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Provincia Vibo, Lacquaniti: «Fiducia scalfita. Il presidente L’Andolina incapace di unire»

Il consigliere provinciale ha lasciato la maggioranza tra amarissime considerazioni dopo lo slittamento della discussione sul bilancio di previsione: «Atto impositivo, auspico un radicale cambiamento di rotta»

Provincia Vibo, Lacquaniti: «Fiducia scalfita. Il presidente L’Andolina incapace di unire»
Il consigliere provinciale Alessandro Lacquaniti
La sede della Provincia di Vibo Valentia

Non si placa il dibattito politico a seguito dello slittamento della discussione del bilancio di previsione 2023-2025. La trattazione dell’ordine del giorno è stata rinviata dal presidente della Provincia di Vibo Valentia, Corrado Antonio L’Andolina, su richiesta del consigliere di maggioranza, Roberto Scalfari. Nell’ambito della seduta, Alessandro Lacquaniti (eletto in Consiglio con Coraggio Italia) ha annunciato anche l’abbandono della maggioranza. Su quanto avvenuto nelle scorse ore, il consigliere provinciale ha evidenziato: «Ritengo sia semplicemente inaccettabile quanto accaduto nel corso della seduta del consiglio di ieri, allorquando si è messa ai voti una richiesta preliminare all’approvazione del Bilancio di previsione, vale a dire l’audizione del responsabile della Ragioneria su istanza del consigliere Scalfari, la maggioranza dei consiglieri ha espresso voto contrario, e successivamente, il presidente della Provincia ha, comunque, deciso di sospendere la trattazione dell’argomento di cui all’ordine del giorno (per l’appunto, l’approvazione del bilancio) al fine di permettere l’audizione del citato responsabile». Lacquaniti parla di «un atto impositivo che va contro la delibera dello stesso Consiglio provinciale e che, in quanto tale, deve essere necessariamente stigmatizzato e denunciato poiché sostanzialmente si traduce in un’assoluta mancanza di considerazione da parte dello stesso presidente di quello che è il volere già espresso dalla maggioranza del consiglio medesimo».

Corrado L’Andolina

Il consigliere provinciale insiste: «Un atto impositivo che, in definitiva, rende vana la funzione del consigliere, che va contro ogni principio democratico, e che, quindi, segna anche un definitivo punto di rottura tra lo scrivente e lo stesso presidente, al quale, ovviamente, non potrà più essere garantita la fiducia. Una fiducia che, in ogni caso, già prima di questo momento era flebile per via di una riscontrata incapacità di unione dimostrata dallo stesso presidente che, nel corso di questi pochi mesi di mandato, ha sempre manifestato scarsa considerazione dei consiglieri e della politica in genere, e che ha finanche creato frizioni all’interno degli stessi uffici dell’ente ormai al collasso, e con scarsi, se non addirittura inesistenti, risultati anche sotto il profilo gestionale-amministrativo ma soprattutto per tutte le aspettative che il territorio auspicava, attese tradite da un silenzio  tombale di interventi che sta mettendo in ginocchio l’intero territorio provinciale». Amarissima la considerazione finale: «Ho sempre inteso la politica come nobile servizio. La mia coscienza non mi permette più di rimanere silente». Per tali ragioni «ho abbandonato la maggioranza come atto estremo, sperando – conclude – in un radicale cambiamento di rotta da parte di chi oggi guida l’ente provinciale».

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