venerdì,Aprile 26 2024

Un Natale senza presepe vivente, a Comerconi salta la 24esima edizione

La piccola frazione di Nicotera ogni anno dal 1997 si trasformava in una suggestiva Betlemme. Ora lo stop imposto dal Covid. «Con l’augurio di tornare nel 2021 con più entusiasmo di prima»: dice il parroco

Un Natale senza presepe vivente, a Comerconi salta la 24esima edizione
La rappresentazione della Natività in un'edizione di qualche anno fa

Tra le cose che mancheranno in questo anomalo Natale 2020 sono da annoverare anche i presepi viventi. Tradizionali manifestazioni che, nei giorni a cavallo tra fine dicembre e inizio gennaio, animavano diversi paesi della Calabria. A Comerconi, poco più di quattrocento anime alle pendici del monte Poro, quest’anno si sarebbe tenuta la 24esima edizione.

L’acquaiola

Il 26 dicembre e 6 gennaio di ogni anno, infatti, dal 1997 senza mai una pausa o un’interruzione, la piccola frazione di Nicotera si trasformava in Betlemme per mettere in scena una delle rappresentazioni più longeve nel suo genere in tutto il circondario. Quest’anno, però, un’interruzione si è resa necessaria al fine di rispettare le vigenti norme anti Covid e contenere il più possibile la diffusione del virus. Il parroco, don Saverio Callisti, che insieme ad un apposito comitato è a capo dell’organizzazione dell’iniziativa, lo aveva deciso già ad inizio novembre. «Se ne sentirà di certo la mancanza, in paese e non solo – spiega – ma uno stop era necessario».

Con le sue strette viuzze illuminate da fiaccole o fuochi accesi e le vecchie case, alcune in pietra, altre con i tetti in legno e le travi a vista, la parte antica del paese per anni ha offerto una location suggestiva al presepe vivente. Una manifestazione che, oltre alla rappresentazione religiosa della Natività, offriva l’occasione per far rivivere vecchi mestieri e in particolare quella cultura contadina che a queste latitudini fa sentire ancora forte la sua eco. E dunque era possibile riscoprire strumenti di lavoro e di vita quotidiana ormai scomparsi o quasi (“a maija” per impastare il pane, “u cernijju” per cernere olive o fagioli, “u bumbuleju” per trasportare acqua o vino), nonché i sapori della tradizione paesana (i fagioli cucinati sul fuoco nella “pignata”, la ricotta calda appena fatta, il pane cotto nel forno a legna, il famoso vino di Comerconi, le zeppole).

La massaia

«Per la comunità era un momento importante – dice don Saverio -, in cui ritrovarsi e collaborare tutti insieme». Ma non solo. Le libere offerte lasciate dai tanti visitatori confluivano nei fondi necessari alla ristrutturazione della chiesa parrocchiale, che, in corso ormai da 15 anni seppur a singhiozzo, si è basata molto sulle forze del paese, oltre che sull’aiuto fornito dalla diocesi. «Se vogliamo trovare un aspetto positivo, è sicuramente il fatto che quest’anno vivremo il Natale in modo più spirituale, concentrandoci su ciò che è davvero essenziale e sulla preghiera – è il pensiero del parroco -. Per il resto, dovremo accontentarci dei ricordi e delle foto degli scorsi anni. Con l’augurio – conclude – di poter tornare l’anno prossimo con ancor più entusiasmo».

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