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Vibo, approvato il Piano. Il sindaco: «Un altro dissesto avrebbe ucciso la città» – Video

Dibattito fiume a Palazzo Razza e disco verde al documento che prevede il rientro dalla massa passiva che ammonta a 24,5 milioni di euro. Lungo botta e risposta tra esecutivo e Pd

Vibo, approvato il Piano. Il sindaco: «Un altro dissesto avrebbe ucciso la città» – Video

Un dibattito di cinque ore condito da accuse, dubbi, interrogativi, attacchi e repliche. È stato “pimpante”, per così dire, il consiglio comunale di Vibo Valentia che oggi aveva all’ordine del giorno, tra le altre cose, l’approvazione del Piano di riequilibrio finanziario per rientrare da un debito di 24,5 milioni di euro. Il Piano è stato approvato con i voti della maggioranza ed ora passerà al vaglio della Corte dei conti e del ministero dell’Economia per essere eventualmente adottato dal Comune di Vibo Valentia per i prossimi 15 anni.

Un Piano attorno al quale è nato un lungo confronto, a tratti particolarmente acceso, specie tra il Partito democratico guidato da Stefano Luciano e l’esecutivo con in testa il sindaco Maria Limardo e l’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo. Il primo cittadino ha ripercorso le tappe che, dalla delibera firmata dal commissario Guetta che ha avviato le procedure di risanamento straordinario, hanno portato la giunta a bruciare i tempi poiché i 90 giorni decorrevano dalla delibera Guetta (10 maggio) e non dall’insediamento della nuova amministrazione, cosa che ha portato al mancato coinvolgimento del consiglio, opposizioni comprese. La Limardo ha affermato chiaramente che «dichiarare un nuovo dissesto sarebbe stato molto più comodo, avrebbe permesso di scaricare le responsabilità su chi c’era prima». Ma un nuovo dissesto «avrebbe significato uccidere il tessuto produttivo di questa città, pagando solo il 40% ai creditori e lasciando al massimo le aliquote dei tributi. Approvare il Piano è un gesto di responsabilità. Verificheremo la sostenibilità con cadenza periodica».

L’assessore Nardo ha spiegato come il documento si costituisca di tre parti che riguardano il contesto, la quantificazione della massa passiva e le misure da adottare. «So che sarà difficile, ma non possiamo non provarci. Sono convinta che ci siano le condizioni teoriche per garantire quei due parametri che, se non mantenuti, portano al dissesto: pagare i creditori e garantire i servizi essenziali alla città». La Nardo ha spiegato anche che le tariffe per servizi come l’idrico e la Tari «possono essere sempre modificate anche in futuro» perché l’ente deve pagare solo il costo del servizio. «Non ci saranno lacrime e sangue, non ci sarà nessun incremento dei tributi. Le cose da fare sono: la lotta all’evasione, le entrate, la valorizzazione del patrimonio».

Dei dubbi sono stati sollevati da Luciano, capogruppo del Pd, che ha ingaggiato un vero e proprio duello in punta di diritto con la maggioranza, evidenziando alcune «contraddizioni» contenute a suo dire nel Piano: «Non possiamo approvare un documento che contiene palesi e sostanziali contraddizioni». Luciano ha letto alcune delibere in cui non si evince con chiarezza se l’ente sia o meno in condizione di dissesto: «In alcuni atti si dice che il dissesto è superato, in altri che è attuale. Come fate a chiederci di approvare questa cosa se neanche voi lo sapete?». Il capogruppo Pd ha poi voluto precisare che «votare contro questo piano non significa essere per il dissesto, perché una mancata approvazione riporterebbe la questione alla situazione attuale». Aspetto successivamente approfondito anche dall’assessore Nardo, che riportando una sentenza della Corte costituzionale ha invece sostenuto che la mancata approvazione del Piano avrebbe portato alla diffida del prefetto e alla successiva automatica dichiarazione di dissesto. Automatismo comunque contestato fino alla fine da Luciano, che aveva in ogni caso sollevato altre questioni, carte alla mano come i fondi vincolati o la riscossione, segno di «criticità del Piano». Che alla fine è passato con 19 voti favorevoli e 7 contrari.

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