L’artista Caterina Rizzo celebra “Pizzapundi” con un vestito di Carnevale
Il molo è stato danneggiato dalle mareggiate del dicembre scorso. Un episodio triste per tutti i cittadini: «Speriamo di tornare presto a passeggiarvi»
Uno dei simboli di Pizzo Calabro assieme al castello Murat e al tartufo. Il molo “Pizzapundi”, distrutto dalle mareggiate del dicembre scorso, continua ad essere nel cuore di tanti cittadini. A quest’opera spaccata in due dalla furia del mare, l’artista originaria di Ricadi, Caterina Rizzo, ha dedicato una maschera di Carnevale, premiata nei giorni scorsi proprio nella cittadina napitina. Il premio è stato assegnato alla poliedrica artista da Anna Pintimalli, organizzatrice dell’evento e responsabile dell’Attività motoria adattata sezione Calabria presso Accademia nazionale di Cultura sportiva Calabria. Il costume ripropone la storica balconata inghiottita dalle onde.
A giudizio dei promotori dell’iniziativa, infatti, la Rizzo è riuscita a raccontare con la sua arte un episodio drammatico per Pizzo: «Il suo percorso – fanno presente – come quello di molti artisti, è simbolo della creatività di una artista in continua evoluzione».Apprezzamenti che valorizzano ancora di più la storia umana e professionale della pittrice che vanta innumerevoli premi nazionali e internazionali: «Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo – evidenzia l’artista – abbiamo già dentro di noi tutto il potere che ci consente di creare e inventare… Purtroppo, senza fantasia, creatività e buona volontà non si può realizzare nulla».
La maschera è stata premiata anche per l’originalità: «Ho voluto rappresentare un autentico simbolo, il molo di Pizzo e raccontare la storia del 23 dicembre 2019. Un toccante episodio – ricorda – un amaro risveglio per i residenti che hanno visto il mare spazzare via un pezzo di cuore della città». L’auspicio è che il molo non rimanga solo un ricordo: «Pizzapundi non dovrà restare solo una maschera carnevalesca; tutti ci aspettiamo di tornare a compiere presto lunghe passeggiate sul nostro prezioso molo», conclude.