con grande entusiasmo dai cittadini del Vibonese

Il senatore Nicola Morra ha chiesto alla Prefettura di Vibo di inviare l’accesso agli atti alla Provincia e nei Comuni di Tropea e Capistrano. Fatti e circostanze sono noti da tempo ma sinora si è registrato un inspiegabile immobilismo da parte delle istituzioni deputate al controllo degli enti locali

Il Corsivo | L’intervento del presidente dell’Antimafia accolto con grande entusiasmo dai cittadini del Vibonese
Nei riquadri il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra e il prefetto di Vibo Roberta Lulli
Nicola Morra, il prefetto Roberta Lulli, Salvatore Solano ed il cugino Giuseppe D’Amico

A distanza di giorni resta ancora al centro del pubblico dibattito, l’intervento  del presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Nicola Morra, attraverso il quale sono state  riportate  in auge una serie di vicende rimaste sepolte sotto uno spesso strato di polvere per parecchio tempo. Il presidente Morra ha chiesto al prefetto di Vibo Valentia, Roberta Lulli, i motivi per i quali non ha ancora provveduto ad inviare una Commissione di accesso agli atti presso la Provincia di Vibo  dopo il rinvio a giudizio del suo presidente Salvatore Solano nell’ambito del processo “Petrol Mafie”, invitandola ad attivarsi in tal senso anche nei confronti dei Comuni di Tropea e Capistrano. La vicenda merita un equilibrato approfondimento, attesa la delicatezza delle situazioni citate ed il coinvolgimento della massima istituzione di rappresentanza statale sul territorio. L’intervento di Morra è stato accolto con molto favore dalla stragrande maggioranza dei cittadini, i quali hanno percepito, a torto o a ragione, l’immobilismo della Prefettura come un comportamento anomalo  che finisce per minare il sentimento di fiducia nei confronti delle istituzioni. Già in passato anche il mondo politico aveva dato segni di “insofferenza”; in particolare, con riferimento all’ente provinciale ed al suo presidente, in occasione dell’ultimo rinnovo del Consiglio provinciale si erano registrate delle prese di posizioni mai viste in passato: il segretario provinciale della Lega, Michele Pagano, aveva aperto le danze chiedendosi cosa dovesse ancora succedere affinché le istituzioni preposte al controllo intervenissero; il segretario del Pd dell’epoca, Enzo Insardà, aveva proposto a tutte le forze politiche di non presentare le liste per il rinnovo del Consiglio provinciale fin quando non venisse fatta chiarezza sulla posizione del presidente dell’ente; l’attuale capogruppo di “Azione” in Consiglio comunale, Stefano Luciano, aveva fatto venir meno la disponibilità del proprio candidato di riferimento. [Continua in basso]

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese

Quanto detto dimostra che le vicende trattate da Morra non rappresentano il classico fulmine a ciel sereno dell’ultimo momento,  bensì attengono a fatti e circostanze che avrebbero dovuto essere approfondite da tempo e non lasciate giacere tra la polvere.  In tal senso appaiono singolari e tardive le odierne prese di posizione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – la quale ha garantito che il suo ufficio sta seguendo con molta attenzione le vicende denunciate dal presidente Morra – e del prefetto Lulli che ha convocato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza  pubblica. Alla luce di quanto detto occorre chiedersi  se in assenza dell’iniziativa di Morra sarebbe tutto rimasto fermo. Riteniamo questo, al di là dei singoli aspetti, il vero cuore del problema ed occorre sperare che la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica non abbia nulla a che fare con l’iniziativa del presidente dell’antimafia, e sarebbe preoccupante se così non dovesse essere, anzi costringerebbe ad interrogarsi sul perché i medesimi fatti – per come visto noti da molto tempo e denunciati ripetutamente anche dalla nostra testata –  fino a ieri non siano stati giudicati idonei ad essere affrontati dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, mentre oggi improvvisamente gli si attribuisce una valenza diversa.

La verità è che le vicende denunciate, per come sono state gestite, da  qualsiasi lato si guardino lasciano attoniti, rafforzando – anche in presenza di immagini che ritraggono controllori e coloro che dovrebbero essere i controllati seduti allo stesso tavolo durante un incontro conviviale – il comune sentire sull’esistenza di cerchie di intoccabili. A tal proposito dobbiamo puntualizzare che noi non apparteniamo alla schiera di coloro che pretendono sempre e comunque da parte delle istituzioni “interventi di condanna”, ma a quella che reputa necessari interventi tempestivi ed equilibrati, non assunti sull’onda di pressioni mediatiche ma nei tempi utili per tutelare l’immagine delle stesse istituzioni e soprattutto degli “amministratori” che hanno tutto il diritto, nel caso in cui non dovessero essere riscontrate circostanze rilevanti da parte delle Commissioni di accesso agli atti, di veder tutelata la propria immagine in tempi fisiologicamente brevi. A rafforzamento della nostra convinzione, basta ipotizzare i devastanti danni di immagine sia per le istituzioni, se dovesse emergere, a seguito degli accertamenti svolti dalle Commissioni di accesso eventualmente inviate, che gli enti citati da Morra andavano sciolti per fatti datati e mai attenzionati, sia per gli amministratori, in caso di esito contrario, che solamente a distanza di tanto tempo potranno dimostrare la loro illibatezza. Chiarito in questi termini il quadro e ritornando al senatore Morra, occorre augurarsi che egli voglia seguire l’evolversi delle situazioni denunciate ed approfondire altre tematiche rimaste anch’esse sospese ed attinenti a politici di più alto rango, le quali, rispetto a quelle da egli trattate in questi giorni, hanno suscitato e suscitano maggiore apprensione, perplessità ed interrogativi.

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