Rsa di Drapia vicina alla chiusura: «Rimbalziamo su un muro di gomma». Mammoliti (Pd): «L’Asp ha il dovere di rispondere alle domande» – VIDEO
Dipendenti e familiari dei pazienti ricoverati nel Don Mottola Medical Center sono tornati a manifestare davanti alla sede dell’Azienda sanitaria provinciale chiedendo perché non venga siglata la convezione con la struttura regolarmente accreditata dalla Regione
«Siamo qui per avere il riconoscimento di un diritto garantito a livello costituzionale, un diritto per il quale stiamo pagando di tasca nostra perché i commissari negli anni non sono riusciti a rispondere ai nostri bisogni e alle nostre domande». Dopo meno di dieci giorni dall’ultimo sit-in, tornano a far sentire la propria voce i familiari dei pazienti del Don Mottola Medical Center di Drapia, struttura accreditata dalla Regione per erogare i servizi di Rsa medicalizzata e riabilitazione estensiva, ma mai contrattualizzata dall’Asp, nonostante le rassicurazioni. In altre parole, servizi che potrebbero essere fruiti gratuitamente dai pazienti, vengono pagati dalle loro famiglie in crescente difficoltà. Situazione che ha condotto la struttura a un passo dalla chiusura. Il 31 dicembre 2024, infatti, cesserà le sue prestazioni e per gran parte dei 61 dipendenti si apriranno le porte della cassa integrazione. A farne le spese, però, non saranno solo i lavoratori, ma anche i pazienti ricoverati.
Da qui la decisione, dieci giorni fa, di scendere in piazza sperando di riuscire così a smuovere le acque e ottenere garanzie dall’Azienda sanitaria. Ma nulla è cambiato da allora. Un silenzio che li ha spinti a protestare nuovamente dinanzi alla sede dell’Asp, ma questa volta muniti di fischietti e altoparlanti. La richiesta è sempre la stessa: la stipula della convenzione tra l’Rsa e l’Azienda sanitaria provinciale, che permetterebbe ai pazienti di accedere gratuitamente ai servizi e alla struttura di continuare ad operare.
«Ci stiamo scontrando contro un muro di gomma – afferma Soccorso Capomolla, amministratore del Don Mottola Medical Center – non abbiamo alcuna indicazione tempi e modi per superare questa crisi, soltanto delle generiche prese d’atto e ipotetiche valutazioni. La gente è stanca di aspettare “ipotetiche valutazioni”. Qui ed ora serve una risposta. La Commissione prefettizia (che guida l’Asp dal suo recente scioglimento per infiltrazioni mafiose, ndr) ha il dovere di valutare i Lea e, se non sono coerenti con i piani programmatici nazionali e regionali, andare dal commissario Occhiuto per difendere i diritti di questi cittadini che oggi protestano al nostro fianco». Le istanze dei manifestanti sono rivolte anche alla Prefettura, affinché metta intorno a un tavolo vertici dell’Asp e della Rsa.
Gli interrogativi che gravano su una vicenda apparentemente facile da risolvere, creano perplessità anche al consigliere regionale Raffaele Mammoliti, presente al sit-in, «non solo – precisa – per esprimere vicinanza e solidarietà» ai manifestanti, ma anche per «per valutare e verificare sulla base del quadro normativo e sulla base del quadro economico-finanziario dell’Asp come mai queste prestazioni e questi servizi non vengono acquistati da questa struttura che vanta tutti i passaggi previsti, dall’autorizzazione all’accreditamento». «Quindi – continua l’esponente del Pd – voglio capire perché non viene data una risposta. Siamo in un Paese democratico e i commissari, per quanto nominati dal Ministero, dovrebbero dare conto pubblicamente della loro azione. Anche per questo mi auguro che la conferenza dei sindaci finalmente si riappropri del suo ruolo nella pianificazione del sistema sanitario Vibonese».
Frustrazione mista a una rabbia crescente sono i sentimenti che dominano tra i familiari dei pazienti ricoverati: «Sono una caregiver – dice una delle manifestanti – ho mia mamma ricoverata al Don Mottola da oltre due anni. Siamo qui per avere il riconoscimento di un diritto che è garantito a livello costituzionale. Continuiamo a pagare di tasca nostra ciò che lo stato dovrebbe garantirci. Se questa struttura dovesse chiudere per noi sarebbe la fine. Il Don Mottola Medical Center è un centro di eccellenza che non ha pari nella provincia di Vibo. I nostri familiari, che non possono essere assistiti in un ambiente domestico, qui sono curati sia a livello sanitario».
Sulla stessa lunghezza d’onda un altro familiare: «Sono il papà di una malata di sclerosi multipla. Chiedo al sindaco, al prefetto e al governatore di darci una mano perché in 10 anni non mi ha aiutato mai nessuno. Perché dobbiamo continuare a pagare per prestazioni che dovrebbero essere gratuite? I soldi sono dei nostri figli, dei nostri malati».