sabato,Dicembre 14 2024

Mangialavori sotto assedio, Rosi: «Le nomine una dichiarazione di guerra»

Al coro degli scontenti di Forza Italia si unisce anche il sindaco di Serra San Bruno (in quota Salerno) che rimprovera al coordinatore provinciale di aver «agito alle spalle per abbattere l’avversario».

Mangialavori sotto assedio, Rosi: «Le nomine una dichiarazione di guerra»
Bruno Rosi

Non si arresta, com’era del resto prevedibile, il fuoco di fila all’indirizzo del coordinatore provinciale del partito, Giuseppe Mangialavori, a seguito dell’annunciata nomina dei vicecoordinatori di Forza Italia nel Vibonese e dell’avvio di una fase riorganizzativa nei comuni della Provincia.

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Dopo le bordate del suo predecessore Valerio Grillo, è il sindaco di Serra San Bruno, in quota Salerno, Bruno Rosi, ad indirizzare a Mangialavori pesanti accuse. «Il partito – afferma Rosi – non si rinnova adottando logiche di divisione che, di fatto, escludono una parte dello stesso, acuendo gli scontri. Questi modi di agire sono quelli che fanno allontanare i cittadini dalla politica che, in tal modo, viene percepita come uno strumento per la conquista ed il mantenimento di posizioni personali. Non è così che funziona» sancisce ancora il sindaco.

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«Non è così – prosegue – che si costruisce un gruppo. Bisogna cercare di coinvolgere le diverse sensibilità, confrontarsi, trovare una sintesi e poi intervenire uniti. Invece, ho la sensazione che si stia facendo di tutto per distruggere. Forza Italia vanta importanti esperienze e competenze che, a mio avviso, vanno valorizzate, non escluse».

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Quindi le accuse si fanno ancor più esplicite all’indirizzo di Mangialavori: «le nomine dei vicecoordinatori provinciali sono state effettuate nell’ombra, senza consultare nessuno, come se tutto dovesse avvenire alle spalle di qualcuno. Questi atteggiamenti equivalgono ad una dichiarazione di guerra. Non è questo il partito che abbiamo sempre sognato. Continuerò ad impegnarmi per l’affermazione dei veri valori di Forza Italia: quelli che vogliono unire e non quelli che vogliono abbattere. Abbattere l’avversario, infatti, fa parte di una cultura che non mi appartiene».

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